SAN GIMIGNANO – Si conclude domani, 27 agosto a San Gimignano la X edizione del Festival “Orizzonti Verticali” tre giorni di spettacoli, incontri e percorsi artistici votati alla multidisciplinarietà, con la partecipazione di artisti nazionali e internazionali.

La rassegna  è un progetto culturale che nasce in uno dei più suggestivi borghi della Toscana con l’obiettivo di promuovere la sperimentazione e la ricerca dello spettacolo dal vivo.

Un cantiere dove i linguaggi della scena contemporanea, in una commistione di stili e proposte, si sposano con l’architettura storico medievale di San Gimignano creando una connessione temporale, che trasforma città in un museo a cielo aperto.

Il festival è organizzato dalla Compagnia Giardino Chiuso e Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, con il contributo di MiC (Ministero della Cultura), Regione Toscana e Comune di San Gimignano – Assessorato alla Cultura, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo. La direzione artistica è di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari che abbiamo raggiunto telefonicamente.

X edizione, un traguardo importante

X edizione del Festival. Un traguardo importante. Quanto sono stati faticosi e quanto entusiasmanti questi 10 anni di programmazione?

Quando riesci a raggiungere un’età importante come questa vuol dire che l’investimento intellettuale e non solo, non è stato vano. Siamo partiti con un’idea ben precisa, quella di riconnettere le generazioni delle arti dal vivo, cercando di innescare un dialogo che potesse materializzare orizzonti interessanti. La pandemia ha frenato e messo in pausa questo percorso, rivelando nuove necessità. Ovvero quelle di come poter rappresentare e raccontare l’oggi, quello che viviamo nella contemporaneità.

Orizzonti Verticali è quindi diventato un progetto per fornire una possibilità di espressione artistica che ricerchi quel contatto umano, intimo, parte integrante del nostro lavoro. Una ricerca di complicità tra chi guarda e chi agisce dalla quale non si può prescindere. La risposta in questi dieci anni del pubblico, della critica e delle istituzioni è stata sempre presente, e di questo ne andiamo fieri.  

La novità di portare il pubblico in un ex rifugio antiaereo

Da sempre lavorate anche per la valorizzazione del territorio. Quest’anno portate il pubblico addirittura in un ex rifugio antiaereo con uno spettacolo in prima nazionale. Com’è nata l’idea?

Il rapporto tra San Gimignano e il teatro, la danza, è fecondo già da molto tempo. Senza viaggiare troppo a ritroso temporalmente, qui è nato negli anni sessanta  il “Gruppo della Rocca”, una compagnia che ha scritto un capitolo importante della storia del teatro italiano.  La stagione lirica si fregia di ben ottantasette edizioni. Il nostro lavoro ha quindi trovato facilmente terreno coltivabile.

Da dieci anni stiamo proponendo un teatro che ne riesca a monitorare gli orizzonti. Il contemporaneo si fonde e si alimenta con la propria storia, con il proprio ruolo. Una operazione culturale come Orizzonti Verticali può permettersi di proporre e sperimentare nuovi linguaggi, nuove prospettive. Un vero cantiere di pensiero e denso della dialettica necessaria per far vivere ancora l’arte dello spettacolo dal vivo. Da tre anni OV ha cambiato pelle, necessariamente, dopo la ormai ben nota e conosciuta pandemia, ricercando l’essenza e la necessità delle parole, dei gesti, dei suoni, una strenua difesa del rapporto non replicabile tra pubblico e artista che solo le arti sceniche riescono a veicolare. 

Le piazze, le architetture, i giardini, le mura scrivono la drammaturgia del festival, vivendo e arricchendo l’orizzonte attraverso le emozioni e i pensieri che si materializzano tra le pietre, e tra la sua storia. Nelle recenti edizioni siamo andati a ricercare luoghi nascosti, luoghi preziosi, luoghi dove la parola e il gesto possa nascere e comunicare in un ambiente protetto e amorevole, in linea con la nostra inquietante contemporaneità.

Ogni spettacolo, ogni performance, ha la sua giusta collocazione spaziale. Per lo “Spazzasuoni”, ad esempio, ci sembrava perfetto l’ex rifugio antiaereo, dove la sua tematica riesce ad esaltarsi. Dobbiamo ringraziare tutta la comunità per la sincera collaborazione. Aprire la propria porta di casa per ospitare i germogli della cultura non è assolutamente scontato.

Labirinto spettacolo virtuale: nuovo linguaggio che mette in connessione teatro, cinema, realtà virtuale e gaming

Grande curiosità suscita il Labirinto spettacolo virtuale che sperimenta un nuovo linguaggio mettendo in connessione teatro, cinema, realtà virtuale e gaming. Me lo raccontate meglio?

Già l’anno scorso abbiamo presentato e ponderato il tentativo del teatro e della danza agito con tecnologie del tutto innovative e inesplorate. La realtà virtuale sembrava un’interessante soluzione per esplorare nuovi linguaggi e non far morire e seppellire il teatro come lo abbiamo conosciuto fino a ieri. Il Covid ha annullato per ben due anni il contatto e la frequentazione umana. Questa esigenza di sondare nuove possibilità di rappresentazione ci ha portato a nuovi incontri e nuove discussioni per sperimentare, come giusto che sia, nuovi percorsi e nuove sensazioni. Il Teatro dell’Argine presenterà il lavoro vincitore del premio UBU 2021,  innovativo, immersivo, itinerante. Il Labirinto è uno spettacolo post-teatrale in realtà virtuale, che supera la tradizionale fruizione teatrale.

Il Progetto Il Labirinto: 14 interviste visive per raccontare l’adolescenza dimenticata

Ultima tappa del progetto Politico Poetico e nuova produzione del Teatro dell’Argine, Il Labirinto nasce dal desiderio poetico, mai consolatorio o didascalico, di raccontare il lato più fragile e critico del rapporto giovani/città.

14 esperienze visive e sonore che raccontano 14 storie di adolescenza dimenticata, grazie anche a decine di interviste con enti e associazioni del territorio che si occupano di ragazzi e ragazze in stato di disagio o di pericolo. 14 come i fanciulli che la città di Atene doveva inviare a Creta per placare la fame del mostro che viveva nel labirinto, il terribile Minotauro. 14 incontri da esperire all’interno di una città che, come in un sogno o in un incubo, ci pare di non riconoscere pur sapendo che è la nostra.

Nel futuro la Via Francigena, un percorso abitato da pellegrini/artisti

Quali sono gli obiettivi da raggiungere nei prossimi dieci anni?

Purtroppo gli obiettivi non possono esser programmati visto il momento storico-politico e sociale che stiamo vivendo e per il continuo depauperamento delle risorse. Nonostante tutto Il nostro sguardo sicuramente e sinceramente si rivolgerà verso un orizzonte positivo e possibilmente fecondo di idee.

Noi auspichiamo di poter proseguire il nostro cammino fortificando e rinsaldando le nostre forze, le nostre relazioni. Orizzonti Verticali lo vediamo incamminarsi verso altri luoghi, connessi tra loro per amplificare il nostro lavoro. La direttrice su cui stiamo lavorando è la via Francigena, un percorso concreto che sarà abitato da pellegrini/artisti per diffondere un’arte, quella teatrale, che ci appartiene da millenni.

Photo di Sofia Giuntini

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Giornalista professionista dal 1987, è direttore responsabile di Campadidanza Dance Magazine, fondato nel 2015 con Gabriella Stazio. Dopo aver lavorato per quasi venti anni nelle redazione di quotidiani, ha scelto la libera professione. E’ stata responsabile Ufficio Stampa e pubbliche relazione del Teatro di San Carlo, del Napoli Teatro Festival Italia, dell'Accademia Nazionale di Danza, responsabile Promozione, e marketing del Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale. Ha curato numerosi eventi a carattere nazionale e internazionale. Con Alfredo d'Agnese, nel 2015 ha fondato R.A.R.E Comunicazioni società press & communication.