Home Formazione Stage e Workshop Marco Ruben Contreras Mateluna è la prima “carta” di AZZ

Marco Ruben Contreras Mateluna è la prima “carta” di AZZ

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NAPOLI – Il progetto formativo AZZ (https://www.campadidanza.it/eazz-la-nuova-proposta-formativa-di-danza-urbana-a-napoli.html) di Arianna Pucci e Simona Sangermano, dedicato allo studio del Popping e dell’Hip Hop, cala le sue prime carte e subito tira giù l’asso: Marco Ruben Contreras Mateluna.

Fin da piccolo coinvolto nella danza, non si è mai risparmiato nello sperimentare lo studio di ogni forma stilistica appartenente alle culture di movimento ‘underground’, trovando negli anni anche spazio professionale soprattutto in TV (Rai, Mediaset) come ballerino, poi come insegnante in tanti eventi legati alla street dance, nonché come judge e coreografo di gruppi giovani ed esplosivi, proprio come lui.

Su e giù per l’Italia, molto spesso anche all’estero, trova il tempo per rispondere alle domande di Campadidanza Dance Magazine per lui.

Sei stata una delle prime carte che il progetto AZZ ha scelto di “calare” sul tavolo di gioco. Quanto la tua identità artistica e professionale incontra l’ideologia progettuale di questa iniziativa formativa?


Credo che AZZ abbia voluto creare un progetto mirato a dare la possibilità, a tutti i ballerini di Napoli, spunti e nozioni da portare a casa per ‘educare il corpo’ ma soprattutto la mente, a capire cosa sia veramente la danza Hip Hop. Sono profondamente contento di far parte di questo progetto, perché amo Napoli e continuare a dare il mio piccolo contributo, per questa città, quando me ne viene data l’occasione, è una cosa che mi rende entusiasta. Per questo ringrazio Arianna Pucci e Simona Sangermano per avermi “calato” sul tavolo di gioco di AZZ.


Studenti oltre i vent’anni provenienti dalla provincia di Salerno, Napoli e da fuori regione, precisamente Bari. In un contesto formativo così multifattoriale circa le danze urbane, perché AZZ riesce ad essere così appetibile?


AZZ riesce ad attirare persone dentro e fuori dal contesto napoletano perché questo progetto si distingue per la qualità della proposta. Questo è indispensabile per un ballerino che vuole specializzarsi e raggiungere un certo livello di conoscenza della disciplina. Quindi, una squadra valida di insegnanti, come quelli che sono all’interno di questo progetto, sicuramente ottiene consensi e adesioni.


Le tendenze più recenti della Street Dance sembrano voler trovare ‘emancipazione culturale’ entrando nei teatri, con proposte più ideologicamente strutturate. Per te è una questione di tendenza o di ricerca identitaria?


Non mi sono mai chiesto il perché di molte cose. Mi spiego meglio: credo che le correnti artistiche cambino e fluiscano di continuo in molte direzioni. Questo succede perché le persone sono condizionate da richieste e ispirazioni personali, così come da convenienze economiche e di “moda”. Tutto, secondo me, va valutato guardando a come i soggetti fanno le loro scelte. Questo aiuta a dare criterio e coerenza alle cose che si creano nella danza, così come in ogni forma artistica.


I danzatori nella nostra nazione soffrono la professione, spesso aderiscono a stili di vita alternativi per potersi sostenere. A tuo parere, il permeare della street dance in altri contesti legati all’intrattenimento (eventi promozionali, espositivi etc.) può creare sbocchi occupazionali stabili nella cornice di nuove tendenze di fruizione culturale?


Bisogna premettere che, ad oggi, non ci sono più le gradi opportunità che esistevano un tempo. Questo lo so perché ascolto molte storie di artisti più grandi di me, mi piace farlo. Purtroppo, sono poche ma ci sono persone che lavorano solo con la danza. Credo che, anche in questo caso, conta molto la formazione e la preparazione, lavorare con criterio educandosi alla danza e al lavoro. Ironicamente, dico che l’improvvisazione è utile e bella solo nella danza, ma al di fuori di essa crea solo un gran confusione. Diventare professionisti, essere competenti, arricchisce sia la persona che la comunità che si rappresenta. Se questo non accade e si fanno scelte sbagliate, il rischio è che il nostro settore possa solo soffrire di più.


L’ultima domanda è generica, ma non troppo. Quale futuro per la Street Dance? Quali variabili in gioco?


Finché si ballerà per uno scopo materiale, la vera danza rimarrà per pochi e la maggioranza delle persone vi vedrà solo menzogna vestita di verità. La scelta è solo nostra, ma si sa: nessuno vuol mai vedere la verità nuda.

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Danzatore, docente di danza e chinesiologo. Opera come performer e giovane autore in Borderline Danza di Claudio Malangone e collabora come danza-educatore con enti e associazioni. Attivo nel campo della ricerca pedagogico-didattica, porta avanti un'indagine sui vantaggi della danza come dispositivo di adattamento cognitivo e sociale.