Plinio Novellini, Gioia Tirrena (Isadora Duncan), 1914

Prende il via una nuova serie di appuntamenti della rubrica di “Curiosità e storia della danza” dedicata al secolo dei grandi cambiamenti: il Novecento. In un ambito ben più ampio che è quello teatrale, la danza di questo secolo comincia a risentire di una grande e importante rivoluzione che travolge largamente il mondo dell’arte. Il balletto d’ecole, volto ormai al tramonto, lascia sempre più spazio alle nuove sperimentazioni del fenomeno Ballets Russes.

Samuel Joshua Beckett, [Loïe Fuller Dancing], ca. 1900. Courtesy of The Metropolitan Museum of Art.

Nuove visioni nel teatro e nella danza

Grandi visionari del mondo teatrale contribuiscono alla nascita della regia mentre grandi visionarie del mondo della danza ricercano nuove concezioni del movimento attraverso le leggi sull’organicità. Il corpo diviene liberatorio ed espressivo, la musica ispiratrice e non più succube della coreografia e l’artista viene visto in tutta la sua totalità, quindi anche nella sua sfera emotiva. In modo discorsivo, esule da approfondimenti monografici, cercherò di attraversase questo audace secolo tracciandone le peculiarità estetiche a mio avviso più significative e delucidanti sul significato della “danza contemporanea”.

Tra l’Europa e l’America

L’Europa e l’America diventano terreno fertile per la nascita di una nuova danza che trova più specifiche espressione in “danza libera” e modern dance. Intorno agli anni ’50 anche la modern dance finisce per diventare una danza del passato. Molti nuovi coreografi di questo periodo riprendono in considerazione il balletto classico ma in un modo diversamente funzionale da quanto era già stato. Elaboreranno nuovi sistemi di movimento: è l’epoca dell’astrazione. Gli scambi culturali e artistici tra l’Europa e l’America, già iniziati all’ inizio del nuovo secolo, si intensificheranno sempre di più. In questo periodo alle nuove tecniche si aggiungeranno nuovi stili coreografici. Nasce il balletto moderno e non solo e soprattutto ci comincerà ad usare una nuova etichetta: danza contemporanea ma di questo ne parlerò nei prossimi appuntamenti, andiamo invece ad analizzare l’estetica di balletto che il Novecento tenterà fortemente di lasciarsi alle spalle.

Ballets Russes dancers in an on-stage dance class, 1928. © Victoria & Albert Museum, London

L’artificio dei corpi tra l’Ottocento e il Novecento

Doverosa è qualche premessa. In quanto forma artistica, la danza utilizza il linguaggio dell’analogia, della metafora e del simbolo. Attraverso la comunicazione simbolica, l’artista comunica fuori da sé un’immagine mimetica di quella interiore e lo fa attraverso un corpo non naturale ma artificioso. La parola arte infatti viene proprio dal termine “artificio” cioè a un accorgimento, un espediente, uno stratagemma, un trucco, un’invenzione, un metodo o un sistema, non naturale.

Il corpo artefatto

Anche in presenza di una danza più vicina all’organicità e alla naturalezza come ad esempio la danza libera di Isadora Duncan, il corpo danzante è comunque un corpo artefatto cioè in condizioni “extra-quotidiane”. Un corpo artefatto, anzi, direi molto artefatto, è quello della danza d’école, cioè del balletto classico per antonomasia: il balletto romantico, apoteosi della danza d’école avvenuta durante il Romanticismo. Fino al Romanticismo si parlava infatti di danza artistica, escludiamo da questa tipologia quindi le danze sociali, come il valzer o la contraddanza, eseguite nei grandi saloni degli aristocratici. Per danza artistica intendiamo quindi la danza teatrale.

Isadora Duncan balla sulla spiaggia © Arnold Genthe / Wikimedia

Verso un nuovo corpo e una nuova scena

Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento però, come già premesso, inizia una rivoluzione artistica che vede largamente coinvolto il mondo del teatro e quindi della danza. L’arte muove verso nuove strutture. In ambito teatrale abbiamo visionari come Adolphe Appia, Stanislasky, Gordon Craig, Mejerchol’d, e altri ancora, che fanno ricerche sull’arte attoriale e sulla messa in scena, contribuendo alla nascita della regia teatrale.

Ritorno alla natura

Anche l’arte coreutica sente la necessità di rivalutare il corpo attraverso un ritorno quasi al “primitivo”, alla natura. La naturalezza e la passione si erano persi nel mondo dei tutù e delle scarpette da punta, il balletto d’école era ormai un mondo in cui il movimento stereotipato veniva associato al gesto di una mimica imposta cioè la pantomima. In questo clima di cambiamenti e innovazioni nasce la danza contemporanea, prima ancora la danza moderna, grazie a quel filone di precursori che nei primi anni del Novecento scossero radicalmente il balletto romantico.

“Le cocu magnifique”, regia di Mejerchol’d

Innovazioni sostanziali

Le differenze sostanziali tra il balletto romantico e la danza moderna sono riconducibili ad un estremo rifiuto e negazione di esso. Fino al Novecento le coreografie dei balletti erano circoscritte ad esecuzioni di tipo narrativo, di tipo favolistico: i soggetti erano tratti da fiabe romantiche, il cui significato dipendeva dalle scene, dai costumi e dal ruolo degli interpretati. Le musiche poi erano composte in funzione dei balletti e i passi in costruiti sui leitmotiv.

La danza libera europea

In Europa saranno soprattutto Isadora Duncan e Rudolf Laban a rifiutare radicalmente il tecnicismo del repertorio classico generando una nuova concezione del movimento che porterà alla nascita della danza libera. Si riscopre il movimento naturale attraverso le leggi dell’organicità, un movimento liberatorio del corpo che diventa espressivo in tutte le sue parti e nella gestualità in opposizione al movimento tecnico è sterile della tecnica classica. Si rifiutano, di conseguenza, tutti gli elementi narrativi come le scene e i costumi e si tolgono le scarpette da punta per riconquistare il contatto con il suolo. I costumi diventano semplici, seguono le linee del corpo, come le tuniche alla greca in forte contrapposizione stilistica ai corsetti che costringevano il corpo dei tutù romantici. La musica, dal suo canto, diventa ispiratrice e non più succube della coreografia.

Rudolf Laban and dancers-1914.

L’espressività delle emozioni

L’artista, in quanto persona, viene visto in tutta la sua totalità e quindi soprattutto nella sua sfera emotiva. Le emozioni generano il movimento e ne determinano anche le qualità. La fluidità e la dinamicità diventano caratteristiche fondamentali del nuovo modo di concepire la danza: ogni movimento eseguito è l’inizio di un movimento successivo. Questa fluidità e dinamicità, proprie della danza libera di Isadora Duncan, saranno fondamentali per lo sviluppo prossimo della modern dance.

La nascita di una tecnica moderna

La rivoluzione in ambito teatrale e coreutico, fermentata tra l’Europa e l’America, sfocia nella creazione di una prima e assoluta tecnica di danza moderna cioè la tecnica Graham più propriamente modern dance. Tutti i modi di fare danza che si erano manifestati prima non si potevano chiamare tecniche ma solo pedagogie o risultati di operazioni visionarie da parte di artisti che cercavano un nuovo modo di danzare che fosse consono alle esigenze dei nuovi tempi, ma di questo parleremo al prossimo appuntamento.

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Giornalista e critica di danza, danzatrice, coreografa, docente di materie pratiche e teoriche della danza, docente di Lettere e Discipline Audiovisive. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo e specializzata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1990 è direttore artistico e insegnante del Centro Studi Danza Ceccano e curatrice del ”Premio Ceccano Danza". E’ inoltre direttrice e coreografa della CREATIVE Contemporary Dance Company.