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È giunto alla sua seconda edizione il Premio Outlet, un’occasione per giovani coreografi di poter affinare i loro lavori, ottenendo residenze coreografiche e circuitando con la loro danza nei teatri della regione abruzzese. Outlet, Rete abruzzese per la danza e le arti performative, ha indetto la seconda edizione del Premio Outlet 2015 nell’ambito della stagione danza 2014/15 dell’Associazione Electa creative arts di Teramo, sotto la direzione di Eleonora Coccagna.

Il premio nasce nel 2014 come proposta di sostegno e vetrina rivolta ai giovani coreografi ed ai loro lavori di ricerca, favorendo la diffusione della danza d’autore italiana ed offrendo a vincitori e finalisti opportunità di perfezionamento all’interno di residenze coreografiche o di coproduzione degli spettacoli stessi in vista della programmazione di eventi e rassegne su territorio abruzzese.

I finalisti di quest’edizione 2015 sono stati: Francesco Colaleo, Giovanni Leonarduzzi, Antonio Marino, Silvia Bennet, i quali sono stati chiamati ad esibirsi con i loro rispettivi lavori della durata di venti minuti il 28 marzo presso lo spazio Electa davanti alla giuria composta da Roberta Nicolai (direttrice di Teatri di Vetro), Gerarda Ventura (coordinatrice del Premio Equilibrio) ed Eleonora Coccagna (direttrice di Electa).

Francesco Colaleo, danzatore e coreografo napoletano che lavora in Italia ed all’estero, ha presentato un duetto dal titolo “Re-Garde” insieme a Maxime Freixas (entrambi interpreti della Compagnia MF), dove ha indagato il senso della vista e soprattutto della potenza dello sguardo giudicante e giudicato tra due uomini che lottano per l’affermazione di se stessi.

Giovanni Leonarduzzi, insieme ad Antonio Marino, ha presentato il lavoro dal titolo “Ci sono cose che vorrei davvero dirti”, una lettera scritta in danza al figlio Gabriele. Leonarduzzi, nonostante avesse superato di tre anni il limite di età per partecipare al bando, è stato selezionato con la motivazione di essere “giovane dentro” e di dover avere la possibilità di potersi affermare nel territorio della coreografia d’autore.

Silvia Bennett, prodotta dalla Compagnia Company Blu, ha presentato, invece, “Essere abitanti”, un incontro tra danzatrice e musicista sul senso di abitare e dialogare con se stessi e con l’altro.

La Compagnia No.No, composta dai danzatori Alessandro Pustizzi, Antonio Marino e Cristina Conti, ha indagato, nel lavoro “Coinvolti”, la fitta rete di codici, segni invisibili ed impercettibili che ci legano gli uni con gli altri e la possibilità di essere autentici hic et nunc.

Vincitori ex equo, all’attenta analisi della giuria, sono stati Francesco Colaleo e Giovanni Leonarduzzi.

Ho incontrato, dunque, Francesco Colaleo insieme anche a Maxime Freixas per chiedergli che cosa ha significato la vittoria del Premio Outlet 2015 per la crescita artistica della Compagnia e dei suoi interpreti e per la maturazione del progetto coreografico.

 

 

Allora, come ci si sente ad essere considerati giovani danzAutori della scena italiana contemporanea?

Sicuramente un grande traguardo, perché oggi bisogna conquistarsi tutto con grande fatica e lotta nel mondo dello spettacolo. Avere avuto un’opportunità per diffondere il nostro lavoro è stata una grande ricchezza e questa vittoria è stata solo la conferma di un bellissimo percorso di ricerca e sperimentazione che abbiamo vissuto insieme.

 

Qual è la storia della “nascita” di questa coreografia?

La coreografia è nata dall’esigenza di voler indagare il senso della vista. L’idea di base è stata proposta da Maxime e poi, insieme, abbiamo cominciato a sperimentare per cercare un linguaggio ed un codice innovativo, seppur principalmente nel campo della danza.

 

Come si è svolta la partecipazione al Premio?

Il Premio, quest’anno, era alla sua seconda edizione. Siamo stati invitati a fare una residenza di quattro giorni allo Spazio Electa a Teramo, con la supervisione di Eleonora Coccagna, ed abbiamo consolidato alcune partiture ritmiche della coreografia fino ad arrivare al giorno del concorso. Il nostro duetto è stato co-prodotti dalla Compagnia “Artemis Danza” di Monica Casadei, ed è grazie a questo sostegno che riusciamo a circuitare tranquillamente in Italia.

 

Cosa succederà ora che siete risultati vincitori del Premio?

Allora, avremo possibilità di essere ospitati ancora in residenza presso lo Spazio Electa per poter creare una nuova pièce e rientreremo nella rete abruzzese della danza contemporanea per presentare i nostri lavori, in base, ovviamente, alla programmazione dei vari teatri della regione.

 

Credete che il bando Outlet, come altri bandi, siano step importanti per la crescita di un lavoro coreografico?

Crediamo che siano necessari come i premi letterari. Sono delle valide vetrine soprattutto per i giovani non ancora conosciuti che, grazie a queste opportunità, possono essere visionati e valorizzati ed avere la possibilità e gli spazi per coltivare i propri processi creativi. Crediamo che l’Italia ha bisogno di premi, è la nazione dei premi, perché in generale il premio è come se facesse aumentare di grado le persone, come se desse quel contrassegno formale che in Italia è molto valorizzato. Il coreografo, tramite i premi, viene considerato tale, anche se, a mio avviso, non dovrebbe essere così. Infatti noi ci siamo un po’ adattati e conformizzati a quest’ideologia in cui ad istinto non ci ritroviamo molto. La vittoria di un Premio dà valore e riconoscenza al coreografo che, grazie ad esso, viene investito tristemente del suo ruolo. Il Premio è l’atto di formalizzazione, dà riconoscenza ed autorevolezza, ma questa cosa avviene soprattutto in Italia.

 

Guardando il sito della Compagnia MF, ho visto che “Re-Garde” è già stato e sarà ospitato in vari spazi nazionali ed esteri.

Si, infatti siamo stati a gennaio e febbraio per qualche giorno di residenza all’Espace 13 di Béziers, poi al CID di Parma, e siamo stati invitati a Parigi presso il centro Mathias per la dodicesima edizione degli incontri coreografici dal titolo, “Mouvement contemporain”. Il 23 aprile saremo ô Reggio Emilia, alla fonderia39 dell’Aterballetto, a maggio a Rovigo ed a giugno in due festival parigini, al “Mouvement contemporain” presso il centro Micadanse ed al Festival “Onze Bouge”.

 

Adesso, avete in mente o siete già impegnati in nuovi lavori con la vostra Compagnia?

Ci sono già due progetti in cantiere. Uno, interamente pensato e gestito da Maxime, sarà un’indagine di ricerca sulla sensualità. Un altro, invece, di cui mi sto occupando io, riguarda l’alcolismo, ma trattato in senso ironico. Il titolo dovrebbe essere “beviamoci su_ no game”. Si tratta di un trio divertente insieme ad una nostra collega. Abbiamo, dunque, in cantiere due progetti molto diversi tra loro, ma in entrambi è chiara la nostra direzione coreografica e creativa che mira ad uscire da questa tendenza al drammatico ed al prendersi troppo sul serio, molto diffusa oggigiorno nella danza contemporanea, per cercare, invece, il gioco e l’ironia. Credo che oggi la ricerca nella danza contemporanea vada in due direzioni: l’una legata al gesto e l’altra legata solo alla sperimentazione teatrale, dove il gesto, invece, ne soffre, e la partitura meramente psicologica soffoca la natura del movimento e, quindi, della danza. Io e Maxime non ci siamo rispecchiati in nessuno dei due filoni ed abbiamo, infatti, pensato ad una ricerca spontanea, divertente, che possa emozionare ed emozionarci.

 

So che attualmente la Compagnia è installata all’Estero, in Francia.

Si, perché la Francia e Lione, in particolare, oltre ad essere per noi un luogo strategico di spostamento, è anche un posto in cui gli artisti riescono ad affermarsi con più facilità, rispetto all’élite tutta italiana che predilige soprattutto coreografi già da tempo radicati a scapito degli artisti emergenti che cercano di affermarsi. Ecco che, in Italia, c’è bisogno di vincere un premio per farsi conoscere, in Francia ed in Europa, invece, il mondo artistico è più accessibile e tutti possono trovare uno spazio per esprimersi. A Lione, poi, c’è Le Centre national de danse, La maison de la danse, la Biennale de danse de Lyon, quindi è un punto nevralgico dal punto di vista geografico e artistico. L’Italia, invece, pur creando un grossissimo patrimonio artistico, non è in grado di sviluppare il suo potenziale. E lo dico a malincuore, ovviamente, essendo l’Italia la mia patria.

 

Grazie di cuore, vi auguro di continuare sempre verso il meglio nella vostra crescita personale ed artistica.

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