Ph. Walter Capone

NAPOLI – Esenco Dance Movement nasce nel 2021 dalla collaborazione artistica del duo Albanese e Bianco – rispettivamente Antonella e Cassandra – che insieme guidano, creano e danzano per questo progetto coreografico in cui le loro esperienze trovano una sintesi in un proprio linguaggio. La loro prima creazione è Lay Bare, a cui segue Habitat, Eutopia | group piece e Eu-topia | duo version.

Il duo viene poi selezionato alla Rassegna Vuoti D’Aria (San Benedetto del Tronto) nella quale vince con Lay Bare il Premio di Categoria e alla Rassegna WHAT WE ARE (Udine) vincendone una residenza coreografica. Le giovani autrici
partecipano all’edizione 2023 di ResiDanza “La casa della nuova coreografia” di Movimento Danza, arrivando tra i progetti finalisti e di Nuove Traiettorie – Azione del Network Anticorpi XL.

Le intervistiamo insieme.

Era la prima volta che partecipavate a Residanza?

“Abbiamo per la prima volta partecipato a Residanza, una straordinaria occasione di scambio e crescita personale. Il confronto con i giudici e l’interazione con l’organizzazione sono stati estremamente utili, fornendo nuovi stimoli e contribuendo in modo sostanziale alla fase di ricerca per il nostro progetto coreografico in corso”.

E ora a che cosa state lavorando?

“Al momento ci troviamo a Vienna presso lo spazio RAUM33 della Tanz Gervasi Company diretta da Elio Gervasi, residenza vinta grazie alla Rassegna WHAT WE ARE diretta da Elisabetta Ceron e Massimo Gerardi. Ci stiamo dedicando al nostro ultimo lavoro “Eu-topia”, il progetto che abbiamo presentato nella versione più estesa, per la prima volta al pubblico di Residanza”.

Com’è nata Eu-topia?

Eu-topia è un progetto di “buon luogo” come indagine di allineamento di intenti, un campo energetico dentro il quale agire e che agisce sullo spazio, i corpi e il loro incedere nel tempo. Il progetto mira a esaminare come questo fenomeno di allineamento di intenti possa avere un impatto positivo sull’agire della società, adottando una prospettiva eutopica. Ogni tipo di interazione umana ha una base ritmica perché richiede un “entrainment interpersonale” tra i soggetti coinvolti, un adeguamento reciproco, indispensabile al raggiungimento di un obiettivo comune. Stiamo cercando di approfondire l’analisi del fenomeno intrinseco, esplorando la sua incidenza e comprendendo come esso si integri nella visione eutopica della società. Questo lavoro nasce prendendo ispirazione dalla poesia di Pablo Neruda “Restare in Silenzio” attraverso due fasi di ricerca grazie a Sala Nera del Tempio del Futuro Perduto a Milano e la compagnia Caleidoscopio  che opera presso il CineTeatro San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto e supportato dalla produzione esecutiva di ResExtensa – Porta d’Oriente – Centro Nazionale di Produzione per la Danza”.

Com’è nata la vostra collaborazione e la Esenco Dance Movement?

“La nostra collaborazione ha preso avvio in diversi progetti in cui abbiamo agito come interpreti. Nel corso degli anni, il destino ci ha riunite in Italia, mosse dalla determinazione di avviare insieme un nuovo percorso come autrici. L’idea di questo progetto condiviso è stata alimentata dalla voglia, maturata dopo numerose esperienze all’estero, di metterci in gioco e plasmare un’idea coreografica capace di riflettere appieno le nostre personalità e di dare forma tangibile ai nostri pensieri. Come risultato di questa ardente volontà, nel 2021 prende vita ESENCO DANCE MOVEMENT, un progetto che per noi rappresenta più di una semplice iniziativa: è una missione, una incalzante esigenza di esplorazione e ricerca. Ci proponiamo di offrire nuove vie per interpretare il modo di essere e di esistere nel mondo attraverso le arti performative. Il frutto della collaborazione di due personalità, che vedono nelle proprie radici un elemento cruciale nella definizione del proprio agire, sia nella vita che nel lavoro”.

Quali sono le vostre caratteristiche principali come interpreti e quali come coreografe/autrici?

“Come interpreti, condividiamo un approccio al lavoro caratterizzato da un profondo senso di dedizione. Entrambe sentiamo fortemente la responsabilità di presentare sul palco un lavoro impeccabile tenendo cura anche del legame umano e artistico che si instaura con il coreografo o la coreografa con cui collaboriamo, cercando di contribuire attivamente e con generosità al processo di creazione. Ci teniamo tanto a valorizzare l’equilibrio e il carisma nell’ambiente di lavoro con i colleghi. Il nostro approccio al lavoro, sia come interpreti che come autrici, incide notevolmente sulle nostre modalità d’azione. Nel ruolo di autrici, manteniamo una precisione meticolosa, eppure la nostra metodicità quasi matematica si scontra talvolta con personalità più disordinate e confuse nell’approccio alla ricerca artistica. Frequentemente, ci lasciamo guidare da un’idea iniziale che, nel corso del tempo, si trasforma, assumendo forme e prospettive diverse. La forza trainante di questo processo è la nostra costante curiosità e il desiderio di stabilire relazioni significative con diverse personalità. Questo connubio di precisione e creatività è il cuore del nostro modo di concepire e plasmare il lavoro artistico”.

Lavorare in duo presuppone equilibri e sfide. Come bilanciate le vostre personalità in questa esperienza?

“Nel corso degli anni, abbiamo approfondito la nostra conoscenza prima di tutto a livello umano, questo ci ha permesso di instaurare una vera sintonia e definire ruoli efficaci nel lavoro. Non neghiamo il fatto che sia stato arduo, avendo entrambe personalità molto forti, ma nel tempo con il giusto ascolto, abbiamo costruito il nostro equilibrio. Alimentiamo continuamente il nostro legame al di fuori della sala e questo ci permette di fare tesoro di esperienze di vita che arricchiscono il nostro bagaglio comune. Molto spesso quando una è ferma, l’altra trova una nuova via e questo permette di avere un andamento continuo e positivo, nonostante le difficoltà che si incontrano continuamente in questo settore”.

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