CASSINO – Domenica 21 aprile, al Teatro Manzoni di Cassino, si è concluso il fortunato tour di “Maria Callas” di Kevin Arduini. A partire dalla prima rappresentazione del 30 dicembre al Palazzo Iacobucci di Frosinone, lo spettacolo è stato presente nei tabelloni di ben undici teatri, godendo anche di una replica oltre i confini laziali al Castello Orsini Colonna di Avezzano. “Maria Callas” ha chiuso in bellezza con un pubblico numeroso ed eterogeneo di cui molti “affezionati” che non hanno resistito alla nuova e audace proposta della Nestor Theater Company che mette insieme il canto lirico, la danza e la recitazione.

Suggestive le scene e le proiezioni che hanno accompagnato lo spettacolo

Ha convinto il giovane coreografo e regista che ha firmato l’omaggio alla Divina. Ben costruito lo spettacolo. Alla magnificenza dei fondali e dell’arredo, si aggiungono le proiezioni di documenti storici del personaggio Maria Callas interpretata dalla soprano e attrice Debora di Vetta. Lo schermo è anche e soprattutto uno specchio incastonato in una preziosa cornice, artificio drammaturgico ma anche metafora della potenza e della fragilità racchiuse nell’immagine riflessa della Callas donna. Arduini ripercorre a ritmo veloce, dalla nascita alla morte, la vita di Maria Callas evidenziando col bel canto alcuni momenti significativi che lega tra loro con brevi dialoghi, anelli di congiunzione che citano altri frammenti della storia. Espediente funzionale per una drammaturgia semplice e piacevole.

Il bel canto e la musica prevalgono quando si rievoca la rivalità con la Tebaldi

La non accettazione della madre, l’allontanamento dal padre, la vocazione per il canto sin dall’infanzia e il rapporto con Onassis, sono brevi momenti che scorrono come immagini di un film e si alternano alle arie più belle del repertorio della Callas intonate dal soprano Debora di Vetta affiancata in alcuni momenti dal tenore William Diego Schiavo. Il bel canto e la musica prevalgono, in particolare quando rievoca la presunta rivalità con l’altra celebre soprano dell’epoca Renata Tebaldi interpretata dalla cantante e attrice Bibiana Carusi. Sulla scena due personaggi incorniciano e storicizzano gli eventi. A sinistra seduto al pianoforte a coda, appare come un leit-motiv il famoso pianista e compositore ebreo Wladyslaw Szpilman, interpretato dal bravissimo Manuel Caruso. A destra la mitica Frida Kalo (l’attrice Genny Siragusa) il cui pennello scandisce come una lancetta tutto il tempo della scena.

"Maria Callas" . Foto di E. Palmesi

Enrica Cornacchia splendida interprete della coscienza della Callas

Arduini affida all’arte della danza il racconto del pensiero, il sentimento e la coscienza della Callas con la danzatrice Enrica Cornacchia (L’anima della Divina) del Teatro dell’Opera di Roma, danzatrice molto elegante e raffinata nello stile e nei lineamenti fisici incredibilmente somiglianti alla Divina. Di fronte allo specchio è anche l’intimo dialogo tra la Callas e Pasolini che cita l’intesa artistica ma soprattutto l’amicizia dai toni quasi amorosi tra i due artisti. Pasolini, anch’esso anima tormentata, affida alla presenza magnetica dell’amica la sua “Medea”.

La forza di colori

Colpiscono i “colori” dello spettacolo: il blu, l’oro e il verde acqua” che caratterizzano i costumi, le scene e le luci. Il “blu” simboleggia la malinconia e la depressione di cui fu afflitta Maria Callas. Il colore “oro” riporta agli ambienti in cui visse la Divina, simbolo della fama e del successo di cui non possono fare a meno gli artisti. Per concludere il “verde acqua” dei fondali del mar Egeo, lì dove la Callas volle che venissero sparse le sue ceneri. Un colore che i Greci usavano per rappresentare la forza e la resistenza, riferito a Kevin Arduini direi la perseveranza e la tenacia con cui affronta il suo lavoro.

L’opera lirica è per tutti

Naomi Vassalo e Michela Silvestri rispettivamente in La madre e la Callas bambina. Foto: E. Palmesi

Quest’ultima creazione la Nestor Theater Company non delude le attese e conferma ancora una volta la sua cifra stilistica fondata sul rigore della ricerca. Lo spettacolo volutamente elude alcuni eventi della vita pubblica e privata della Divina. Convincenti il cast e la regia che ha saputo trasformare un genere elitario, come è il teatro d’opera, in un bene avvicinabile da tutti. L’opera lirica è un tratto distintivo della storia culturale italiana, nata per il popolo, ed è bene riportarla alle sue origini. . 

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