Stanislao Capissi foto di Francesco Squeglia
Stanislao Capissi foto di Francesco Squeglia

Ha tutte le carte in regola per diventare uno dei protagonisti della danza italiana, e non solo. Napoletano, giovanissimo, bello, Stanislao Capissi – di lontane origini greche – ha un sorriso accattivante che conquista immediatamente. Corpo scolpito, eleganza innata, subito dopo il diploma conseguito alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo, la più antica d’Italia, è entrato in compagnia  interpretando una grande quantità di ruoli, con notevole successo personale.

Sensibile e allegro, ‘Stani’ è uno che prima di tutto ci mette il cuore.

Com’è nata la sua passione per la danza?

Mia madre accompagnava i miei due fratelli in una scuola privata, io giocavo a pallone. Un giorno mi chiese di provare a fare una lezione, visto che c’erano tante ragazze mi sarei divertito…all’inizio era più un gioco che una passione poi ho capito che forse potevo costruire qualcosa di interessante, ci ho creduto fino in fondo tanto da decidere di fare l’audizione per entrare alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo. Sono stato preso al secondo corso e da allora è cambiato il mio approccio allo studio. La strada per diventare un ballerino è veramente lunghissima ma ho capito che volevo provarci. Dopo tre mesi la direttrice Anna Razzi mi ha promosso al terzo corso e da allora è iniziato il vero impegno. La danza non è una disciplina semplice, ci vogliono passione, dedizione e una forte motivazione. Non si arriva mai ad un punto, c’è sempre qualcosa da imparare, è una ricerca continua.

Che cosa è stato difficile?

Entrare nel mondo della danza da professionista. Il diploma rappresenta un punto di partenza per continuare a lavorare con ulteriore impegno, all’inizio può essere destabilizzante, annienta la fiducia che hai in te stesso. Ho avuto la fortuna di avere tanti amici che mi hanno aiutato. Tutto questo mi ha dato la forza di entrare in un corpo di ballo, quello del Teatro San Carlo, dove mi impegno ogni giorno per sviluppare al massimo le mie potenzialità.

Guardando indietro c’è qualcuno che ha inciso nel suo percorso?

Più di una persona, la prima è stata la direttrice Anna Razzi che mi ha fatto capire molte cose, e poi Giovanna Spalice e Margot Provenzano perché entrare nel mondo professionale non è facile. Devi credere in te e dimostrarlo agli altri. Ringrazio anche molti miei colleghi del teatro che ogni giorno mi spingono a raggiungere traguardi sempre più alti.

Che cosa la colpisce in un danzatore?

La presenza scenica, la raffinatezza dei dettagli. Sono le due cose che vorrei avere e per cui lavoro tanto. Essere se stessi, liberando la propria emotività in scena, è fondamentale. Solo così riesci ad esprimere i sentimenti che vivi nel tuo cuore davanti a persone che non conosci.

Che cos’è la forza?

Tutto. A volte si è stanchi o doloranti, la forza ci sostiene, ci dà la carica per andare avanti, per essere sicuri in scena.

In pochi anni ha lavorato con alcuni dei grandi nomi della danza come Carla Fracci e Svetlana Zacharova. Che cosa ha imparato da loro?

La flessibilità, frutto di anni e anni di lavoro. Le ho viste provare due giorni e andare in scena come se avessero provato due mesi. Sono grandi professioniste, il nostro lavoro è fatto di lunghe prove, di ripetizioni infinite,e tutto questo poi si stratifica. Per riuscire a trovare la giusta affinità con il partner ci vuole tempo, loro dopo due prove sono già perfette.

Le è mai capitato di avere paura?

Si, c’è sempre la paura di entrare in scena, di non essere all’altezza delle aspettative. La danza oggi ha livelli molto competitivi, bisogna saper fare sempre di più. All’inizio, ero molto attento alle mie responsabilità del ruolo, pian piano andando avanti nel percorso artistico l’esperienza si accumula e si è più rilassati, con l’abitudine al palcoscenico si diventa più naturali, c’è una grande piacevolezza nel ballare, si è a proprio agio.

Tre aggettivi che la rappresentano?

Solare, instancabile nel lavoro, profondo. Mi piace osservare, andare fino all’essenza delle cose, conoscere le persone al di là delle apparenze.

Che cosa la emoziona?

Stare in scena. E’ una sensazione bellissima, provarla al Teatro San Carlo è immensa.

Sono molto sentimentale, mi emoziona l’amore ma sono testardo e faccio un po’ il duro quindi non sempre lo manifesto.

E il Teatro San Carlo che cosa rappresenta per lei?

Entrare in un corpo di ballo già unito, forte, compatto, e riuscire a ballare in ruoli importanti non è facile. Sono stato molto fortunato e voglio ringraziare la compagnia – oltre ad Alessandra Panzavolta e Lienz Chang, attuale maître de ballet- che mi ha dato la possibilità di lavorare serenamente, in un clima di fiducia e rispetto trattandomi da professionista anche se avevo solo  diciannove anni quando sono entrato nel Corpo di Ballo.

Che cosa è cambiato nel mondo della danza?

La danza di oggi è molto tecnica,si vedono evoluzioni incredibili. In passato si dava molta più importanza all’espressività, alla mimica, al raccontare una storia. Il ballerino non parla, esprime le proprie emozioni attraverso la danza.

E’ ambizioso?

Assolutamente si. Credo molto in me stesso, non sempre in verità…ma sono convinto di riuscire a costruire qualcosa, anche se sto ancora cercando di capire cosa. Vorrei interpretare tutti i ruoli del repertorio classico nonostante mi senta, almeno per ora, prevalentemente romantico. Uno dei miei balletti preferiti è Romeo e Giulietta di MacMillan.

Chi è il suo mito?

Mikhail Baryshnikov, fin da quando ero piccolo. Ma anche ballerini eccellenti come Roberto Bolle, Giuseppe Picone, Alessandro Macario, Federico Bonelli.

Che cos’è il talento?

Qualcosa che non acquisisci studiando, o ce l’hai o non ce l’hai. Si manifesta da piccoli ma devi avere la fortuna di incontrare persone che credono in te e ti fanno lavorare nel modo giusto. Avere talento non vuol dire avere la certezza di diventare qualcuno. E’ un potenziale in più ma bisogna lavorare il doppio.

Che cos’è la danza per lei?

Era un gioco poi è diventata una passione fortissima a cui dedico tutto il mio tempo. Mi ritengo fortunato perché ho avuto qualche soddisfazione, sono giovane e ho interpretato già dei ruoli importanti ma i sacrifici sono tanti. Anche se non li chiamerei sacrifici perché io per la danza farei qualunque cosa. E’ un lavoro molto duro ma bellissimo.

Elisabetta Testa

le foto pubblicate sono di Francesco Squeglia

Stanislao Capissi foto di Francesco Squeglia
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