Traces of Ecstasy
"Traces of Ecstasy" di Emmanuel Ndfeo. Foto di Giacomo Cozzolino

AVELLINO – Festival dal respiro sempre più internazionale, Ra.I.D. allarga ulteriormente i propri confini ed ospita per la prima volta artisti extraeuropei. Proviene infatti dalla Nigeria Emmanuel Ndefo, coreografo di Traces of Ecstasy e interprete insieme al connazionale Femi Adebajo. I due artisti nigeriani hanno impreziosito l’edizione 2023 del Festival con la loro performance di forte impatto sociale e culturale, in scena domenica 01 ottobre al Palazzo Ducale di Solofra.

Ma prima, i danzatori della Compagnia Campania Danza, di Antonella Iannone, hanno aperto la serata con una performance dal titolo Segmenti. Ideata da Antonella Iannone e Simone Liguori, la coreografia è stata applaudita di recente anche a Pietrarsa per la rassegna Oltre la linea summer.

Nella messa in scena di domenica 01 ottobre, per Ra.I.D. Festivals, i quattro interpreti sono apparsi più affiatati e a loro agio sul palco di Palazzo Ducale Orsini. Sempre toccante il finale, che sembrerebbe suggerire una storia d’amore segreta e irrealizzabile.

Il ricordo di un amore proibito

Il pubblico ha preso posto sulle poltrone sistemate direttamente sul palco. Al centro un semplice letto, lenzuola, cuscini, qualche indumento sparso qua e là. Il coreografo Emmanuel Ndefo dà inizio alla performance Traces of Ecstasy interagendo con una rossa mela. Nelle sue movenze, lente e sinuose, è possibile leggere una miscela di sentimenti contrastanti: gioia e disgusto, desiderio e paura, vergogna. In ginocchio, pentito, sembra chieder perdono per aver colto il frutto proibito.

Gli spettatori sono così introdotti al ricordo di una storia d’amore avvenuta anni prima, il racconto di un incontro omosessuale che ha avuto luogo in una buia stanza di Lagos e poi è stato negato, rimosso, sepolto nella memoria. La vicenda è narrata prima oralmente, attraverso l’uso di video proiettati e di una voce registrata. Poi la storia prende corpo sul letto, davanti agli occhi degli spettatori e infine si fa astratta, pure emozioni raccontate attraverso la danza.

Traces of Ecstasy è quindi installazione, danza, happening. Una coreografia che si compone di assoli – tra cui anche le tormentate capriole di Adebajo sul letto – e momenti di contact – splendida la sequenza finale, sintesi perfetta di tutta la vicenda. Data la distanza ravvicinata, il pubblico non può far a meno di sentirsi in imbarazzo nella scomoda posizione del voyeur. Gli spettatori si trovano così a sperimentare lo stesso mix emotivo contraddittorio evocato dai protagonisti di questa storia d’amore. Un espediente efficace per comunicare la difficile vita della comunità lgbtq+ in Nigeria, dove l’omosessualità è proibita sia in pubblico che in privato e punibile con la reclusione.

Emmanuel Ndefo e Femi Adebajo hanno stupito il pubblico con i loro movimenti snodati che coinvolgono la spina dorsale in ogni sua giuntura. Un controllo del corpo che risulta insolito agli spettatori e che ha regalato agli artisti nigeriani fragorosi applausi.

Incursioni nelle arti visive

Rispondendo alla vocazione di Ra.I.D. Festivals di realizzare delle incursioni nelle arti, proseguono gli appuntamenti del progetto speciale Come as you are: l’arte nuda da ogni pregiudizio. Sabato 30 settembre, infatti, è stata inaugurata una mostra di ceramica che coinvolge quattro artisti italiani: Sasaska, Lauretta Laureti, Ferdinando Vassallo e Alessandro Mautone. Ammirati anche domenica 01 ottobre, variopinti piatti e spigolosi vasi sono stati ospitati nelle sale della Fondazione De Chiara De Maio.

Nata circa quattro anni fa, e situata in piazza Umberto I a pochi passi dal Palazzo Ducale di Solofra, la Fondazione si compone di due ambienti: uno dedicato all’arte moderna, in particolare al barocco napoletano, e l’altro ospita mostre temporanee di arte contemporanea. “Siamo infatti alla seconda edizione della rassegna Colori“, ha spiegato appunto Carmela Gaeta, responsabile della Fondazione. Le ceramiche di Come as you are si sono trovate così a dialogare con i dipinti a soggetto biblico da un lato e gli sfuggenti volti Human Landscapes di Federica Limongelli dall’altro.

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