Movimento Danza - Teatro Nuovo Napoli

Il trentenne, calabrese Giacomo Colletti torna in Italia dopo un’importante esperienza di lavoro in Svizzera con la Bejart Ballet Lausanne e vince l’edizione del 2018 del Grande Slam- Il gioco delle Performing Arts, tenutasi presso la Galleria Toledo Teatro Stabile d’Innovazione il 15 aprile 2018. Racconta il suo percorso di formazione in questa intervista per Campadidanza.

Durante il tuo percorso di formazione come danzatore hai cambiato molte scuole e molti maestri, sembra che tu abbia condotto i tuoi studi di danza con lo spirito di chi è alla ricerca di qualcosa, che cosa cercavi?

Più che alla ricerca di qualcosa ho avuto sempre l’intenzione di apprendere più cose e allo stesso tempo capire quale stile  fosse più affine alla mia natura artistica. Il mio percorso non è stato facile, come non lo è per nessun artista, ma vivere la tecnica più precisa della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e vivere uno dei più grandi coreografi del mondo come Maurice Bejart hanno fatto di me un artista completo. Ho trovato la pace con me stesso e con la mia danza.

Quale esperienza ha segnato in particolare il tuo percorso di danzatore?

Maurice Bejart è stato per me la scintilla che ha fatto sì che potessi credere al massimo nel mio talento e nelle mie potenzialità. Come maestro mi ha davvero condotto ad aprire la  mente. Venivo dalla scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano e grazie a lui sono riuscito sviluppare le mie qualità. Sotto la sua guida ho capito quanto sia importante la tecnica e quanto sia importante saperla danzare aggiungendo quegli elementi come la presenza scenica, l’espressività, l’emotività da portere in scena ogni sera insieme alle variazioni di movimento. Il suo insegnamento più grande che non smetterò mai di ricordare fu quando mi disse:  “se non hai un motivo per muoverti, non muoverti!”. Prima di questa esperienza, studiando in maniera metodica, la tecnica classica mi aveva condotto ad agire come una macchina. Grazie a lui sono quello che sono oggi: un artista con il cuore!

Che cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera del coreografo?

Fare coreografia è il modo che ho trovato per esprimere pienamente me stesso, mettere a nudo i miei pensieri ed anche un pizzico della mia vita. Il mio obiettivo è far sì che il pubblico possa immedesimarsi nelle mie creazioni, essere il personaggio principale di ogni coreografia, di ogni spettacolo. La prima volta che ho avuto modo di sperimentare questo aspetto della mia pratica è stato con il lavoro  “Venti del Sud” coreografato per Giovanni Calabrò Compagnia di Balletto, un gruppo di lavoro nato a Catanzaro. Questo spettacolo racconta la storia del sud ed ha ottennuto un’ottima reazione da parte del pubblico che mi ha riferito di essere riuscito a riscontrare aspetti della propria storia personale nella performance.  Per me la coreografia è raccontarmi e raccontare, dire la mia e allo stesso tempo donare qualcosa in modo da far sì  che lo spettatore possa uscire dal teatro sentendosi meglio, purificato.

Cosa significa oggi per te la vittoria del Grande Slam, e che contributo vorresti portare a Napoli con il tuo lavoro?

Il Grande Slam è stata l’occasione per farmi conoscere come danzatore e come coreografo, un evento importante a cui non potevo non partecipare essendomi trasferito da poco a Napoli. E’ stata una vittoria importante per me avendo di fronte una commissione molto esigente e professionale. Mi piacerebbe portare il mio contributo artistico a Napoli costituendo un gruppo di lavoro composto da giovani danzatori a cui affidare il compito di danzare le mie creazioni. Passo dopo passo darò vita a questo progetto che è già in costruzione.

Che cos’è per te la danza?

Per me la danza è uno stile di vita, l’unico motivo per cui vale la pena svegliarsi la mattina e tornare a casa sapendo che hai donato qualcosa: è leggere una parola e mettersi a creare uno spettacolo; è sentire una musica mentre fai la spesa e cominciare a ballare; la danza per me é semplicemente tutto.

 

Letizia Gioia Monda

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