Apriamo un nuovo luogo di incontro e di dibattito per ospitare un tema importante come quello della Questione Meridionale della Danza, in cui poter pubblicare i contributi di quanti, operatori ed artisti, desiderino confrontarsi su questo argomento. Iniziamo con la riflessione di Maria Inguscio, Direttore Generale di  Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza.

 

“Mi occupo da 20 anni della Compagnia Zappalà Danza – che ha ormai 27 anni di attività – , e da 15 anni di Scenario Pubblico, la struttura con sede a Catania in Sicilia che abbiamo acquistato con fondi privati e ristrutturato con fondi europei – senza nessun tipo di sostegno dagli enti locali. Nel 2015 Scenario Pubblico – con la compagnia – è stato riconosciuto dal MIBACT uno dei tre centri di produzione della danza, insieme a realtà appartenenti a regioni di eccellenza, quali la Toscana e l’Emilia Romagna. Un traguardo prestigioso, considerando anche la nostra situazione svantaggiata rispetto alle altre due strutture.

Il nostro lungo percorso è stato molto difficile e lento proprio perché aventi sede in Sicilia, una regione che non sostiene adeguatamente gli artisti, che si rivolge quasi esclusivamente al settore pubblico riservando uno spazio marginale a tutte quelle realtà e strutture culturali private che rappresentano un prezioso patrimonio.

Il nostro direttore e coreografo – Roberto Zappalà – 27 anni fa ha deciso di tornare e investire nella sua amata Catania con il desiderio di contribuire a una progettualità condivisa, che però è rimasta confinata entro i limiti del nostro operato, poichè per anni abbiamo lavorato in pressoché totale solitudine, non essendoci altre strutture nell’ambito della danza con cui poterci confrontare e fare rete. Da qualche anno sono maturate – con grandi sacrifici – alcune realtà, due delle quali ministeriali (Petranura Danza e la Compagnia Giovanna Velardi); però siamo preoccupati per la generazione futura, poichè non si vedono margini di crescita per tutti quei giovani artisti siciliani con la possibile conseguenza che non potranno emergere e trovare la giusta collocazione artistica e professionale nella nostra terra; infatti, i politici che si susseguono alla direzione degli enti locali non guardano con attenzione al nostro territorio prolifico di talenti, i quali si trovano quindi costretti a emigrare all’estero, in città europee pronte a scommettere su di loro. Tutto ciò fondamentalmente perché non esiste un progetto di sostegno agli artisti e alle strutture siciliane – e ovviamente non ci riferiamo alle strutture già istituzionali; non esiste un programma culturale, un progetto chiaro e indiscutibile che dia giusto riconoscimento e premi le eccellenze, garantendo una adeguata formazione professionale e i relativi strumenti e percorsi.

Di contro, il nostro lavoro è stato premiato dal riconoscimento del Ministero, che ci ha sempre seguito con attenzione e premiato. C’è uno scollamento enorme relativo alla nostra situazione tra il livello/ riconoscimento nazionale (Ministero) e quello regionale; sebbene,  grazie ad una legge regionale approvata una decina di anni fa, siamo nella 1° fascia della Regione, cioè la più alta. Il problema, quindi, non è il riconoscimento relativo alla nostra struttura, ma la considerazione marginale che le nostre istituzioni hanno per in generale per il teatro privato, con la conseguenza che i fondi stanziati sono insufficienti – ridicoli direi; e se lo sono per strutture come la nostra, riconosciuta, radicata sul territorio e sostenuta a livello nazionale, non  parliamo quindi per le strutture e compagnie più giovani, che si ritrovano senza risorse e possibile sostenibilità. La Regione siciliana è spesso mancata ai tavoli importanti con lo Stato, non ultimo l’intesa Ministero-Regioni relativa alle residenze artistiche: tante le regioni aderenti ma non la Sicilia, con la perdita di importanti occasioni di sviluppo nell’ambito culturale.

Riteniamo che un maggiore dialogo tra il Ministero e le diverse Regioni, finalizzato a produrre l’allineamento di alcuni criteri e regole nazionali/regionali, con particolare attenzione al Sud, potrebbe sicuramente portare a un miglioramento della situazione meridionale.

Un’altra problematica che immaginiamo di condividere con altre realtà del sud è sicuramente la posizione svantaggiata rispetto ai territori che ospitano il maggior numero di strutture organizzatrici, e noi siamo penalizzati sia come compagnia, sia in quanto struttura: le maggiori realtà di programmazione della danza sono situate al centro-nord, come anche le realtà di produzione, per cui sia quando ci spostiamo come compagnia, sia quando invitiamo artisti o compagnie presso la nostra struttura, dobbiamo farci carico di costi altissimi di viaggi e ospitalità. Per la compagnia ne consegue che si fatica a competere con realtà artistiche simili, dato che costiamo quanto una compagnia che viene dall’estero, per cui i teatri e i festival spesso optano per una scelta meno costosa. Per la struttura invece, la maggior parte di artisti e compagnie provengono dal resto d’Italia, e anche in questo caso dobbiamo mettere in budget spese alte di spostamenti e ospitalità.

Riteniamo che a livello ministeriale sarebbe di aiuto un incentivo per le strutture al nord che invitano realtà del sud, e nel contempo una maggiore considerazione delle problematiche affrontate da quelle realtà che operano al sud, con un punteggio diverso e dei parametri differenti.

Momenti di riflessione come questi sono fondamentali per attenzionare il problema Meridione che rischia di restare fermo alla situazione attuale; è indubbio che le poche strutture attive nella danza sono trainate solo grazie alla volontà e spirito di sacrificio di pochi artisti e operatori, e se questi fossero messi nelle condizioni di lavorare con maggiore serenità, vi sarebbero molti più artisti e operatori a decidere di restare e investire al sud.”

 Maria Inguscio

direttore generale

 Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza

Centro di Produzione della Danza

Ph. Instruments 1 di Roberto Zappalà

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