Nei miei rinnovati studi nell’Archivio di Stato sulla storia della danza al Teatro di San Carlo, mi sono imbattuta in un personaggio singolare: Raffaella Tarsia. L’ artista venne scritturata nel ruolo di II ballerina nel 1818 dal famoso Domenico Barbaja, impresario di Gioacchino Rossini e dal 1809 al 1840 quasi ininterrottamente direttore del Teatro. Nel 1820 la Tarsia inoltra una lettera di protesta alla Giunta dei teatri del Ministero degli Interni del Regno di Napoli (che aveva il controllo sugli affari di tutti i teatri) in quanto si sente defraudata dei suoi diritti. Cosa era successo? Ci racconta la Tarsia che l’allora famosissimo compositore di balli Salvatore Taglioni ( zio della celebre Maria e per circa quarant’anni Maestro e Coreografo al San Carlo) le aveva affidato il ruolo di Eufrosina nel suo ballo Otranto liberata e che per progredire velocemente nelle prove si era recato anche nella di lei casa. Dopo un’interruzione dovuta ad un viaggio di Taglioni a Milano per impegni con il Teatro alla Scala, alla ripresa delle prove, viene senza alcun preavviso modificata la distribuzione delle parti e il ruolo di Eufrosina assegnato alla sorella del coreografo. Nella lettera la Tarsia rivendica il suo diritto di avere ciò che le era stato già assegnato. Allo stato attuale non mi è dato sapere come fu risolta la questione ma mi ha intenerito la lettera scritta in un italiano corretto e leggibile, firmata invece in maniera tremolante e incerta dalla Tarsia che, probabilmente quasi analfabeta come molti allora, si era rivolta ad un professionista per redigerla. Un caso di bieco nepotismo di Taglioni che preferiva la sorella o il diritto di un coreografo di cambiare gli interpreti della propria creazione? nel pormi un dubbio, forse insolubile, mi imbatto in un secondo e più voluminoso carteggio che riguarda sempre la Tarsia. Nel 1821 si apre un vero e proprio processo della Giunta nei confronti della Tarsia che viene colta da intemperanze durante la prova di una nuova coreografia questa volta dell’ancora più celebre Louis Henry. Non starò qui ad annoiarvi sugli sviluppi della vicenda ma la cosa più clamorosa è che secondo alcune testimonianze la Tarsia si lamentava del fatto che le fosse stato assegnato un ruolo secondario che non rispettava il suo contratto e ledeva la sua dignità d’artista e sconvolta dalla calma e indifferenza del coreografo lo avesse addirittura sfidato a duello con il lancio del guanto!! Capirete che l’ardire e l’originalità della vicenda mi ha solleticato nel capire quale fosse stata la sua conclusione. In un’altra lettera la Tarsia si lamentava della prepotenza del coreografo che le assegnava ruoli mortificanti per farla andare via a vantaggio, questa volta, della propria moglie…. insomma mobbing ante litteram? La conclusione è che la povera Tarsia si fece tre giorni di carcere… anche all’epoca ci si doveva fare delle buone amicizie!!
Roberta Albano