ROMA – Martelive ᅠnasce nel 2001 come format di spettacolo multidisciplinare, direttore artistico e fondatore ᅠGiuseppe Casa.
Il progetto è fondato su 8 PILASTRI e un grande evento nazionale, laᅠ BiennaleMartelive, ᅠche ogni due anni mette in scena per 10 giorni tutti i prodotti culturali presenti passati e futuri generati dal Sistema Cultura. Claudia Caldarone e Leonetta Gandon, in arte CollettivoNeo, sono tra i finalisti e le finaliste di danza della Biennale Martelive 2024.

Qual è stato il vostro percorso di formazione, e come è nato il collettivo?

LG: Veniamo entrambe dal triennio di Composizione Coreografica dell’Accademia Nazionale di Danza, ci siamo diplomate nel 2022. Pur essendo danzatrici molto diverse – io vengo da una formazione classica, mi sono perfezionata in America e ho iniziato poi a lavorare in Italia, Claudia ha un profilo più contemporaneo – ci siamo rese subito conto di voler lavorare insieme. 

CC: Io vengo dal Teatrodanza, e da un’esperienza con il MP3 project di Michele Pogliani e poi sono arrivata in Accademia. Con Leonetta mi piace pensare che fosse un incontro destinato. Racconto a questo proposito un aneddoto: ci siamo viste la prima volta il giorno dell’audizione davanti a un’Accademia avvolta da una nebbia fittissima. Fuori, un’ora in anticipo rispetto all’ appuntamento c’eravamo solo noi due e ci siamo conosciute così. Un presagio. Poi siamo partite insieme in Olanda, per un tirocinio a Rotterdam. Abbiamo lavorato alla produzione di una coreografa israeliana, Daniel Barkan, e da quel momento è cambiato il nostro approccio alla danza, e il nostro modo di comporre.

LG: Nell’esperienza in Olanda ci ha colpito sopratutto la ricerca della qualità del movimento che era diversa dall’Italia dove abbiamo imparato invece una metodologia compositiva. Abbiamo quindi messo da parte i movimenti come li intendevamo fin’allora per intraprendere la nostra ricerca.

CC: Il focus era più su cosa ti muove e meno su come ti muovi. E questo ci ha fatto evolvere. Ad esempio, abbiamo lavorato molto sul respiro su come ci muoviamo quando ci sentiamo oppresse, con la mancanza di respiro… Era una ricerca autentica, come se fossimo non più delle danzatrici ma delle persone comuni. E questa ricerca la riportiamo in Falena. La scelta del nome del CollettivoNeo deriva dal neo appunto. Un neo caratterizza, ma è anche un errore. Infatti, il metodo del collettivo è passare attraverso gli errori. Facciamo moltissime jam di improvvisazione assieme e produciamo tantissimo materiale che spesso poi non viene usato.

Vi ho conosciute in quanto membro della giuria della sezione danza della Biennale Martelive ed il lavoro, come ad altri giurati, mi ha colpito. Come nasce “Falena”?

CC: “Falena” nasce proprio a Rotterdam, scritto da me ma realizzato a 4 mani con Leonetta e l’aiuto della danzatrice Silvia Prete. “Falena” nasce come prodotto di diverse arti che si incontrano: oltre a noi, ci hanno lavorato un musicista/sound designer e un designer delle luci. Le luci in questo lavoro sono fondamentali per permettere una trasmissione emotiva. “Falena” parla di un mondo underground attraverso la pratica collettiva della festa che viene portata in scena grazie alla metafora della trasformazione della falena. I performer in scena mutano seguendo lo stesso processo della falena (larva, crisalide, farfalla). 

LG: Vi è un’integrazione intima che unisce l’essere umano e l’animale. La distinzione non è sempre netta, il racconto non è lineare. La metamorfosi avviene attraverso anche l’errore che ci permette l’evoluzione. La musica è stata realizzata appositamente per il brano. Senza la musica che è stata frutto di un enorme lavoro fatto su misura della performance e senza il light designer, non si sarebbe fatto. “Falena” è innanzitutto un lavoro di squadra.

Il concept si sposa perfettamente con la location notturna del Qube di Roma dove si è svolta la semifinale della biennale Martelive. Quali sono le vostre considerazioni sull’esperienza Martelive e in generale della danza fuori dal teatro?

LG: E’ stato molto stimolante avere l’opportunità di portare “Falena” in un contesto congeniale. Prima di questo avevamo presentato il lavoro a CosìDanza al Teatro lido di Ostia, creando un netto contrasto tra il pubblico del teatro e le atmosfere del locale notturno che abbiamo portato. E’ interessante notare come reagiscono i pubblici diversi. Entrambi i contesti sono interessanti. A Martelive, l’habitat naturale di Falena, il pubblico poteva andare e venire a suo piacere. Nonostante questo c’è stato un fortissimo momento di sospensione prima dell’inizio della performance e siamo state investite da un’enorme carica di energia.

CC: Già dal momento di ideazione del concept c’era l’idea di portare “Falena” fuori dal teatro. Fuori e dentro il teatro si vivono due esperienze molto diverse. Per il nostro percorso noi siamo più abituate al teatro, ma, nel suo habitat naturale, abbiamo notato più armonia nel presentare Falena in un locale notturno. La sfida più importante rimane a mio avviso comunque a teatro.

LG: Nel club, l’esperienza e la fruizione è per natura più immersiva, nel teatro si può invece dare maggior risalto alle scelte estetiche di colori, suoni e luci che rimangono necessariamente più precise. L’impatto cinematografico si sentiva anche a MarteLive ma è sicuramente diverso a teatro. Domani (16 febbraio Damned House, Roma) verrà presentata la versione più estesa di 30 minuti.

CC: Sarà la prima stesura completa del progetto, un’opportunità nata da MarteLive. A Martelive abbiamo portato in scena il momento clou del lavoro, la festa. Nel lavoro integrale usiamo altri materiali di scena, tra cui un telo di organza. C’è dietro Falena un grande lavoro di ricerca. 

LG: Se non si fosse capito non siamo amanti del minimalismo! Abbiamo ricercato per rendere il più possibile leggibile questa metamorfosi: i corpi che cambiano nel movimento e nella forma.

Altri progetti a cui state lavorando e di cui volete parlare?

LG e CC: Avremo sicuramente altre date con Falena; andremo anche a Milano, e cercheremo di portare in altri ambienti anche underground il lavoro per estendere la nostra esperienza in questo contesto. Poi in estate inizieremo a lavorare a una nuova produzione scritta da Leonetta. La sfida è quella di portare avanti più lavori contemporaneamente, con un’estetica seguirà la linea del CollettivoNeo ma in modo diverso, più ironico. Ma non possiamo ancora svelare nulla!

CREDITS

FALENA
Concept: Claudia Caldarone
Coreografia: Claudia Caldarone, Leonetta Gandon, Silvia Prete
Sound Designer: Vincenzo Cozza (in arte Onomatopoeia)
Light Designer: Raffaele Silvestri
Interpreti: Claudia Caldarone, Leonetta Gandon, Silvia Prete

Le rappresentazioni di Falena ad oggi:
CosiDanzi 7° edizione, serata conclusiva della Residenza per la giovane danza d’autore a cura di Rozen Corbel presso il Teatro del Lido di Ostia 23 settembre 2023
MarteLive lo spettacolo Totale, Qube 12 dicembre 2023
Respiri Festival, Molinari Art center, 11 febbraio 2024
Damned House, 16 febbraio e Corpo Mobile Festival 7° edizione

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Manager culturale con una lunga esperienza nell'organizzazione e nello sviluppo di progetti di arte e danza contemporanea. Responsabile di produzione per la compagnia Movimento Danza di Gabriella Stazio, Napoli. Curatore indipendente di performance e critico di danza contemporanea. Fondatore e socio di GoldenRuler, agenzia di arte e artigianato, dal 2013 al 2018, Roma. Fondatore e vicepresidente di EveryDay a.s.d, associazione che promuove l'educazione dei bambini alla danza, dal 2015 al 2020, Roma. Assistente di Roberta Escamilla Garrison, danzatrice e coreografa americana, dal 2010, Roma. Consulente di comunicazione con esperienza pluriennale presso aziende e agenzie pubblicitarie. Docente di Arts Management e Comunicazione presso diversi istituti, Roma.