flavia stocchi 2È giovanissima, esile, forte e tenace. Nel pieno della Carmen di Amedeo Amodio al Teatro Massimo di Palermo, la giovane promessa della danza italiana Flavia Stocchi, fra stanchezza e gioia, ci parla di sé e del suo percorso, con l’entusiasmo di chi sta realizzando il proprio sogno.

Iniziamo dalla tua formazione. Come e quando hai deciso di studiare danza?

Amo dire che non ho deciso, ma che la danza mi ha cercato. Accompagnavo mia sorella maggiore a pallavolo e la sua allenatrice mi disse che avevo fisico e doti per fare danza. Poi in vacanza mi fu detta la stessa cosa dalla moglie di un amico d’infanzia di mio padre, che non conoscevamo. Lei aveva frequentato per sei anni la Scuola di danza dell’Opera di Roma, ma poi aveva scelto una professione diversa, quella del medico. Così, senza aver mai visto prima una sala di danza, partecipai alla selezione per entrare al primo anno di corso della scuola dell’Opera. Fra una marea di mamme e bambine tutte “attrezzate” (sacche, chignon tiratissimi…) io ero lì con mille perplessità e neppure un elastico per legare i miei riccioli. Passai la selezione insieme ad altre venticinque, ma dopo qualche mese di corso ci sarebbe stata un’ulteriore scrematura e ogni fine anno l’esame per essere ammesse al corso successivo! La selezione continua scremava sempre più e fui poi l’unica ad arrivare al diploma. Avevo otto anni, ero in una prestigiosa Scuola e ci misi poco a capire che la danza sarebbe stata la mia vita.

 Quali sono state le difficoltà e le soddisfazioni principali durante gli anni della scuola?

Le difficoltà sono state molte, ma l’amore per la danza è così grande e profondo che giustifica qualsiasi sacrificio. La Scuola dell’Opera di Roma è una scuola professionale dura e selettiva. C’era sempre il timore di non essere ammessi all’anno successivo, poiché era evidente che solo in pochi riuscivano a farcela. Vivendo fuori Roma, per me era particolarmente arduo frequentare la scuola , tutti i giorni dovevo affrontare chilometri, traffico, disagi di ogni tipo per non mancare mai alle lezioni e arrivare in orario. È stato molto duro conciliare il tutto con gli impegni della scuola dell’obbligo, la frequenza e i compiti da fare. C’era poco tempo per lo  svago. Le soddisfazioni, però, mi hanno ripagato di tutti i sacrifici e di tutte le rinunce. Emozioni fortissime venivano da una gratificazione, dalla prima volta che si indossavano le punte o il primo tutù, dal partecipare già da allieva ad uno spettacolo della scuola o del Teatro.

L’inizio della tua carriera professionale. Quali sono state le prime esperienze importanti per te?

La mia carriera professionale è iniziata in realtà già prima che fossi diplomata, poiché anche da allieva sono stata scelta numerose volte dal Teatro dell’ Opera di Roma flavia stocchiper ballare su quel magico palcoscenico. Pur così piccola potevo vivere l’emozione dello stare dietro le quinte, vicina a tanti bravissimi artisti, come la grande Carla Fracci. Tutte importanti esperienze che mi confermavano ogni volta che non ero lì per caso, che quella era la mia vita. Così ho interpretato La Gitana da piccola, Clara e altri ruoli in Schiaccianoci, l’anima dell’artista Michelangelo in una produzione di Beppe Menegatti duettando con l’étoile Mario Marozzi e così via. Una volta diplomata, a sedici anni, ho dovuto attendere la maggiore età e la prima occasione definibile professionale me l’ha offerta Daniele Cipriani con un contratto per il suo tour Il Cigno nero dove ho avuto l’onore di ballare Tre Preludi con Alessio Carbone. Esperienza che si sta ripetendo e che mi vedrà in coppia con il bellissimo e bravissimo Giuseppe Picone. Sono seguite altre importanti esperienze professionali: al Maggio fiorentino con la direzione del Maestro Ventriglia e ora a Palermo, scelta dal Maestro Amodio, prima per interpretare Clara bambina nello Schiaccianoci, e ora nel ruolo della sua Carmen, personaggio intensissimo, pieno di carattere. È stata per me una grande occasione in un importante Teatro Massimo, in una generosissima Palermo che sicuramente porterò per sempre con me!

Quali sono state le rinunce più grandi per una giovanissima?

Si rinuncia ad essere bambine, al gioco e ai passatempi, ma si impara a fare della danza impegno e gioco insieme. È talmente totalizzante come scelta e come impegno che non c’è spazio per null’altro, come per un grande amore, e si coinvolgono anche tutti quelli che ci sono vicini e ci vogliono bene, come i nostri cari! Ma l’amore per la danza è più forte delle rinunce.

La tua scelta professionale è stata da subito appoggiata dalla tua famiglia, vista l’incertezza di questa professione in Italia?

La mia famiglia ha accompagnato ogni mio passo. Sarebbe difficile farcela senza il sostegno familiare. Insieme a me hanno diviso gioie, dolori, emozioni, sempre pronti a sostenermi nei momenti difficili. Naturalmente è una professione che chiede tanto sacrificio e non garantisce certi risultati, soprattutto qui in Italia, dove i Teatri lirici soffrono di grande crisi. Ma ad una passione non si rinuncia.

C’è un Maestro che ricordi con particolare affetto?

A tutti i miei insegnanti devo qualcosa. Come allieva credo di dover ringraziare in modo particolare la Maestra Ofelia Gonzalez e il Maestro Pablo Moret, che, oltre alla tecnica accademica, mi hanno arricchito delle loro esperienze artistiche e umane. Alle Direttrici, Paola Iorio e Laura Comi, sono grata per avermi dato l’opportunità d’interpretare ruoli come Kitri, Aurora, Fairy Doll, e di partecipare a importanti concorsi nei quali ho conquistato il primo premio. Recentemente l’esperienza più significativa per la mia carriera professionale me l’ha offerta, come ho già detto,  il Maestro Amodio per il ruolo di Carmen, con cui è stato un piacere ed un onore lavorare.

Qual è il balletto che hai sempre sognato di interpretare  e perché?

Un ruolo che mi piacerebbe sicuramente interpretare è Giulietta, perché credo che rispecchi il mio animo: lei danza la passione e, nonostante la sua giovane età, va contro tutto e tutti per raggiungere il suo sogno, fino all’estremo sacrificio. Sotto questo aspetto penso che sia un personaggio sempre attuale, perché tutti abbiamo sogni e passioni e, quando sono veri e profondi ,lottiamo affinché si realizzino.

Quand’è che, a tuo giudizio,  bisogna dire stop alla tecnica per non rischiare di trascurare il lato artistico e stilistico?

flavia stocchi 3La tecnica si affina nel tempo, con lo studio, fino a diventare parte di te per lasciare spazio all’interpretazione. È irrinunciabile, ma deve sostenere e non sopraffare il lato artistico e stilistico.

Qual è il coreografo con il quale hai sempre sognato di lavorare?

È difficile individuare un coreografo in particolare con cui mi piacerebbe lavorare, spero di avere esperienze lavorative sempre nuove e interessanti con coreografi che mi aiutino a crescere professionalmente

Ti senti più romantica o neoclassica?

Credo che una ballerina debba essere versatile, quindi cimentarsi in stili diversi. Personalmente amo sia il genere romantico che neoclassico.

Sei ancora molto giovane, ma quale potrebbe essere il tuo partner ideale?

Il patner ideale è quello che riesce ad entrare in sintonia con te, quello che nei Passi a due ti aiuta a metterti in risalto. Ho avuto il piacere di avere partner di alto livello come Mario Marozzi, Alessio Carbone, Giuseppe Picone.

La danza nasce da un’irrefrenabile impulso al movimento all’ascolto della musica, fin da quando si è bambini. Che cos’è per te la musica?

La risposta del nostro corpo, della nostra mente, della nostra anima alla musica è ancestrale e profonda. Per me è un bisogno, una fonte d’ispirazione. Riflette i miei stati d’animo e non mi fa sentire mai sola.

 

 

Maria Venuso

Iscriviti alla Newsletter