Progetto 9cento
Da sinistra: Paologiovanni Maione; Maria Venuso; Paola De Simone; Roberta Albano; Pino Gala.

NAPOLI – Progetto 9cento è il convegno che si è tenuto venerdì 17 all’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa” e sabato 18 dicembre all’Archivio di Stato di Napoli. Due giornate di studio dedicate al corpo del Novecento: mappatura, conservazione e trasmissione della danza in Italia. Si sono svolte in modalità mista, in presenza e online.

Il convegno è stato organizzato da AIRDanza in collaborazione con il Ministero della Cultura; l’Archivio di Stato di Napoli; il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella; l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”. E con il patrocinio di FAND – Fondazione Accademia Nazionale Danza.
Partner dell’evento sono stati: Campania Danza; Taranta – Associazione Culturale Tradizioni Popolari; GBOPERA Magazine e Campadidanza – Dance Magazine.

Il comitato organizzativo è composto da Roberta Albano (Accademia Nazionale di Danza-Roma) e Maria Venuso (Liceo Coreutico Suor Orsola Benincasa).
Mentre quello scientifico da Roberta Albano; Nadia Carlomagno (Università Suor Orsola Benincasa-Napoli); Candida Carrino (Archivio di Stato di Napoli); Elena Cervellati (Università degli Studi di Bologna); Paola De Simone (Conservatorio di Musica di Cosenza); Pino Gala (Associazione Taranta); Paologiovanni Maione (Conservatorio San Pietro a Majella-Napoli); Antonello Petrillo (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Presidente CdLM Livre); Elena Randi (Università di Padova); Maria Venuso; Patrizia Veroli (Studiosa indipendente).

Trasmettere la memoria della danza: una scommessa

Il convegno ha avuto inizio, venerdì 17 dicembre, nella seicentesca Sala degli Angeli dell’ Università Suor Orsola Benincasa. Per i saluti istituzionali sono intervenuti Lucia Chiappetta Cajola, Presidente dell’Accademia Nazionale di Roma; Enrica Palmieri, Direttrice dell’Accademia Nazionale di Roma; Antonello Petrillo, Professore dell’ateneo ospitante; Paola De Simone, Presidente di AIRDanza.

Il Novecento riporta il corpo al centro dell’attenzione: un corpo politico e sociale, non addomesticato. La danza si fa così chiave d’accesso trasversale e multidisciplinare, incarnando lo spirito del XX secolo tra femminismo, post-modernismo, rivoluzione sociale. Fenomeni culturali in cui la danza è protagonista e che hanno conseguenze tangibili nel presente.

Progetto 9cento è quindi solo la prima tappa di un lungo percorso inaugurato dal nuovo direttivo di AIRDanza. L’obiettivo è quello di mappare la memoria e di trasmetterla alle generazioni future affinché la divulgano.

«È una scommessa incerta e difficoltosa» ha, infatti, esordito Eugenia Casini Ropa (Università di Bologna) aprendo la prima giornata di lavoro. Creare una rete di collegamenti stabili tra gli archivi è compito prioritario per gli studi di danza al punto in cui sono arrivati.

Biografie e autobiografie

Paola De Simone ha moderato la prima sessione, incentrata sulle problematiche di lettura, interpretazione e conservazione delle memorie degli artisti e delle pratiche di danza.

Pino Gala, fondatore dell’Associazione Taranta e membro del direttivo di AIRDanza, è intervenuto su “Il tramonto della danza etnica e la mutazione genetica dal local al global”. Unico intervento di danze etniche, ha posto l’accento sul concetto di danza quale specchio della società, mostrando come cambiano e si evolvono di pari passo.

È stato poi il turno di Luc Bouy, coreografo, assistente di Carla Fracci per più di trent’anni. In “Vivendo la creazione della Giselle di Mats Ek” ha raccontato la propria esperienza nel passare dal danzare per Maurice Béjart ad Ek. Due mondi differenti, tanto estroverso e di impatto il primo, quanto profondo e composto il secondo.

Invece, Sandra Fuciarelli, docente di Composizione coreografica presso l’Accademia Nazionale di Danza, ha rievocato la propria collaborazione con Sylvano Bussotti in un intervento dal titolo: “Siamo tutti legati da fili sottili”. I fili sottili, ma tenaci, rappresentano le relazioni e le collaborazioni che si instaurano tra artisti e studiosi.

Moderate da Roberta Albano, sono intervenute Maria Venuso e la giornalista Carmela Piccione.

La prima ha esposto, nel suo intervento “Recupero, ricostruzione e archiviazione della linea didattica italiana del Novecento negli Enti lirici”, l’intento di ricostruire filologicamente i metodi didattici della Scuola di Ballo del San Carlo di Napoli. Un focus, in particolare, al periodo che va dall’insegnamento di Bianca Gallizia a quello di Anna Razzi.

Mentre la critica di danza, Carmela Piccione è intervenuta su: “Micha Van Hoeke: un viaggio nella memoria. L’uomo, l’artista, il maestro”. La giornalista, che ha scritto un libro sul danzatore, ha argomentato su come i danzatori siano archivi di se stessi. Ricordando, poi, che il maestro Van Hoeke amava raccontare per ore al termine di ogni esibizione.

Moderate, invece, da Maria Venuso sono intervenute la docente Maria Cristina Esposito, la coreografa Elsa Piperno e il critico di danza Donatella Bertozzi.

“L’eredità artistica e didattica di Giancarlo Vantaggio” è il titolo del sorprendente intervento della Esposito. Ha infatti ricostruito la vita del danzatore, venuto a mancare trent’anni fa e, purtroppo, presto dimenticato. Eppure, grazie a Vantaggio l’Abruzzo vanta il Centro Studi Artedanza di Pescare, punto di riferimento per aspiranti danzatori.

Donatella Bertozzi, poi, ha raccontato “I 50 anni di attività di Elsa Piperno”. L’anniversario cadeva, in effetti, l’anno scorso e fa riferimento solo all’attività della coreografa in Italia. Danzatrice, coreografa, attivista, l’archivio della Piperno è vasto e eterogeneo. La coreografa ha concluso ribadendo la necessità di una legge che regolamenti il settore della danza, solo così si potranno ottenere finanziamenti adeguati.

Fonti documentarie non ancora catalogate, note o accessibili

Elena Cervellati, docente di Storia della Danza presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, ha moderato i successivi interventi.

La prima a intervenire è stata Elena Randi, docente di Storia della Danza presso l’Università degli Studi di Padova. Ha presentato un caso di studio interessante: “Il Fondo Riccardo Drigo di Michele Armelin”, raccontando la propria esperienza nel catalogare questo fondo. Un lavoro di ricerca e di ricostruzione filologica delle coreografie realizzate su musica di Drigo.

È stato poi il turno di Silvio Paolini Merlo, studioso indipendente, che ha raccontato dell’ “Archivio Liliana Merlo di Teramo”. Liliana Merlo è stata danzatrice italo-argentina, solo di recente oggetto di studio. L’archivio conserva materiali eterogenei, da documenti personali a quelli istituzionali, utili per ricostruire il rapporto tra la scuola di Teramo e l’Accademia.

È intervenuta, quindi, Silvia Garzarella, dottoranda presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. “Lo studio VAGA: la memoria danzante di Valeria Magli” è il titolo del suo intervento, volto a evidenziare come il Novecento sarà l’ultimo secolo di cui si potranno conservare documenti cartacei. Il file, infatti, è modificabile e rende difficile il lavoro del ricercatore.

I custodi della memoria

Giulia Taddeo, storica della danza e docente presso l’Ateneo di Genova, ha moderato i successivi interventi.

Gabriella Borni, docente di Composizione coreografica presso l’Accademia Nazionale di Danza, è intervenuta su “Sylvano e la Fenice”. Ha così rievocato la figura di Sylvano Bussotti negli anni della direzione artistica al Teatro la Fenice di Venezia. Una personalità poliedrica ed estrosa, coinvolgente.

Roberta Bignardi, invece, è intervenuta su “Vittoria Ottolenghi: i materiali degli archivi pubblici e privati”. Il critico di danza è stato infatti assistente della Ottolenghi e ha raccontato dell’archivio che la grande giornalista possedeva. Un archivio personale, dinamico, in cui sono presenti non solo programmi di sala e materiali giornalistici ma anche appunti di programmi televisivi.

Ha moderato, poi, Francesca Falcone, docente presso l’Accademia Nazionale di Danza.

La coreologa Laura Delfini, ha riportato un esperimento interessante: “Archivi Viventi, una pratica storica e performativa”. La Delfini ha intervistato, a distanza, un gruppo di danzatori attivi negli anni Ottanta del secolo scorso. Successivamente, in una residenza in Tuscania, ha raccolto queste testimonianze con dei filmati.

Ha chiuso la prima giornata di studi la coreografa Gabriella Stazio, con un intervento dal titolo: “La necessità di conservazione e trasmissione dei metodi di composizione coreografica”. L’intervento della Stazio è volto a sollevare alcune domande: come mappare la composizione coreografica? Esistono linee coreografiche comuni tra i coreografi italiani?

La giornata si è conclusa con uno stimolante dibattito sui temi trattati.

Digitalizzare la danza: siti, piattaforme, organizzazioni che creano relazioni tra biblioteche/archivi/ centri di documentazione, rendendoli accessibili in via telematica

Candida Carrino, Direttore dell’Archivio di Stato di Napoli, ha aperto la seconda giornata di studi. Sabato 18 dicembre presso la Sala Filangieri dell’Archivio. La Carrino ha sottolineato che gli archivi debbano porsi come luogo di ripensamento culturale. Obiettivo necessario in quanto la politica tende spesso a trascurare le esigenze della cultura.

Ha quindi aperto i lavori, per la seconda giornata, Chiara Zoppolato, Presidente della Fondazione Accademia Nazionale di Danza. Zoppolato ha raccontato del tentativo negli anni Ottanta di rendere l’abitazione di Jia Ruskaja una casa museo. L’archivio della danzatrice è stato poi spostato nella Biblioteca dell’Accademia, dove si trova tuttora.

Moderati da Elena Randi, sono intervenuti:

Enrico Coffetti, Associazione Cro.me., che ha esposto “Il nuovo fondo Elisa Guzzo Vaccarino e le esposizioni ibride del patrimonio d’archivio”. Un fondo costituito da materiali analogici video: repliche di spettacoli, esibizioni in studio o a teatro, documentari internazionali in varie lingue e opere originali per lo schermo, videodanza.
L’obiettivo è digitalizzare e rendere presto fruibili questi materiali, gratuitamente.

È stato poi il turno di Elena Cervellati, con un intervento “(Ri)mediatizzazione del patrimonio immateriale della danza”. Un esperimento tuttora in corso volto a realizzare un archivio digitale intorno a Rudol’f Nureev. Il progetto è in collaborazione con Cineca, un consorzio di circa settanta università, in cui Antonella Guidazzoli è presidente del VisitLab, raccogliendo ingegneri e artisti.

Archivi istituzionali/storici/di tradizione: come far emergere la documentazione di danza in essi conservati; quanto può contribuire la digitalizzazione dei cataloghi con focus sulla danza

Ha moderato, poi, Patrizia Veroli, ricercatrice indipendente.

Daniela Maccari e David Haughton, collaboratori di Lindsay Kemp, hanno rievocato la memoria del maestro in un intervento dal titolo “Archivi danzanti di Lindsay Kemp”. Danzatore inglese, aveva scelto Livorno come dimora e centro produttivo. La sua danza fondeva sapientemente mimo e attività circensi, dando vita a opere suggestive. Un artista passionale, amante del mare, capace di leggerezza e profondità allo stesso tempo.

Ha moderato l’ultima sessione Paologiovanni Maione, Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli.

Giulia Taddeo è intervenuta su “La danza nei festival: fonti archivi e prospettive di analisi” riportando tre differenti casi di studio. Il Festival di Nervi, quello di Spoleto e quello di Santarcangelo. L’intervento ha mostrato come le leggi, e anche la loro assenza, siano fondamentali per comprendere l’organizzazione della danza in Italia.

L’ultimo intervento è stato quello di Tiziana Grande e Sabina Benelli per IAML, Associazione Italiana delle Biblioteche, Archivi e Centri di Documentazione musicale. “Conservare la danza. Alcune riflessioni sulla tutela degli archivi di danza” è il titolo del loro intervento volto a sottolineare come la danza tocchi tanti ambiti. Catalogarla dunque è una sfida per gli archivisti, che devono adottare standard condivisi.

La seconda giornata di studi si è conclusa con una toccante esibizione della Maccari, che ha interpretato il delicato assolo The Flower di Lindsay Kemp. A cui ha fatto seguito una emozionante mostra fotografica intitolata Gesti senza fine, un regalo per e da Lindsay. La mostra è stata curata da Daniela Maccari e David Haughton, con foto di Rochard Haughton.

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