(Esclusiva Campadidanza)

«Ho sempre studiato tutto, dal classico al repertorio, dall’hip hop al musical, dal canto alla storia della danza». Alice Bellagamba è un concentrato di energia e determinazione, si lancia continuamente nuove sfide artistiche. «Studio diverse ore al giorno» dice la ventottenne marchigiana, che da qualche anno si divide tra set e sale danza. Ha da poco presentato al Festival del Cinema di Venezia il cortometraggio Conosce qualcuno? e prossimamente tornerà al cinema con la pellicola horror Le grida del silenzio. Ma la carriera di attrice non ha fatto minimamente affievolire in Alice la passione per la danza. L’ex alunna di Amici continua a ballare e, nel frattempo, si dedica anche all’insegnamento ed è sempre più coinvolta dalla coreografia. Ce lo ha confermato in questa lunga chiacchierata in cui ha ripercorso per Campadidanza il suo cammino nel mondo della danza.

Alice, da bambina sei passata dal pattinaggio artistico alla danza: come è maturata la decisione di lasciare i pattini per indossare le scarpette?

In realtà ballo da sempre, da quando ho cominciato a camminare. Mia mamma era una fan di Michael Jackson, quando ero piccola ascoltavamo le sue canzoni e io non riuscivo a non danzare. Poi a quattro anni è entrato nella mia vita il pattinaggio, per puro caso. Era una giornata d’estate ed ero a passeggio con mia madre e la mia amica del cuore. Ci imbattemmo nella possibilità di una lezione di prova di pattinaggio: la feci e mi piacque molto. Agli allenamenti sono seguiti i vari campionati provinciali, regionali e nazionali, fino ad arrivare a quelli in Svizzera ed in Germania. Ho raggiunto un livello agonistico molto buono ma, nonostante diverse vittorie, ad un certo punto mi sono accorta che il punteggio che ottenevo per lo stile era sempre molto più alto rispetto a quello datomi per le difficoltà. Lo stile è la parte più coreografica, espressiva, una sorta di danza sui pattini. Così, spronata anche dalle persone a me più vicine, in una palestra di Jesi mi sono iscritta ad un corso di danza modern.

Più tardi sei approdata alla scuola del Balletto di Toscana ed all’Aterballetto. Com’è andata?

A tredici anni partecipai ad uno stage estivo alla scuola del Balletto di Toscana. In seguito ad un’audizione mi diedero una borsa di studio. Non ci pensai nemmeno un secondo a cogliere questa opportunità, comunicai subito ai miei genitori di volere andare a studiare danza lontano da casa in maniera professionale, nonostante fossi molto giovane, perché il mio sogno era di diventare una ballerina. Con loro non ci sono mai state discussioni, ma varie e lunghe chiacchierate sull’argomento. Io ero molto convinta, sono sempre stata determinata, grintosa e soprattutto disciplinata, perché la danza e lo sport mi hanno dato un grande rigore. Così i miei decisero di fidarsi e di mandarmi a Firenze. Alla scuola del Balletto di Toscana ho studiato quattro anni, ogni mattina andavo a scuola, un istituto statale, mentre tutti i pomeriggi li trascorrevo in accademia. Questo fino a che un giorno arrivò in scuola per uno stage Mauro Bigonzetti, che mi vide e mi scritturò come ballerina professionista per l’Aterballetto. La mia prima tournée con la compagnia fu in Messico e negli Stati Uniti, avevo diciassette anni. Si susseguirono quattro anni di tour in giro per il mondo, nei teatri di Cina, Nuova Zelanda, Corea, Isole Canarie, Portogallo, Spagna, Germania, Finlandia.

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Cosa ti ha spinta a partecipare ad Amici?

A vent’anni ho deciso di abbandonare il teatro per un periodo perché avevo voglia di avvicinarmi all’altra faccia del mondo della danza, ovvero la tv. E così mi sono presentata ai provini di Amici. All’epoca tra gli insegnanti c’era Mauro Astolfi ed io entrai nella scuola come ballerina di danza contemporanea. Tutto andò molto bene, tanto che arrivai in finale con Alessandra Amoroso, Valerio Scanu e Luca Napolitano.

Per te che venivi dal teatro com’è stato lavorare in tv?

Il linguaggio della danza in teatro è diverso da quello della danza in tv. Ma oggi la danza televisiva tocca anche livelli molto alti, penso a coreografi internazionali come i fratelli Peparini, e ballare in televisione in questi casi è una grande chance.

Quali sono state le figure fondamentali per la tua crescita come danzatrice?

Sicuramente Cristina Bozzolini e Rosanna Brocanello, le due persone che mi hanno scoperto. Porterò sempre nel cuore lo stage con Fabrizio Monteverde, del quale ho anche ballato alcune coreografie. Tra queste non posso non ricordare Barbablù, un passo a due struggente che raccontava di uno stupro e che ho danzato a soli sedici anni. Fondamentali sono stati anche Eugenio Scigliano e Eugenio Buratti. Da un po’ mi sono inoltrata nella creazione e mi sono resa conto che le mie scelte si avvicinano a quelle che vedevo fare da piccola a Buratti, che stimo molto anche come danzatore. E poi Mauro Bigonzetti, che ha creduto in me. Lui è un genio creativo.

Cosa del tuo bagaglio come danzatrice ti è tornato utile per la tua carriera da attrice?

Il mondo della recitazione e della danza si accomunano ma allo stesso tempo sono completamente diversi. Con uno lavori con il corpo, con l’altro con le parole. Portare avanti le due attività con la stessa energia mi è estremamente difficile.

Come ci riesci?

Studio diverse ore al giorno ma soprattutto divido i giorni: tre alla settimana li dedico alla danza e gli altri tre alla recitazione.

alice-bellagamba-2Nel 2015 hai iniziato a collaborare con la Hard Candy Fitness di Madonna, tenendo lezioni nel centro di Roma, e sei diventata docente della Kledi Dance. C’è qualche errore che un insegnante ha commesso con te e che ti sei ripromessa di non commettere con i tuoi allievi?

La maniacalità per il fisico. Mi hanno fatto credere che solo le ballerine estremamente sottili, di una magrezza malata, andassero avanti. Ma non è così, oggi si vedono in scena corpi snelli ma in salute, che hanno il loro ciclo mestruale. Io stessa dico che tutti possono ballare, anche se la danza a livello professionale non è per tutti. Ma ai miei allievi insegno a stare bene con il proprio corpo. A Roma insegno anche ad una ragazza senza braccia, a cui faccio fare le stesse cose che fanno gli altri. Tutti possono studiare danza, mentre per diventare professionisti ci vuole tecnica, rigore e disciplina.

Ci dicevi che ti stai dedicando alla coreografia. Altri progetti?

Come coreografa sto collaborando con dei videoclip, mentre come ballerina sto portando avanti un mio progetto che fonde recitazione e danza.

Un musical?

Un cortometraggio

Un sogno professionale ancora da realizzare?

Ne ho tantissimi, non saprei sceglierne uno solo. La cosa bella della mia vita è che ogni giorno ho un sogno che si aggiunge e, piano piano, riesco a farli avverare tutti.

Infine, quando l’intervista è finita, Alice mi chiede: «Posso aggiungere una cosa?»

Prego.

Desidero ringraziare tutte quelle ragazze che studiano danza e mi chiedono consigli sui social network, considerandomi una sorta di sorella maggiore.

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