Home Attualità Interviste La medicina al servizio della danza: incontro con Annamaria Salzano

La medicina al servizio della danza: incontro con Annamaria Salzano

1661

(Esclusiva Campadidanza)

Annamaria Salzano è dottoressa in fisioterapia ed ha dedicato tutta la sua attività professionale e scientifica alla cura e riabilitazione dei ballerini, sia che siano professionisti affermati, sia che siano giovani allievi. È stata anche danzatrice e docente di danza e conosce a fondo le problematiche relative alle attività coreutiche. La incontriamo mentre si accinge ad iniziare la sua settimana di attività presso la XIII edizione del campus estivo, dedicato interamente alla danza, presso il villaggio “Oasi del Cilento” ad  Ascea Marina, “DanzaMareMito”, organizzato dall’Associazione ALA, della sorella Amalia Salzano e Adriana Cava, cominciato il 25 luglio fino al primo settembre.

Le abbiamo chiesto in che maniera la sua attività riesce ad inserirsi nella programmazione di DanzaMareMito.

La mia attività si inserisce in uno Stage di danza come Danzamaremito con una vera e propria Lezione, denominata Riequilibrio Posturale per Danzatori®, una lezione pratica svolta dagli allievi e/o dai danzatori professionisti, divisa e studiata per età e per programma didattico accademico (frequentato dall’allievo stesso), in cui si esegue una vera e propria sequenza di esercizi mirati per la danza accompagnati dalla musica.  Si prefigge lo scopo di aiutare l’allievo ad impostare la corretta postura per la danza; ad allungare la muscolatura; a modellare la struttura scheletrica secondo i dettami della danza; a migliorare “l’apertura en dehors e en dedans”; a lavorare e migliorare strutturalmente il collo del piede; a sviluppare la propriocezione del piede ai fini dello studio dei salti. Ci tengo a dire che sono molto legata a questo Stage perché è proprio da qui che dodici anni fa ho lanciato questa mia metodologia. Come nasce questa lezione? Nasce dalla fusione di due miei grandi amori professionali: la danza e la posturologia, per cui, in sintesi, ho creato una serie di esercizi che si basano sulla tecnica della sbarra a terra e gli allungamenti fasciali posturali ma applicati solo ed esclusivamente alle tecniche della danza. Sappiamo bene che la flessibilità di un danzatore medio va ben oltre i 90° standard dell’allungamento posturale, secondo le tecniche posturali tradizionali, per cui mi sono resa conto, seguendo e trattando alcuni ballerini professionisti presso il mio studio, che dovevo modificare questo standard e crearne uno originale ad hoc per le esigenze dei ballerini. Così, coniugando la mia esperienza di ballerina e maestra alle conoscenze scientifiche, ho iniziato un lungo studio di ideazione di esercizi, fino ad arrivare all’elaborazione di un metodo (brevettato insieme ad un marchio) con oltre 300 esercizi. Per ottenere risultati di livello sempre più alto, ho ideato, oltre agli esercizi, una serie di strumenti che utilizzo durante la mia lezione o nelle sedute singole allo studio. In particolare, ho fatto realizzare degli elastici di uno speciale tessuto che aiutano a modulare la forza della gamba che lavora. Nei miei corsi mi servo di questi particolari elastici, ma anche di trampolini e sagome di gomma piuma speciali.

Come può valutare il fatto che la maggior parte di pazienti afflitti da patologie siano allievi?

Avendo studiato ed  insegnato danza ho il bagaglio di competenze tecniche che mi fa spesso comprendere a fondo il gesto artistico che ha prodotto la lesione e quindi spesso, mi interrogo sul perché della lesione e di come sia avvenuta. Molto spesso gli allievi che si infortunano non studiano tecnicamente nel modo giusto, oppure non frequentano le lezioni con la giusta costanza, oppure, ed è questo l’aspetto che a volte mi lascia sgomenta, non lavorano in strutture idonee. Ciò significa che alcune scuole non sono dotate del pavimento con camera d’aria, parquet e linoleum e del ricircolo di aria sufficiente e necessario allo svolgimento della lezione. Un discorso a parte riguarda gli allievi che frequentano le Scuole delle Fondazioni Liriche, in quanto hanno esigenze differenti. Quando si fanno male spesso la causa è  l’over use, lesioni da sovraccarico, ed in questi casi, quando vengono riabilitati si deve lottare contro il tempo affinchè la ripresa dello studio possa avvenire in tempi brevi, perché  a loro è richiesto un impegno quotidiano obbligatorio.

In che maniera i professionisti si avvicinano alla sua attività?

I danzatori professionisti che si rivolgono a me hanno l’esigenza di curarsi, ma, soprattutto, di ritornare prima possibile sul palcoscenico. Ho avuto l’onore di seguire personalmente stelle del balletto ma anche danzatori dei corpi di ballo, tutti si sono rivolti a me per il mio background nel mondo della danza. All’inizio di questa mia specializzazione professionale per la danza, nel mio studio si susseguivano danzatori ed étoiles  da tutta Italia con infortuni tipici di chi dedica ore alla danza, come sono le lesioni ad esempio delle caviglie,  delle ginocchia, del piede e le lesioni muscolari. Così ho compreso che c’era un gap in questo settore e ho deciso di approfondire i miei studi e dedicarmi alla loro cura.  Il danzatore professionista deve rientrare il prima possibile in sala danza e poi sul palcoscenico per cui quello che mi richiedono è non solo la guarigione della lesione ma un programma di allenamento mirato al gesto artistico proprio della danza. Difficilmente un riabilitatore che non ha studiato danza è in grado di soddisfare questo ultimo aspetto.

Che considerazioni ha prodotto la sua attività nel corso di formazione per  docenti di danza organizzato dalla Scuola del Teatro dell’Opera di Roma?

L’esperienza come Docente al Biennio per insegnanti presso la Scuola del Teatro dell’Opera di Roma è stata ed è un’esperienza molto emozionante e produttiva. Mi ha permesso di entrare in un contesto lavorativo di élite e di insegnare anatomia e fisiologia applicate alla danza a Maestri che si sono messi in gioco anche ad una età non più giovanissima, ma che mi ha fatto rendere conto che, se c’è una organizzazione ed una struttura valida che li supporta, i professionisti rispondono con grande serietà ed entusiasmo. Il Direttore della Scuola del Teatro dell’Opera, Laura Comi, crede molto in questo progetto e ha creato una squadra di docenti molto entusiasti e motivati.

Qual è lo stato dell’insegnamento della danza in Italia secondo lei?

Lo stato dell’insegnamento in Italia spero sia dinnanzi ad una svolta e confido nella validazione della legge sull’insegnamento promossa da mia sorella, Amalia Salzano, Presidente Aidaf, perché credo fermamente che il Maestro di danza debba avere dei titoli riconosciuti così come avviene per tutte le professioni. Questo a tutela anche della salute dei tantissimi allievi.

Domanda e offerta sono sempre correlate, perché le famiglie si accontentano di scuole di danza e docenti non qualificati mentre se cercano corsi di lingua o di musica si preoccupano maggiormente delle capacità e delle qualifiche dei docenti??

Bella domanda, me lo sono chiesto tantissime volte anch’io … credo che ci siano varie interpretazioni al riguardo: molte volte, senza nulla togliere agli altri sports, si iscrive un bambino a danza come se fosse un’attività qualsiasi e quindi ci si reca ad esempio in una Palestra X o Scuola Y perché la retta è economica e non si dà minimamente importanza a quei fattori e requisiti di cui abbiamo parlato in precedenza: pavimento idoneo, areazione a norma e non da ultimo il curriculum di fondamentale importanza del Direttore della scuola e del Maestro.  Non sono contraria alle scuole di danza presso le palestre, ma se si decide per questa soluzione, l’area dedicata alla danza deve essere solo per la danza, con i suoi requisiti! Inoltre la danza è una disciplina che va studiata con attenzione, rigore e concentrazione, sono contraria alle strutture dove c’è questa contaminazione di attività, rumori e attrezzi. Stesso discorso vale per gli Stage sempre più spesso vengono organizzati in palazzetti dello sport o sale di alberghi con il linoleum steso sul pavimento semplice, non si ha idea di quanti microtraumi o lesioni gravi possono verificarsi su un tal pavimento…..mi rivolgo ai genitori e agli allievi ponete attenzione ai dettagli delle strutture, verificate i titoli dei maestri, così come si fa  per il corso di lingua straniera o di musica  e non fatevi abbindolare da nomi del momento che, magari sono solo madrine e padrini temporanei dell’inaugurazione della scuola stessa: la danza è una disciplina seria si lavora con il corpo, con la mente, educa alla musica e alla cultura, cosa che negli ultimi tempi si sta perdendo di vista. Non si può  e non si deve scegliere la scuola in base al prezzo di retta più basso, ma bisogna considerare seriamente tutti gli elementi su citati. 

Recentemente ha brevettato e depositano il Brevetto del Puntale personalizzato per le danzatrici, ∃!n Pointe® ci può presentare questa importante scoperta?

L’idea di realizzare ∃!n Pointe® è nata dal dato di fatto che le dita dei piedi, all’interno della scarpa da punta, sono soggetti a delle forti sofferenze, spesso si sviluppano bolle, vesciche ed in molti casi si deformano le dita, in particolare modo l’alluce, che, frequentemente, degenera patologicamente  nell’alluce valgo. L’idea della realizzazione è avvenuta, come spesso avviene, per caso.Con la mia socia, la dottoressa Fabiana Camuso, con cui ho brevettato il puntale, curavamo per la patologia dell’alluce valgo una giovane danzatrice, la quale ci riportava che il dolore all’alluce, nella vita quotidiana dopo le cure fisioterapiche, era pressochè scomparso, ma si ripresentava non appena andava sulle punte. In studio collaboriamo con uno specialista podologo e gli chiesi di realizzare un’ortesi per la danzatrice che le potesse alleviare il dolore, ma lui rispose che era impossibile a causa del piccolo spazio all’interno della mascherina anteriore della punta. Non mi sono arresa e ho pensato di creare un puntale in silicone che, modellandosi direttamente sul piede, per questo è personalizzato, ne prendesse la forma ma correggendone l’appoggio e le imperfezioni anatomiche e così è nato ∃!n Pointe®. Una volta realizzato il primo prototipo abbiamo sperimentato il puntale per circa un anno e mezzo su dieci danzatrici sulle quali naturalmente abbiamo studiato ed elaborato molte modifiche e, alla fine di questo percorso sperimentale, abbiamo sviluppato una ricerca scientifica con la mia equipe che è stata pubblicata nel marzo 2019 dalla Rivista Scientifica Inglese Biomed Research e successivamente riportata sul Motore di Ricerca di Letteratura Scientifica mondiale Pub Med. L’obiettivo dell’utilizzo del Puntale è duplice, permette la prevenzione e cura delle patologie delle dita dei piedi ed il  miglioramento tecnico della performance in punta! È uno strumento che aumenta la stabilità e l’equilibrio in punta, riduce l’angolo di valgismo dell’alluce e ne previene l’insorgenza, riduce in generale il dolore in punta e previene ulcere, unghie incarnite  (onicocriptosi).  Migliora inoltre la distribuzione del peso sulle dita del piede e migliora il collo del piede.

Il mondo scientifico come accoglie i suoi studi sui danzatori?

Il mondo scientifico accoglie i miei studi ancora con molto scetticismo. La medicina della danza in Italia è tutt’ora in una fase semi embrionale, a differenza del resto dell’Europa e degli USA dove da anni ci sono le Performing Arts Medicine. Credo nella diffusione di questa materia di cui sono innamorata ma nella maniera seria e consona che mi contraddistingue; da sei anni organizziamo con la mia socia un Convegno Scientifico sulla Medicina della danza, il Madss ( Medicina Arte Spettacolo Scienza) che si propone di riunire su di un unico palcoscenico Relatori scientifici e Personaggi del mondo della danza. Gli Artisti incontrano i Relatori Scientifici e viceversa ed il pubblico può interagire con questi due fantastici mondi che in comune hanno il rigore, lo studio e la disciplina.

 Molti professionisti dell’Area medica paragonano  e curano le lesioni e la riabilitazione dei danzatori a quelle degli sportivi, ma pur essendoci delle affinità di cura, ci sono delle sostanziali differenze dovute al gesto tecnico in primis ma anche al fatto che il ballerino è chiamato a danzare atleticamente ma ad interpretare con l’anima la coreografia per cui come dice la celebre frase di Shanna La Fleur “Ci vuole un atleta per danzare, ma ci vuole un artista per diventare un danzatore”

Roberta Albano

Iscriviti alla newseletter di Campadidanza

Iscriviti alla Newsletter

Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.