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Marco Chenevier racconta T*DANSE la sua sfida in Valle D’Aosta

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Quest’anno il T*DANSE – Festival Internazionale della Nuova Danza di Aosta è giunto alla sua terza edizione, continuando ad portare avanti con passione una missione: quella di promuovere e diffondere la danza contemporanea nel territorio delle Alpi Occidentali attraverso nuovi sguardi sulla scena contemporanea europea e con una sempre viva attenzione all’interazione con le nuove tecnologie applicate all’arte. Anche quest’anno la direzione artistica è di Marco Chenevier che in collaborazione con la performer Francesca Fini offre una visione poliedrica e multidisciplinare, investe sulla qualità e si allontana da una concezione legata ai grandi nomi, affiancando artisti giovani ad artisti di lungo corso. Si distingue inoltre per l’attenzione alla performance art cui viene dedicata una sezione specifica. Se in T*DANSE la variegata programmazione artistica occupa un ruolo fondamentale, determinante è la modalità di coinvolgimento che il festival rivolge al territorio. Al centro del progetto rimane infatti la volontà di costruire una vera comunità composta da artisti e pubblico, basata sulla condivisione di strumenti, idee, visioni del mondo. Abbiamo incontrato Marco Chenevier per farci raccontare il suo progetto per cambiare il mondo della danza in Val D’Aosta.

Da autore a direttore artistico, cosa ti ha spinto ad organizzare un festival internazionale di danza ad Aosta?

Da autore e produttore non avevo nessuno a cui proporre il mio lavoro sul territorio regionale: non esistevano piattaforme per il contemporaneo. Ci siamo quindi detti che fosse il caso di pensarci!

Che cosa hai portato della tua esperienza internazionale in questo progetto?

Tutto. Abbiamo copiato tutto ciò che ci piaceva nelle piattaforme internazionali e che vorremmo ci fossero sempre anche dove poi, come compagnia, siamo programmati.
L’ospitalità, l’audience engagement, il lavoro con le scuole e con i licei, la programmazione pluridisciplinare, gli incontri con gli artisti, il permanere tutta la durata del festival,… abbiamo copiato TUTTO. Ci piacerebbe che altri, in Italia, copiassero…!

Come ha reagito la Cittadella a questa sfida? Che cosa significa organizzare un’iniziativa del genere ad Aosta?

È complicato e mancano le competenze. Ma stiamo lavorando, assieme, per costruire ed acquisire le competenze, formando gli organizzatori di T*Danse (e di altri progetti, idee che potranno nascere in autonomia!) di domani. Sono certo che presto vedremo dei giovanissimi prendere la testa della direzione artistica e dell’organizzazione, magari proprio tra i tanti appassionati dell’alternanza scuola lavoro che stanno collaborando con noi!

T*Danse et technologie: Teatro, Danza e Tecnologie, che significato ha per te questo trinomio?

Corpo, osservazione del Mondo, iper-umanità.
Il corpo è il mio strumento di lavoro, effimero, presente, veicolo.
Il teatro il luogo dove amo ragionare ed osservare il Mondo.
La tecnologia uno strumento aumentante i nostri sensi e che caratterizza la contemporaneità.

 

In futuro pensi di programmare anche residenze per intensificare il rapporto tra l’artista, il festival ed il territorio?

Questo, come molte progettualità, dipende soprattutto dalla risposta dei territori, dalla Regione e dalla sua volontà di partecipare (o meno) alla conferenza stato-regioni per attivare il dispositivo. Quello che manca, sul territorio regionale, è anche una “casa” (o delle case) del teatro, dove si possa lavorare sul lungo termine e su progettualità più continuative. Manca un teatro, manca un circuito, mancano delle residenze: ci stiamo lavorando, e apriamo, come sempre, tutte le porte (e le finestre) a tutte le realtà del territorio ed alle istituzioni. Abbiamo in mente un’idea del Mondo molto precisa, e quest’idea è collettiva e partecipata, e si danza, si danza fino allo sfinimento. Ma si danza assieme, tutti in maniera differente, ma assieme.

 

Letizia Gioia Monda

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