Photo: Christophe RAYNAUD DE LAGE

BERLINO – Arrivato alla sua ventinovesima edizione, anche quest’estate, come ogni anno, si è tenuto il festival Tanz im August.
Circa tre settimane in cui si sono alternati sui maggiori palcoscenici di Berlino trenta produzioni firmate da alcuni tra i più interessanti coreografi contemporanei.
Quest’anno, molto vario il programma e tanto diversi gli spettacoli della rassegna.

Molto bella l’atmosfera di Facing the see, for tears to turn into laughter di Radhouane El Meddeb.
Più che uno spettacolo di danza, un racconto fatto di musica e movimenti.
I protagonisti di questa storia, compaiono ad uno ad uno sul palco, camminano, si incontrano, si abbracciano ma tutti sembrano essere attratti verso il proscenio.
È lì, lungo la linea che demarca lo spazio d’azione, che occhi grandi e malinconici, occhi pieni di speranza e occhi profondi come il mare guardano oltre il pubblico, oltre un muro, oltre un confine immaginario, oltre l’orizzonte.
Accompagnati dalla musica suonata al pianoforte da Selim Arjoun e dalla voce di Mohamed Ali Chebil i performer raccontano delle storie per arrivare a un finale corale in cui le lacrime si tramutano in sorriso.

Photo: Christophe RAYNAUD DE LAGE

Now in its 29th edition, this Summer, like every year, Tanz im August was on.
The festival went on for three weeks, during which some of the most interesting contemporary choreographers alternate on the major Berlin stages with thirty productions.
This year, the program was very varied and each show is very different from the other.

Very suggestive is the atmosphere of Facing the see, for tears to turn into the laughter of Radhouane El Meddeb is completely different.
More than a dance show, it’s a story made of music and movements.
The protagonists of this story, appear one by one on stage, walk, meet, hug, but everyone seems to be attracted to the proscenium.
It is there, along the line that outlines the space of the action, that large, melancholic eyes, eyes full of hope and eyes deep as the sea look over the audience, beyond a wall beyond an imaginary boundary beyond the horizon.
Accompanied by piano music played by Selim Arjoun and the voice of Mohamed Ali Chebil, the performers tell stories to create a choral finale in which their tears turn into a smile.

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Danzatore per la Compagnia di danza contemporanea “Connecting Fingers”, di base a Berlino, dove collabora con coreografi e direttori artistici di fama internazionale. E’ inoltre istruttore di Pilates.