Maria Grazia Sarandrea
Maria Grazia Sarandrea fotografata da Pinella Palmisano.

ROMA – Quello di Maria Grazia Sarandrea è un percorso artistico che si snoda tra lo studio, l’insegnamento, il palcoscenico e la curiosità di conoscere le culture che ancora custodiscono lo stupore per la vita.

Infatti, il suo lavoro è volto a rievocare le origini sacre della danza. Come lei stessa asserisce

Danzare è volare, staccarsi dal corpo, liberare l’anima, entrare in armonia con il movimento dell’universo e svelare la rete invisibile che unisce le cose.

Così secondo la sua visione, la danza viene concepita non tanto come tecnica, ma piuttosto come un atto sacro e religioso. Il corpo ritrova, così, la sua universale armonia.

L’attività di Sarandrea durante il lockdown

Maria Grazia Sarandrea insegna a Napoli presso Movimento Danza e a Roma presso lo IALS. In queste settimane di chiusura totale, è possibile seguire le sue lezioni anche online. L’obiettivo dell’attività di Sarandrea è, infatti, il raggiungimento del benessere psicofisico, ora più che mai importante. L’allontanamento di ogni tensione è possibile anche in situazioni come quella che stiamo vivendo, grazie al web.

Nei mesi di emergenza sanitaria, ha curato le coreografie e i costumi per la commedia di Carlo Lizzani, Amore a Roma tra il diavolo e l’acquasanta che ha debuttato al Teatro Vittoria di Roma, dal 15 al 25 ottobre 2020.

La danza come forma di preghiera

Le danze etniche, le tecniche orientali, lo Yoga, il Tai Chi Chuan e le percussioni giapponesi, lo studio del metodo Feldenkrais e della tecnica Alexander. L’approfondimento di diversi stili di danza tra cui il jazz, il moderno e il contemporaneo. Questi gli ingredienti che l’hanno condotta ad una sintesi corporea il cui obiettivo è ricercare un profondo benessere psicofisico.

Secondo la visione artistica di Sarandrea, la danza non è acrobazia, non è competizione. Bensì la danza è un atto vitale, è una necessità dell’anima per esprimere sentimenti profondi a cui le parole non possono arrivare. Nulla è più vero di un atto danzante e l’espressione corporea è rievocatrice di un linguaggio comune a tutte le culture.

Quella di Maria Grazia Sarandrea è una concezione della danza che esce dagli schemi recitativi e performativi, per riacquistare il suo senso più arcaico. La danza è una forma di preghiera, un linguaggio universale attraverso cui ristabilire l’equilibrio cosmico e percepire le energie dell’universo.

In questo quadro così strutturato nasce il Tribal. Una tecnica che fonde lo spirito dei balli tribali con la danza contemporanea e le percussioni. E prende forma, anche, l’elaborazione del Nataraja Yoga, una tecnica di yoga in danza.

Il Tribal

Il Tribal, è un incontro di diversi linguaggi coreutici. I movimenti, passi e gesti sono riproposti nella loro essenza profonda e contemporaneamente filtrati dalla cultura e dalla tradizione occidentale. Nel Tribal si trovano elementi di: danza jazz, moderna e contemporanea, danze indiane, africane, danza balinese, flamenco, danza sufi, tecniche yoga, arti marziali e i tamburi giapponesi. Il tutto miscelato in un linguaggio volto a recuperare le antiche origini rituali, ma al tempo stesso orientato verso la nostra epoca. Il Tribal, così come viene pensato e danzato, ispira libertà, istintività, sensualità e creatività.

Il Nataraja Yoga

All’interno di questa visione rientra con armonia il Nataraja Yoga. Il termine Nataraja è legato alla figura di Shiva, il dio danzatore, Re della danza. Ma anche il grande Yogi, padrone del corpo e della mente. Maria Grazia Sarandrea ha ideato questa tecnica proprio per allenare e rilassare il corpo dei danzatori e degli attori. Allo stesso tempo, però, è adatta a tutti, grandi e piccini.

Il Nataraja Yoga è una tecnica che mira al riequilibrio di energie, all’eliminazione delle tensioni. Al raggiungimento di una calma e di una vera padronanza di . Il corpo si modella grazie al lavoro sugli allineamenti, sugli allungamenti, sulle simmetrie, sul potenziamento muscolare, eliminando resistenze e tensioni. Un lavoro sul corpo e sulla mente in cui forza e leggerezza coesistono.

La musica e il ritmo

Questa fluidità e armonia, propria del Nataraja Yoga, coesiste limpidamente con il ritmo e la dinamicità del Tribal. Coesistenza comune alle coreografie di Maria Grazia, dove ne è anche interprete e percussionista.

In queste performance l’onda delle emozioni la porta a collaborare con musicisti come Giovanni Imparato. Insieme duettano, infatti, nello spettacolo Ebbò, l’offerta dal cuore e in Kut e che ritroviamo alle percussioni in Funi 2 ma non 2. Mentre il musicista Ciccio Merolla l’accompagna nello spettacolo Damarù e la voce di Barbara Eramo riscalda le coreografie degli spettacoli Syrene e Uzumé che danza.

L’affascinante accostamento tra danza e mito trasforma le sue performance in un’esperienza catartica dove l’armonia regna incontrastata.

L’attenzione all’infanzia

L’attenzione dell’artista non può eludere il mondo dell’infanzia. Infatti il suo lavoro è accolto con entusiasmo dagli insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, proprio perché trasmette il valore del benessere psicofisico.

E proprio al mondo dell’infanzia è rivolto lo spettacolo Yoga Tales che la vede in coppia con Basia Wajs. Lo spettacolo basato sulla millenaria cultura indiana dello Yoga, rievoca posizioni ispirate agli animali e alla natura. Attraverso il racconto di fiabe e la partecipazione interattiva dei bambini che diventano così protagonisti del racconto e dell’evento stesso.

Maria Grazia ha realizzato con i bambini lo spettacolo Yoga Tales online in occasione della Giornata Mondiale dello Yoga. Lo scorso 21 giugno, grazie al contributo del CDTM.

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