Salerno Danza
"Bolero". Coreografia di Michele Merola. Foto di Riccardo Panozzo

SALERNO – Sabato 1 luglio ha il via Salerno Danza Festival 2023: 18 performance e 16 compagnie internazionali in scena per tutto il mese di luglio. Gli Scavi Archeologici di Velia e poi Palazzo Ricci e il Giardino degli Ulivi di Ascea saranno palcoscenici naturali per questo festival, che apre con il Barbiere di Siviglia firmato da Artemis Danza. Non mancheranno i workshop: tre gli appuntamenti con gli stage in programma a Palazzo Ricci. Il 13 luglio con Suzanne Miller; dal 19 al 22 con Maxine Heppner; dal 19 al 22 con Matteo Bittante.

Tre magiche location

La poesia delle notti stellate, la magia di tre palcoscenici naturali, l’emozione dell’arte dal vivo. La somma di questi elementi è Salerno Danza Festival 2023. L’evento dedicato ai linguaggi della danza contemporanea in programma da sabato 1 a sabato 29 luglio in tre luoghi magici e pregni di storia: gli Scavi Archeologici di Velia, Palazzo Ricci e Giardino degli Ulivi di Ascea. In programma 18 performance interpretate da 16 compagnie italiane e straniere.

La manifestazione è ideata dal CDTM – Circuito Campano della Danza e realizzata con il riconoscimento del MIC, che ha inserito Salerno Danza Festival nella sua programmazione triennale. Sostenuta dalla Regione Campania, Salerno Danza è considerata tra le più qualificate e professionali realtà del Sud Italia.

«Il progetto artistico, fin dalla sua prima edizione, punta a generare e rinnovare le connessioni tra artisti della scena internazionale e il territorio del Cilento. Da una parte i linguaggi della danza contemporanea, dall’altra il codice dei luoghi storici. Arte, turismo e cultura si combinano in un’unica esperienza», sottolinea Mario Crasto De Stefano, direttore del CDTM Circuito Campano della Danza che già dall’anno scorso è affiancato nella direzione da Luigi Aruta, giovane danzatore e coreografo.

L’antica polis

Si comincia sabato 1 luglio alle 21.15 agli Scavi Archeologici di Elea Velia, prima polis della Magna Grecia e poi città romana, area di storia e filosofia. Qui va in scena Il Barbiere di Siviglia di Artemis Danza di Parma. La coreografa Monica Casadei ha immaginato lo spettacolo come un avveniristico “balletto d’azione” che, come di consueto, coinvolge in una contaminazione di linguaggi tutto il corpo creativo di Artemis che si confronta con Rossini.

Il giorno successivo, sempre agli Scavi, si esibisce la MM Company in Bolero Soirée, una versione rivisitata del capolavoro di Maurice Ravel che è ancora oggi tra i brani più ascoltati della storia della musica. L’ispirazione del coreografo Michele Merola, Premio Positano Leonide Massine per l’Arte della Danza, si è focalizzata sul ventaglio inesauribile dei rapporti umani.

Una prestigiosa sede

Venerdì 7 luglio, invece, ci si sposta a Palazzo Ricci – De Dominicis, ex torre di avvistamento negli anni in cui gli abitanti Velia, ormai abbandonata, dovevano difendersi dalle incursioni dei Saraceni e, successivamente, sede nobiliare prestigiosissima. Questo sarà il palcoscenico di Salerno Danza Festival fino al 15 luglio. Venerdì 7, quindi, inaugurano prima l’ARB Dance Company e poi Campania Danza. L’ARB racconta Le Persone dentro, spettacolo di e con Roberta De Rosa ispirato al libro Una stanza piena di gente di Daniel Keyes. La performance di Campania Danza invece, Canzoniere d’è piccerelle, si propone di avvicinare i ragazzi alla musica attraverso la canzone napoletana: canzoni, lingua e tradizioni di un patrimonio culturale che tutto il mondo invidia.

Sabato 8 luglio tocca alla Compagnia Naturalis Labor in The day when I chose to be a daughter. Figli che indagano sullo stato di “figlianza”. Un’analisi profonda, poetica e intrisa di visioni segrete che rispondono ad un unico quesito principale: essere figli dura tutto il corso della vita? A seguire la Compagnia Dèja Donnè in This must be the place, un progetto coreografico ispirato al concetto di utopia.

Il 9 luglio Romanza della Compagnia Twain. Lo spettacolo prende spunto dal cortometraggio Submission di Theo Van Gogh, ucciso da un integralista islamico ad Amsterdam il 2 novembre 2004. La narrazione è cruda, senza timori, né allusioni. Tre quadri, che partendo dal nero del niqab che nasconde il volto, al bianco candore delle spose bambine, arrivano alla consapevolezza della feroce presenza dell’assenza.

Il 14 luglio tocca a Suzanne Miller & Co (Canada) in Opus. La coreografia attinge da risorse autobiografiche usando la danza come forma di conoscenza – memoria e creazione per rivelare le gioie e i dolori dell’essere umano. Nel suo assolo, Suzanne dà vita al linguaggio e trasforma un semplice pezzo di stoffa bianca in persone immaginate, compagni di ballo invisibili in un valzer con cari e sconosciuti. La stessa sera anche la Compagnia Concorda ne La ballata di Colapesce. La leggenda di un ragazzo che trascorre tutto il suo tempo nel mare tramandata da materiali orali e scritti di origine siciliana, napoletana e spagnola, raccolti e elaborati dallo scrittore Giuseppe Pitrè, da Benedetto Croce, da Italo Calvino, dalla filologa Maria D’Agostino.

Il 15 luglio il Symposium della Compagnia Nina. Lo spettacolo si costruisce nell’incontro tra Davide Valrosso con un musicista/artista che vive i luoghi del Cilento. Tony di Matteo che incontrerà l’autore lo stesso giorno della performance. Symposium affonda la sua radice nel valore della scrittura istantanea. Il lavoro si realizzerà nel primo mix & match tra i due artisti, mantenendo aperta la possibilità ad una narrazione diretta con il pubblico.

Palcoscenico a cielo aperto

Le ultime quattro date di Salerno Danza Festival saranno al Giardino degli Ulivi di Ascea. Un palcoscenico a cielo aperto tra alberi secolari, luci naturali del tramonto rosso e sottofondo di cicale. Qui due performance il 21 luglio. Il sipario si apre su il Balletto Teatro di Torino in Play_Bach. Un viaggio emotivo, ludico, che porterà i danzatori in aree di ascolto corporeo differenti. A seguire Contart in 24,42 due numeri pari, cifre palindrome che rappresentano due cicli: uno inizia, si innalza, l’altro lo raggiunge, decresce e conclude. Sono la giovinezza e la maturità che si incontrano nei cieli profondi della consapevolezza.

Il 22 luglio triple bill con BorderlineDanza in Romeo e Giulietta, prima nazionale, nuova creazione di Claudio Malangone con la musica originale di Alessandro Capasso. A seguire Across Oceans Arts in Nine Bronze Pieces di Maxine Heppner (Canada): riverberi, vibrazioni, impulsi. Dolcezza del vento di bambù. Melodie di ossa. Quando un uomo allunga la mano per aiutare una donna ad alzarsi dal pavimento, la loro energia combinata si mescola nei palmi delle loro mani. A seguire ancora, la restituzione al pubblico dei laboratori con Maxine Heppner e Matteo Bittante, tenuti all’interno del Festival.

Il 28 luglio Arabesque Dance Company (Vietnam) in Kliselamef (femalesilk) e melting. L’identità delle donne vietnamite è sempre il duro lavoro e le difficoltà, perché sono sempre forti per superare tutte le sfide della vita, non importa quanto dura sia la vita. Diversamente dal loro aspetto morbido e debole, sono flessibili, forti, resistenti, duri e persistenti. Poi BorderlineDanza in Invisible Patterns della coreografa di fama internazionale Joan Van der Mast che ha debuttato questo inverno in Macedonia.

Il 29 luglio ultimo doppio appuntamento con Borderline in Thread di Susan Kempster: sei danzatori legati al filo (thread), inteso come metafora del modo in cui siamo tutti connessi e interdipendenti. Subito dopo Interno 5 in Cenabis bene: un lavoro fatto di dettagli, di segni linguistici che si incontrano e si mescolano, ponendo sempre al centro della ricerca l’artista e la sua persona. 

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