E’ passato un mese dalla morte di Antonio Vitale: l’étoile, il maestro, l’intellettuale lascia nel cuore e nella mente di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo sentimenti contrastanti e profondissimi così com’era la sua complessa personalità e il suo stravagante approccio alla vita.

Considerato dalla critica mondiale a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 “la Rivoluzione della danza maschile italiana”, Antonio Vitale s’impone sulle prime pagine dei principali giornali di Parigi, Roma, Milano, Napoli, Boston, Washington e Bogotà.

Muove i suoi primi passi di danza nella scuola del Teatro San Carlo di Napoli quando ha appena nove anni e conquista il diploma sotto l’amorevole guida di Bianca Gallizia. A soli diciassette anni debutta come solista al Balletto di Marsiglia e l’anno successivo ricopre il ruolo di protagonista nel balletto Le Silfidi sotto la direzione artistica di Nicolas Berioloff. Appena diciottenne viene nominato Primo Ballerino del Massimo Napoletano e nei primi anni fa sfoggio di sé e della sua bellezza nei principali ruoli  dei più grandi balletti di repertorio: lo Schiaccianoci, Giselle, il Lago dei Cigni, il Corsaro nutrendosi di ciò che più ama e che più si addice al suo spirito: il balletto classico. Col passare del tempo scopre però un grande amore per la mitologia greca e approfondisce, attraverso le letture e la passione per l’arte, la storia e la produzione letteraria di quella terra madre della filosofia, della politica, della civiltà che ha ispirato i più prestigiosi lavori coreografici del repertorio moderno, contemporaneo e neoclassico. Vitale esprime la sua personalità in maniera veritiera portando in scena personaggi neoclassici perfettamente studiati e pregni di quel significato che attinge dallo studio meticloso dei miti di dèi e di eroi. Affianca durante la sua brillante carriera le stelle più luminose del firmamento coreutico: Margot Fonteyn, Tayna BerylCarla Fracci, Luciana Savignano, Sonia Lo Giudice, Liliana Cosi Margherita Trajanova, e conquista il pubblico e la stampa non solo d’Europa, ma anche e soprattutto d’oltreoceano.

Antonio Vitale e Luciana Savignano

In tempi più recenti Antonio Vitale decide di rifugiarsi nella sua casa museo, tra i muri di quel grande appartamento che la nipote Alessandra Pergola, con la quale ho avuto una lunga conversazione e che mi ha fornito tutto il materiale necessario, descrive come una galleria di arte e un luogo trasudante cultura. Vecchie locandine dei più prestigiosi teatri del mondo, ritagli di giornali e riviste con articoli che celebrano l’Apollo partenopeo, libri rari in lingua greca o latina e poi centinaia di fotografie a colori e in bianco e nero che consacrano per sempre la bellezza e il talento del giovane Vitale. Con la scomparsa inattesa il passaparola attraverso i social fa in fretta a raggiungere tutti, incredulità e dolore creano una lunghissima catena di messaggi e notizie incerte. I suoi colleghi e le sue colleghe del San Carlo, i direttori di scuole di danza con

Antonio Vitale con Sonia Lo Giudice  al Boston Ballet

n cui ha per anni collaborato, gli ex allievi e le ex allieve lo ricordano con dolcezza e riverenza, con rispetto e gratitudine. Oggi che si è tutti più grandi e che di anni ne sono passati da quando il maestro insegnava è possibile dare una sfumatura romantica a ricordi e anneddoti che fino a pochi mesi fa portavano alla memoria anche paura e tensione. Antonio Vitale sapeva tenere in riga chiunque in sala e senza neanche fiatare otteneva un rispetto misto a terrore che consentiva di ragiungere risultati impensabili.

Nei primi anni ’90 lavora presso la scuola Tersicore di Marisa Piedimonte, sua collega al San Carlo, ed è lì che io ho incrociato il suo cammino. Sono entrata in quella scuola a cinque anni e ne sono uscita a diciotto e per tre anni ho studiato con il maestro Antonio Vitale. Aveva l’abitudine bizzarra di cacciare le sue allieve fuori della sala al primo cenno di irriverenza e di leggerezza. Non tollerava la superficialità, chi era in sala a perdere tempo poteva anche andare via, a lezione c’era un solo obbiettivo per lui: la perfezione. A me che avevo appena dodici anni è capitato di uscire fuori anche dopo appena cinque minuti, oggi magari la cosa mi fa sorridere, ma a quei tempi tremavo dalla paura e mi mortificavo per la vergogna di non essere stata all’altezza. Posso dire con assoluta certezza di aver avuto il privilegio impareggiabile di studiare con due dei più grandi maestri che il San Carlo abbia partorito: il maestro Vitale e la maestra Piedimonte che con queste parole gli rende omaggio.

Antonio vitale con Marisa Piedimonte e Margherita Trayanova

“Carissimo Antonio, hai lasciato nel mio cuore il dolce ricordo degli anni trascorsi insieme al teatro San Carlo e ancor di più della tua professionalità quando hai lavorato al mio fianco nella mia scuola”.

Tra il 1991 e il 1994 Antonio Vitale prepara Firmina Lupoli, figlia talentuosa della Piedimonte, al suo Passo d’Addio. Coreografa per lei lo Schiaccianoci tra rimproveri e sorrisi rubati, dettagli minuziosi al limite del maniacale e tanta passione.

“E’ la sera del mio diploma, sono in posa al centro del palcoscenico e attendo l’attacco della musica. Eseguo la mia variazione e con soddisfazione ed entusiasmo mi prendo il mio applauso e vado finalmente dietro le quinte. Lì incrocio lo sguardo del mio maestro e spero in una parola di approvazione, era andato tutto a meraviglia! Lui mi guarda e non mi dice niente. Il giorno dopo mi incorcia e mi dice “Ferma – è così che mi chiamava – hai anticipato il tempo sul pas essemblé finale”, tutto qui. Grazie maestro”.

dedica di Bianca Gallizia

Margherita Veneruso, ballerina del teatro San Carlo negli anni in cui Antonio Vitale brilla della sua massima luce oggi lo ricorda con un vero e proprio tributo alla sua rara bravura:

“Negli anni che ha vissuto in Teatro come primo ballerino ha mostrato doti eccezionali e rare per un danzatore di quell’epoca. Il diario marino coreografato da Mario Pistoni lo ha visto protagonista assoluto evidenziando un fisico scolpito ed una tecnica che volgeva quasi al contemporaneo. Grande conoscitore della danza, dava sovente consigli a tutti e si dimostrava sempre arguto ed ironico. Antonio ha fatto la storia del balletto sancarliano e noi colleghi lo abbiamo amato perché ha contribuito a rendere il nostro corpo di ballo degno del nome che porta. Danza tra gli angeli collega e che la tua danza aiuti tutti noi quaggiù”. 

Il ricordo dell’amico e collega Sergio Ariota, direttore del Centro Ariota Danza, regala una sfumatura della sua personalità speeso rimasta incompresa:

“Un uomo un vero artista che ha dedicato la sua vita alla danza cercando di capire e fare propri tutti gli elementi più puri di quest’arte e trasferirili nel suo danzare. Umile, schivo, solitario, spesso male interpretato nel suo essere, non ha mai accettato compromessi per restare nei primi posti del settore. Ha amato ciò che faceva ed è stato amato da chi ha compreso il suo essere artista. Oggi non sei piu solo mio, caro amico e MAESTRO, sei insieme a tutti i grandi che come te non dimenticheremo mai. Grazie x cio che ci hai donato”.

A darmi la notizia della scomparsa di antonio Vitale è Enzo Taurisano, ballerino di alcune tra le più apprezzate compagnie italiane e oggi insegnante e coreografo. Mi contatta conoscendo il mio lavoro di giornalista e, dopo avermi detto della scomparsa del maestro, mi suggerisce di scrivere qualcosa che possa rendergli omaggio. Ad oggi se si fa una ricerca sul web tanto nella stampa di settore quanto in quella generica non si trova traccia di saluto alla sua grandezza di ballerino, di maestro, di étoile. Nessuno lo ha ricordato, nessuno lo ha omaggiato, non un comunicato dai teatri, né dai giornali, né dagli illustri colleghi con nomi di spicco.

Quell’uomo così ombroso e riservato nessuno lo ha capito, perchè infondo Vitale aveva dentro di sé talmente tanta ricchezza da potersi permettere il lusso di non scendere a compromessi, di non mantenere rapporti di facciata, ma di vivere sempre nella verità e nella assoluta fedeltà a se stesso. La Napoli dei ballerini si è invece inginocchiata al suo cospetto e una catena infinita di fotografie, ricordi, frasi, e ritagli di giornali ha invaso il web. Enzo Taurisano, grazie al quale ho dato il via ad una raccolta di ricordi e tributi, scrive:

“Se mi soffermo a pensare ad Antonio Vitale mi viene in mente il talento e la generosità, conobbi Antonio agli inizi degli anni 90 ed ebbi la fortuna di lavorare con lui, preparammo insieme una variazione di repertorio classico da il Corsaro, me la mostrò in tutta la sua tecnica in giacca cravatta e mocassini, rimasi sbalordito dal suo modo di eseguire i passi, preciso,virtuoso, elegante, conosceva tutte le versioni ed ad ogni versione sapeva spiegare il come ed il perché, artista di grande cultura, generoso nei modi e nei fatti, una volta che lo andai a trovare a casa, aprì un grande cassettone, prese due sue calzamaglie e mi disse “che ti possano portare fortuna”, rimasi molto colpito da questo gesto. Questo era Antonio Vitale”.

Fabrizio Esposito, oggi coreografo e insegnante, conclude questa carrellata di ricordi con un pensiero che svela il lato più umano di un ballerino gentile dalla corazza impenetrabile:

“Mio mentore e maestro di vita, Antonio non era una persona facile e a volte appariva acido e dissacrante, ma chi lo ha conosciuto bene e chi con lui è entarto in amicizia e intimità sa che era la persona più buona e generosa al mondo. Ricordo che nelle pause tra una prova e l’altra mi faceva lezione di Greco e Filosofia, era speciale, era un grande danzatore e interprete, ma come spesso accade era pur sempre un nemo propheta in patria”.

con il compositore Nino Rota

Caro maestro, il mio tributo è il tributo sussurrato di un’intera città di ex allievi e ballerini, maestri e amici il cui più grande vanto è quello di aver ereditato da te qualcosa di veramente raro e unico. Il lavoro di ricerca e di approfondimento per questo tributo alla tua carriera di artista mi ha fatto scoprire un ballerino di fama mondiale apprezzato sui grandi palcoscenici, nei miei ricordi eri semplicemente il “maestro Vitale” ed eri già immenso così. Tra paure e ansie, religioso silenzio, vecchi detti napoletani misti a citazioni dotte, rimproveri feroci e piccoli occhi dolci hai lasciato un segno indelebile in un’intera generazione. chi non ti ha amato e chi non ti ha omaggiato non ha capito nulla.

Manuela Barbato

con Tayna Baryl

“Il più grande problema dei ballerini professionisti è l’insicurezza riguardo le proprie capacità. Insicurezza determinata dall’educazione familiare e da quella istituzionale che non consentono un perfetto equilibrio tra lo sviluppo fisico e quello psichico”

Antonio Vitale

(intervista rilasciata a Oscar Betancourt, Bogotà, 11 marzo 1981)

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