ROMA – Il 23 maggio alle 20, Roma time, e alle 14.00, NY time, sulla piattaforma Zoom va in onda Porta Regia performance 2, performances dal vivo pensate ai tempi di Zoom. Protagoniste sono le danzatrici della CRDANCE Company, compagine fondata nel 2007 a New York da Caterina Rago, artista italiana formatasi all’Accademia Nazionale di Danza con importanti esperienze di formazione e un’attività artistica internazionale.

Attualmente Cheryl Kaplan è Executive Director della CRDANCE Company. Il secondo artista coinvolto è Mario Piazza, coreografo e artista protagonista di numerosi spettacoli per fondazioni liriche nazionali e internazionali quali il Teatro dell’Opera (Roma), il Teatro di San Carlo (Napoli), Teatro Schlosser (Vienna), il Maggiodanza Opera, (Firenze), la Sofia Opera House (Bulgaria) e la Stara Zagora State Opera (Bulgaria), è anche docente di composizione coreografica all’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Protagoniste di entrambi i brani sono: Caterina Rago, Sarita Apel, Lissa Smith, Jasmine Gobourne, Amanda Egan, Maya Balam Meyong, Carley Marholin, Cara McManus e Hannah Wagner.

Zoom è come una “porta transitoria” sullo spettacolo dal vivo

Porta Regia allude alla porta centrale in un palcoscenico – racconta Caterina Rago, contattata da Campadidanza – ma anche a quella posta nei primi teatri romani, non ancora costruiti in pietra, e quindi temporanei, costruiti occasionalmente per un rito. Anche Zoom oggi, in epoca di pandemia, rappresenta una porta transitoria sulla danza e sullo spettacolo dal vivo”.

Un progetto che mette in discussione il conflitto tra teatro, cinema e tecnologia

Porta Regia è un programma di performance inteso a mettere in discussione il drammatico conflitto tra teatro, film e tecnologia – dice ancora Caterina Rago – Abbiamo voluto dare al nostro pubblico un accesso senza precedenti al pensiero che definisce la coreografia ai tempi di Zoom. Il programma comprende Morso d’amore brano interamente costruito su Zoom ma che prevede una sua esecuzione anche dal vivo. Ribalta le tradizionali aspettative di una tarantella, la danza radicata nelle tradizioni del Sud Italia dal XV al XVII secolo per curare dal morso velenoso della taranta. Animale mitico, capace di iniettare veleno con il suo morso e provocare malinconia, aggressività o comportamento erotico”.

“Si diceva che tre o quattro giorni di danza in uno stato simile alla trance avrebbe alleviato il corpo dal suo trauma fisico e psicologico. La prossima domenica debutterà il secondo atto di Morso d’amore basato sul  canto O fortuna, tratto dai Carmina Burana composti da Carl Orff nel 1935, rielaborati su carmi medievali germanici in latino”.

Uno spettacolo creato virtualmente ma pensando al palcoscenico

Come avete lavorato in questo periodo, chiediamo ancora alla Rago?. “La danza è stata realizzata virtualmente, ma la struttura coreografica è stata immaginata per il palcoscenico. Il secondo atto è stato creato come una denuncia contro il destino, utilizzando l’esorcismo implicito nella tarantella che permette di andare oltre ciò che è considerato ineluttabile. Il secondo atto di Morso d’amore sfrutta appieno le possibilità offerte da Zoom e dalla esecuzione della danza dal vivo.

Mario Piazza firma “Vita mia”

Mario Piazza è l’autore del secondo brano della serata Vita mia che ci presenta la sua elaborazione attraverso Zoom.  

 “E’ la mia prima collaborazione con la compagnia fondata da Caterina Rago ed è nata proprio dall’idea di un lavoro realizzato tramite Zoom – dice Piazza – Vita Mia è un progetto nato per Zoom, specifico per chi è a casa, realizzato da casa per chi era a casa. Si tratta di una performance completa in cui è presente teatro, gesto, voce, storytelling”.

Il titolo allude quindi alla vita di questo anno, vissuta in casa? “Ho pensato a Narciso che si specchia nel laghetto e vede riflessa la sua immagine – afferma Piazza – noi ora ci affacciamo con i nostri turbamenti al mondo esterno tramite il mezzo web come estensione del nostro pensiero. Il computer ci ha imposto di essere in contatto con noi stessi, le nostre paure. Utilizzando Zoom vediamo anche la nostra immagine riflessa nello schermo del computer, ho trasformato questo in un desiderio di incontro amplificato e moltiplicato in molte immagini di sé. Ho chiesto ai danzatori di andare ad incontrare se stessi, di raccontarsi, come un incontro con un amico immaginario, un orso che rappresenta il primo amico di ogni bambino.

“È una performance ironica, in questo incontro intimo ci si può imbattere anche in una parte negativa di sé, o un amico fraterno, o un amore ideale. Ognuno ha lavorato nel proprio spazio newyorkese”.

Il “Giornale ricettivo danzato”

In questo lavoro è stato condizionato anche dai mesi di didattica a distanza svolta con i suoi studenti?

“In questo periodo ho elaborato un concetto creativo “il Giornale ricettivo danzato”, che può essere legato ad un nuovo modo di fare performance suggerito dall’approfondimento di quelle che sono le linee guida della nostra esistenza, compressa in una serie di regole pervasive. Immagino una sorta di circo come Athlet of God, un circo delle emozioni.”

Martha Graham chiedeva di adattarsi alla danza così come ci si adatta alla vita

Per Martha Graham il danzatore, o Athlet of God, acquista con fatica e impegno una capacità corporea e psicomotoria che lo adatta alla danza così come ci si deve adattare alla vita, imparando a soffrire e a superare frustrazioni? “Si è proprio così lavorare a distanza ci ha spinto a rivelare ancora maggiori costrizioni in cui siamo quotidianamente immersi. Ma l’idea può essere sviluppata anche in presenza, con una costrizione diversa. Mi chiedo cosa succede, come reagiamo quando siamo costretti, anche lo spazio performativo è costrizione, anche una tecnica di danza può essere vissuta come costrizione, anche per questo parlo di ammaestratori e ammaestrati poiché nella vita siamo sempre educati e indirizzati”.  

Vita mia – conclude Piazza – acquisisce una turbolenza naturale e, a volte, è compensata da una frenesia smorzata o da una calma momentanea mentre i ballerini si esibiscono sulla musica di Ludwig Van Beethoven e TechnoTribal. Movimenti banali sono intercettati da gesti drammatici sovradimensionati che sfidano i limiti spaziali e le ansie di Zoom, creando una cadenza fisica che inizia, si ferma e si gonfia in un movimento cacofonico.

Per assistere alla performance il ticket è acquistabile su https://bit.ly/3vTvw5Y

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.