NAPOLI – Confronto, scambio di idee e conoscenze, patto e impegno per il Sud. Venerdì 21 maggio, in diretta FB sulla pagina di Sistema MeD Musica e Danza Campania, si è tenuta la tavola rotonda dal titolo RIEQUILIBRIO TERRITORIALE Premesse per una crescita dello spettacolo nel Mezzogiorno/Focus sulla Musica e la Danza in Campania. L’incontro è stato organizzato da Sistema MeD / Unione Regionale Agis Campania-Agis Nazionale.

Un’iniziativa voluta dal Presidente MeD, Gabriella Stazio, da sempre in prima linea su un tema scottante, decisamente preminente in questo momento storico.

“Il Recovery Plan necessita di un Fondo per il Mezzogiorno”

Ad aprire la diretta è stata proprio Gabriella Stazio Presidente di Sistema MeD con una relazione in cui ha sottolineato l’emergenza legata alla pandemia e l’urgenza, per il settore spettacolo, di una riflessione sui molteplici aspetti del suo funzionamento: dalla tutela dei lavoratori alle modalità organizzative e di produzione. La Stazio ha anche sottolineato l’importanza di fare una riflessione sulle prospettive a medio e lungo termine del settore, partendo dall’analisi del passato prossimo e del presente per porsi in maniera propositiva nei confronti di una realtà che non potrà essere più la stessa e per mettere a profitto al meglio le opportunità che i piani di sviluppo legati al Recovery Plan potranno offrire a tutto il settore.

“Si parla tanto e da troppo tempo di riequilibrio territoriale – ha detto ancora la Stazio –  si tratta di una espressione che con parole nuove vuole mettere in evidenza un problema che caratterizza il nostro Paese: la frattura economica e sociale tra il Nord e il Sud”. E ha aggiunto: “La prima grande domanda che Sistema MeD vuole porsi è: come verranno distribuite le risorse del Recovery Plan per il Mezzogiorno e lo spettacolo? Sarà istituito un Fondo per il Mezzogiorno, in particolare per lo spettacolo e la cultura, con incentivi e/o premialità che abbiano come effetto il riequilibrio dei territori?

Riguardo il “disequilibrio” la Stazio poi ha aggiunto: “Sono sconcertanti tra Nord e Sud  i dati FUS del 2019 relativamente al settore musica, la differenza tra Nord e Sud  è enorme”.

Dati FUS 2019: le due Italie

La percentuale di stanziamento FUS Musica 2019 si suddivide tra le due Italie in:

  • 202 soggetti finanziati al Nord/Centri pari al 78,26 % dello stanziamento
  • 83 soggetti finanziati al Sud/Isole pari al 21,73% dello stanziamento

Per quanto concerne il FUS Danza 2019 sono 16 le regioni beneficiare di contributi di cui:

  • 12 sono regioni del Nord e del Centro
  • 4 regioni del Mezzogiorno d’Italia, con esclusione di Basilicata e Calabria, che ad oggi ancora non beneficiano di alcun sostegno da parte del FUS Danza. E non solo i beneficiari di Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Lombardia ricevono complessivamente circa il 59,10 % del totale assegnato

Benchè la Campania abbia il numero di beneficiari più elevato del Sud Italia ed Isole, la media del suo contributo è molto bassa. Solo la Toscana, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia ed il Veneto hanno un numero di beneficiari superiore a quello della Campania, avendo però un contributo medio per beneficiario triplo.

Giannola: “Bisogna rimettere in moto il Sud”

ADRIANO GIANNOLA Presidente Svimez, intervenendo alla diretta Fb ha poi aggiunto anche altri  dati.

Secondo lo SVIMEZ sebbene l’Italia sia “unita” in una recessione senza precedenti, è già possibile fare delle previsioni sulla crescita differenziata del PIL nei prossimi anni e nell’immediato futuro.

Ad oggi è prevista:

2021 – Nord e Centro – PIL + 4,5 %

Mezzogiorno –    PIL + 1,2%

2022 – Nord e Centro – PIL + 5,3%

Mezzogiorno –    PIL +1,2%

“Dobbiamo rimettere in moto il Sud. Non possiamo ripartire da dove ci siamo fermati – ha dichiarato Giannola – bisogna prendere coscienza di cos’era l’Italia prima della pandemia ovvero “un disastro tutto italiano”.  Stiamo affondando. Il Recovery Plan è la nostra ultima occasione. Prima della pandemia non se ne parlava. Il “politically correct” non ce lo permetteva. L’Europa ora ci chiede di rimetterci in moto. Non arriveranno soldi se non modificheremo le nostre cattive abitudini.

“Non possiamo tornare alla stagnazione del paese e ad una eutanasia del Mezzogiorno riducendo l’Italia ad una prospettiva geografica. Di occasioni ce ne sono tante e le abbiamo perse tutte.  Ora c’è l’esigenza di rimetterci in piedi.  Bisogna ricostruire la presenza euro-mediterranea e ne abbiamo tutte le capacità tecniche e la cultura. Quindi dobbiamo tornare protagonisti. Se non lo facciamo ora perderemo un’importante occasione”. 

E necessario un confronto che finora politicamente non c’è stato – ha aggiunto il Presidente Svimez – il problema politico è che l’autonomia di alcune regioni quali la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna, che si definiscono locomotive del paese Italia, ha distrutto il mercato interno e di conseguenza ha affossato il resto del paese che ha perso 30 punti rispetto all’Unione Europea. Se un tempo potevano definirsi regioni centrali e di spinta ora sono regioni che minano la crescita e lo sviluppo dell’Italia. Negli ultimi 10 anni l’Italia è rimasta ghettizzata nelle politiche di coesione europee, che coinvolgono non solo il Sud ma anche il Centro ed alcune regioni del Nord”. 

Gli altri intervenuti alla tavola rotonda

Daniele Pitteri, AD Fondazione Musica per Roma

”La pandemia ha sbriciolato il settore già fragile della cultura e dello spettacolo che solo dopo un mese di emergenza sanitaria già era crollato. Non possiamo, come dicono tutti, ripartire da dove ci siamo fermati. La crisi economica la dobbiamo vedere non come un’opportunità, ma come un dovere per ricostruire lo spettacolo e la cultura”. 

Sugli spazi spiega che non è un problema di mancanza di strutture (a Napoli, per esempio, c’è il Teatro Mediterraneo, il più grande in Italia dal punto di vista di dimensioni o anche l’Arena Flegrea), manca un modello organizzativo e un modello gestionale libero da vincoli politici”.

Carlo Marino, Presidente ANCI Campania

“E’ necessario recuperare la frattura che c’è nel paese – ha detto – Bisogna mettere in campo una nuova strategia. Non basandoci solo sulle fonti di finanziamento, ma attivando e creando strutture normative innovative. Dobbiamo produrre un nuovo sapere attraverso la cultura sottolineando le criticità per ricostruire un percorso serio che investa sulla tutela dei lavoratori. I nostri lavoratori non hanno bisogno del reddito di cittadinanza. Nel Recovery Plan e nel piano di resilienza c’è ben poco per la cultura, tocca a noi impegnarci per ricostruire un settore fondamentale per il nostro paese”.

Luigi Grispello, Presidente Agis Campania e vicepresidente ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema)

 “Per quanto concerne il sistema sale cinematografiche italiane al nord ci sono 1650 schermi contro i 1000 del sud; il Nord fattura oltre 350 milioni di euro contro i 150 del Sud. Tutto ciò va a sottolineare il grande divario e l’esigenza assoluta di darci da fare. Le imprese culturali sono imprese che stanno per uscire dal mercato perché considerate marginali”.

Lello Serao, Presidente ARTEC Associazione Regionale Teatrale della Campania

“E’ necessario aprire una riflessione sulla capacità di superare il momento. C’è un gap formativo rispetto alle imprese spesso improvvisate. Per la politica siamo marginali ed inutili. Deve assolutamente cambiare la percezione di chi ci governa nei nostri confronti.  Gli impianti pubblici devono tornare al pubblico.

Sto affrontando una battaglia sul riequilibrio tra il pubblico e il privato. E’ impensabile che in un momento di crisi come quello attuale in Campania c’è un investimento pubblico a Fondazioni in house di gran lunga superiore all’investimento sulla legge 6/2007, legge che dovrebbe sostenere le imprese di musica, danza, teatro e spettacolo viaggiante della regione Campania. Bisogna preservare il sistema spettacolo e noi in quanto associazioni di categoria. Per questo stiamo tentando di superare il momento difficile creando un progetto di sistema”.

Diego Guida, segretario generale ANESV (Associazione Nazionale Esercenti spettacolo Viaggiante)

“Anche il nostro segmento vive una forte disparità. C’è una fragilità delle imprese del Mezzogiorno. Uno degli elementi che genera il problema per il nostro settore è la concessione degli spazi.  Al Sud c’è una regolamentazione che spesso viene disattesa da alcuni Comuni. Non basta il Recovery Plan. E’necessario strutturale questi fondi. Le istituzioni devono essere più vicine all’imprese di spettacolo in termini economici e in termini strutturali.

Giulio Dilonardo, Presidente Unione Regionale Agis Puglia e Basilicata

Come regione Puglia siamo molto sensibili all’argomento ed è necessario sottolineare la concorrenza sleale tra il pubblico e privato. La pandemia ha evidenziato ed accentuato la disparità a livello europeo, ma anche a livello italiano credo sia auspicabile proseguire il lavoro cominciato da Sistema MeD e credo che Puglia e Campania possano essere il motore per far ripartire il riscatto del Mezzogiorno”.

Tommaso Rossi, Presidente Associazione Dissonanze e direttore artistico Associazione Alessandro Scarlatti

“Credo che sia necessario ricominciare a parlare di Beni culturali immateriali, quei beni che sono tutelati dalle Nazioni Unite così come dalla Costituzione. La danza e la musica, settori ai quali è dedicato in primis questo focus, devono ritrovare dignità agli occhi di chi ci governa. Dal canto nostro dobbiamo fare la nostra parte e combattere per una migliore organizzazione e tutela dei nostri diritti. La pandemia ci ha aiutato ad aprire gli occhi. Quindi va bene dire che nulla sarà come prima, ma soprattutto che non vogliamo sia un ritorno al passato.  E al vecchio sistema produttivo italiano”.

Il meeting ha permesso, a chiunque l’abbia seguito, di poter acquisire conoscenze per potersi orientare negli aspetti più politici della ex detta “Questione meridionale”. Oggi, una spada di Damocle invisibile che incombe sulla testa di un numero sconfinato di artisti e creativi del Sud Italia.

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Danzatore, docente di danza e chinesiologo. Opera come performer e giovane autore in Borderline Danza di Claudio Malangone e collabora come danza-educatore con enti e associazioni. Attivo nel campo della ricerca pedagogico-didattica, porta avanti un'indagine sui vantaggi della danza come dispositivo di adattamento cognitivo e sociale.