bottaro 6Nata diciannove anni fa a Noventa Vicentina (VI), appartiene all’ultima generazione degli splendidi diplomati dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano e ha appena varca

to la soglia della grande danza internazionale. La graziosa Elena Bottaro, giovanissima promessa della danza italiana, ci racconta i suoi esordi e ci parla di sé, nell’attesa di scrivere pagine sempre più fitte nel grande libro della sua vita artistica, che nasce ora.

Parlaci del tuo percorso scolastico. Come ti sei avvicinata alla danza e gli anni di studio alla Scuola della Scala?

Ho sempre amato il movimento. Da piccola ho frequentato un anno amatoriale di danza classica a Vicenza, la città più vicina al mio paesino, per seguire un’amica. Mi è piaciuta subito. Purtroppo ho interrotto perché il corso non coincideva con gli orari scolastici. Successivamente ho intrapreso un semplice corso di ginnastica artistica, ma dopo un anno ho smesso anche quello, perché mi volevano mandare ai corsi agonistici. All’età di dieci anni mio padre, insegnante di tecnica Alexan

der che già lavorava a Milano, mi chiese se mi avrebbe fatto piacere riprendere il percorso della danza classica presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Dopo il provino feci un anno di corso propedeutico e all’età di undici 

anni che iniziai il mio percorso accademico.

Quali sono state le difficoltà maggiori?

È stato difficile e impegnativo riuscire a portare avanti parallelamente le formazioni dell’Accademia di danza e del Liceo. Dal mattino al pomeriggio eravamo in Scuola di ballo, poi dalle 16.00/17.000 fino alle 21.20 sedevamo sui banchi di scuola. La routine abituale era molto intensa, soprattutto all’ottavo corso, per la preparazione al diploma e le audizioni per le varie compagnie, oltre alla preparazione per l’esame di maturità. Il tempo libero scarseggiava, ma ora che ho concluso sono soddisfatta e penso che ne sia valsa la pena.

I momenti più belli?

Ricordo che il momento più atteso dell’anno era il saggio della Scuola. Avanzando ho potuto partecipare a molti spettacoli che mi hanno permesso di ballare in teatri italiani ed esteri (come a Belgrado, Madrid e Mosca) coreografie selezionate dal Direttore, Fréderic Olivieri, che hanno progressivamente arricchito la mia formazione. I momenti belli a Scuola sono stati tanti, sia per la crescita insieme ai miei compagni e amici, sia per la gioia dopo un esame ben superato o dopo uno spettacolo. Comunque non posso negare tutta l’energia e la fatica che ci vogliono per intraprendere questo tipo di carriera. La determinazione e la diligenza sono fondamentali. Ho sempre guardato al diploma con pensiero sognante e quando è arrivato il giorno io stessa ero incredula. Nonostante tutta la tensione, come diceva il mio partner del Passo a due, quello doveva essere un giorno di festa. Un giorno gioioso: la nostra conclusione degli studi. E così è stato. Mi sono rifiutata di essere ipercritica per quel giorno, come è andata è andata. E, riguardando indietro, sono davvero grata per tutto quello che l’Accademia e il suo meraviglioso staff hanno saputo darmi.

Cosa ti aspetti dal mondo del lavoro e dove sei impegnata ora?

Attualmente faccio parte del corpo di ballo dello Staatsoper di Vienna. Per me il mondo lavorativo è relativamente nuovo e sto ancora imparando molto. D’altronde mi aspetterà una stagione di intenso e duro lavoro, ma mi rallegro all’idea delle tante esperienze che potrò fare.

Hai già le idee chiare su dove puntare?
Il sogno di ogni ballerina è quello di raggiungere la maturità artistica. C’è ancora molta strada da fare, ma la realtà è che non mi importa dove arriverò, mi basta arrivarci felice.
Qual è la qualità più importante per un allievo di una Scuola così?
Indispensabile è la capacità di apprendimento. Quando si comprende il metodo di apprendimento più efficace su se stessi è tutto più semplice. D’altronde in Scuola è importante seguire l’insegnamento del Maestro e in compagnia è importante ricordarlo.

E la qualità principale di una danzatrice che sia un’artista e non solo una brava “esecutrice”?

Un caro amico prima di entrare in scena mi dice semplicemente di divertirmi. E ha ragione. Una brava danzatrice è in grado di portare in scena tutte le emozioni che ha provato nella vita. Credo che sia una sensazione bellissima avere un tale controllo del proprio corpo per potersi lasciar andare.

Quanto sono importanti l’istruzione e la cultura per una danzatrice?

Prima di essere ballerini, siamo persone. E in quanto tali credo che l’istruzione e la cultura dovrebbero interessare a tutti.

Come giudichi l’attuale propensione collettiva per la danza maschile?

La danza è diventata più virtuosistica, per questo i ballerini maschi sono molto acclamati.

C’è un Maestro che ti è rimasto nel cuore?

Passo dopo passo in questa scuola ogni insegnante mi ha lasciato un segno. E tutti mi hanno sempre trasmesso la loro passione e il loro amore.

E con altrettanta passione noi auguriamo a Elena Bottaro di portare alto il nome della danza italiana nel mondo, così come è stato nel corso della storia. Una storia, quella della Danza, ancora spesso misconosciuta nel nostro Paese. Purtroppo.                                                                                Foto V. Komissarova

Maria Venuso

Sotto il video del Passo a Due “Gymnopédie” di Roland Petit,  interpretato da Elena Bottaro e Jacopo Tissi al Palazzo del Cremlino di Mosca

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