Gigi Cristoforetti

“Tutte le catastrofi generano cambiamento. Nulla sarà come prima”. A parlare è Gigi Cristoforetti, da settembre 2017 direttore generale e della programmazione della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Brescia dove vive, una delle città che in questi giorni ha numeri altissimi di contagiati.

Il covid-19 ha paralizzato ogni settore, che ripercussioni ci saranno nel mondo dello Spettacolo dal Vivo e in particolare nel mondo della danza?

A livello sociale le ripercussioni maggiori le avranno i soggetti più deboli, quelli che costruiscono i bilanci su piccole attività. Le Fondazioni, che hanno una loro centralità e possono permettersi di sollecitare aiuti, dovranno affrontare rischi più subdoli. Per quel che mi riguarda, come Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto, il 20 giugno ho la prima assoluta, nell’ambito del Ravenna Festival, del Don Juan del grande coreografo svedese Johan Inger. Una mega produzione che al nostro fianco vede nove co-produttori. Sto lavorando a questo progetto da quando sono stato nominato direttore generale. Metterlo in discussione significa rischiare di vanificare il lavoro di due anni. E non soltanto registrare un danno economico, ma vedere anche sfumato uno sforzo di posizionamento. Per questo, in maniera ottimistica, abbiamo già aggiornato il calendario prove. Il coreografo ci aveva chiesto 11 settimane per allestire lo spettacolo, 6 settimane di prove sono già state fatte, da fine maggio speriamo di poter riprendere e fare le altre.

Ha già pensato ad una strategia da mettere in atto nel dopo emergenza, per far ripartire la Fondazione?

Nulla sarà come prima. Non ci potrà essere un effetto fotocopia. Avremo innanzitutto un nemico da combattere: l’isolamento. La compagnia è un collettivo che al momento non esiste. Il senso del collettivo andrà recuperato appena si riparte, anche se saremo costretti a declinarlo in maniera diversa. Ad oggi non saprei dire cosa sarà domani, ma sono convinto che tutti gli operatori dovranno affrontare dei cambiamenti.

Come giudica questo decreto “Cura Italia” del 17 marzo 2020 per quanto riguarda lo Spettacolo dal Vivo?

Ho apprezzato innanzitutto la risposta veloce della classe politica. Certo quando si lavora in velocità si rischia sempre di trascurare qualcosa, ma spero in qualche miglioramento. Il nostro governo è stato tempestivo e meno cinico di altri. Se penso ai paesi anglosassoni e alla tesi dell’immunità di gregge, mi vengono i brividi.   

Nel mondo del teatro serpeggia anche un’altra preoccupazione: quanto ci vorrà a riportare nelle sale il pubblico?

Questo non mi preoccupa. Noi umani sappiamo abituarci sempre a una nuova normalità. E lo faremo anche in questa occasione.

La ripartenza probabilmente avverrà in tempi diversi nei vari paesi del mondo. Questo secondo lei costringerà a rimanere scollati gli uni dagli altri? Sarà complicato nell’immediato riprendere in mano progetti avviati oppure crearne nuovi?

Dovremo prima capire quante macerie dovremo raccogliere. Il sistema culturale italiano è sempre stato bravo “a fare nozze con fichi secchi”. Prima di questa tragedia tutto quello che poteva essere ottimizzato è stato ottimizzato. Sono stati fatti tagli ovunque. Sicuramente ci saranno dei problemi di tempistica, ma dovremo stare attenti soprattutto a tutelare la qualità.

Come sta trascorrendo le sue giornate forzatamente a casa?

I primi giorni il mondo non si era organizzato e ho trovato il tempo di rileggere “Il Maestro e Margherita”. Poi ci siamo rimessi tutti in moto e si è ricominciato a parlare per comprendere come limitare i danni. Stiamo avviando anche noi la cassa integrazione, ma si sono mostrati tutti pronti ad affrontare l’emergenza. Nessuno si è pianto addosso. Io sono convinto che se l’arte e il pensiero creativo rimarranno attivi, sopravviveremo.

Campadidanza ha molti lettori giovani. Forse sono proprio i giovani a soffrire di più questo stare a casa. Se dovesse mandare loro un messaggio?

Ho una figlia adolescente. Scalpita, ma reagisce meglio di molti altri adulti. Cerca in se stessa risorse per tenersi occupata. Questa è una buona ricetta: accettare la situazione e non abbattersi. E trovare nei momenti di difficoltà un elemento di crescita.

Raffaella Tramontano

Inchiesta Covid-19/si cambia danza

Emilia Romagna

Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto

Centro di Produzione – Reggio Emilia

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Giornalista professionista dal 1987, è direttore responsabile di Campadidanza Dance Magazine, fondato nel 2015 con Gabriella Stazio. Dopo aver lavorato per quasi venti anni nelle redazione di quotidiani, ha scelto la libera professione. E’ stata responsabile Ufficio Stampa e pubbliche relazione del Teatro di San Carlo, del Napoli Teatro Festival Italia, dell'Accademia Nazionale di Danza, responsabile Promozione, e marketing del Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale. Ha curato numerosi eventi a carattere nazionale e internazionale. Con Alfredo d'Agnese, nel 2015 ha fondato R.A.R.E Comunicazioni società press & communication.