Home Blog Curiosità e Storia della danza La danza e il suo percorso nella storia/Parte 1

La danza e il suo percorso nella storia/Parte 1

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La danza accompagna da sempre il cammino evolutivo dell’uomo. Originariamente, essa formava parte dei rituali: era eseguita durante le cerimonie funebri,ad esempio, o seguita in forma di preghiera, o come parte integrante di momenti di aggregazione della collettività, nelle feste popolari o nei momenti di compagine in generale. Nelle società tradizionali la danza era quindi connessa a funzioni cerimoniali e culturali e segnava i principali passaggi di status nella vita del singolo, svolgendo un ruolo importante nella costruzione e trasmissione dei valori condivisi dal gruppo.

Nel Paleolitico, nel Mesolitico e nel Neolitico già si danzava

In epoche molto antiche, nel Paleolitico, nel Mesolitico e nel Neolitico, già si danzava. L’uomo primitivo raffigurava se stesso sulle pareti delle rocce in scene in cui era visibile il movimento. Le raffigurazioni mostravano l’uomo in uno stato di disequilibrio, con una gamba in appoggio e l’altra sollevata ad esempio, oppure impegnato nell’esecuzione di giravolte. Queste erano eseguite vertiginosamente, fino alla perdita della conoscenza, con in dosso maschere e pelli. Esse si ritrovavano nelle culture più diverse: sia in culture primitive antiche, sia in culture antiche di oggi. Forme di danze spesso erano eseguite anche in riti funebri o per imitare gli animali. Più avanti, nel Mesolitico, le danza cominciò ad avere un’organizzazione comunitaria, cioè all’ interno di danze di gruppo. I movimenti eseguiti erano delle ronde in cerchio, a spirale o a serpentina e rimandavano alle rotazioni cosmiche, un uomo era poi al centro del cerchio che conduceva il gruppo (coro). Nel Neolitico, periodo caratterizzato dalla nascita di comunità dedite alla caccia, dai primi agglomerati urbani e le prime istituzioni come la famiglia, le danze si evolvono. All’ interno si trovavano disposizioni come le due file di danzatori oppure posizioni disegnate con linee ad angolo come ad esempio la svastica.

L’utilizzo delle armi nella danza si ritrova fino al Settecento

Il segno sacro della svastica si ritrova più tardi anche in molte figure dell’antica Grecia, dell’antico Egitto e tra gli Etruschi, utilizzato come elemento decorativo, accanto a questo segno si trovano altre forme di significato simbolico con oggetti in mano o con le armi. Nell’ antichità la danza era spesso strumento di espressione anche negativa. L’utilizzo delle armi nella danza, anche se solo simboliche, lo si ritrova fino al Settecento, nel Medioevo in particolare troviamo il cosiddetto Teatro delle armi. A partire dal VI millennio a.C abbiamo testimonianze di danze sulle ceramiche dei vasi dipinti a partire dai popoli Babilonesi. Si coglie in queste raffigurazioni una ricerca di grazia e armonia, le pieghe delle vesti, che mostrano leggerezza e bellezza aggiungono un carattere armonico alla danza. Appaiono in questo periodo gli strumenti a percussione che accentuano l’idea del ritmo. Si aggiungono movimenti e gesti più complessi come la testa rovesciata all’indietro. Della Grecia antica troviamo dipinti sulle pareti dei grandi saloni che ritraggono danzatori in movimenti tipici come il palmo della mano verso l’alto o verso il basso.

Nell’antica Grecia la danza ha un significato religioso

In Grecia la danza ha all’origine un significato religioso. Era un’arte insegnata dalle muse o dagli stessi dei. Era un dono che l’uomo aveva dagli dei per mezzo delle muse, essa appariva come una preghiera. Per i greci, inoltre, la perfezione del corpo non significava solo salute fisica ma anche mentale e la chorèia (danza corale) era l’educazione alla danza, la più completa. In Grecia le danze si dividevano in due grandi gruppi: le danze apollinee e le danze dionisiache dedicate rispettivamente al dio Apollo e il dio Dionisio.

Danzatrice in terracotta, 350 a.C circa, British Museum, Londra.

Le danze apollinee

Le danze apollinee erano danze lenti e solenni, consistevano in cortei processionali accompagnati da canti verso il tempio della divinità. Tra esse l’emmeleia che era eseguita in occasione delle Theoxenie, feste in cui gli esseri umani dimostravano la loro virtù o pietà ad uno sconosciuto che si rivelava essere una divinità travestita. Le partenie erano cortei danzanti di vergini che si tenevano per mano sotto una guida chiamata corifea, esse eseguivano danze in occasione della festa di Athena Partenos. La peana era invece una danza a carattere magico-apotropaico eseguita per impetrare salute e guarigione, dai movimenti molto vivaci. Le gimnopedie erano la trasposizione coreica di movimenti ginnici e guerreschi. Eseguite dai giovani ragazzi nudi in palestra o negli stadi, costituivano un addestramento alle arti belliche. La pirrica, eseguita in assolo a coppie e in forma collettiva, è conosciuta oggi come la più famosa danza delle armi del popolo greco la cui invenzione è attribuita ad Achille.

Le danze dionisiache

Le dionisiache, in onore del dio Dionisio, erano dei riti propiziatori della fecondità durante i quali si beveva molto vino, alterando così il corpo e la psiche, e ci si scatenava in follie mistiche e orgiastiche che provocavano la perdita di conoscenza. Le danze dionisiache più famose sono: la kòrdax, danza tipica della commedia, prevalentemente a contenuto volgare. L’òklasma, danza persiana con caratteristiche acrobatiche. La sikinnis, danza usata nel dramma satiresco, a contenuto scurrile.

Vaso greco a figure rosse, 450 a.C. circa, Parigi, Louvre. Raffigura tre menadi danzanti o baccanti.

Nella Roma antica

La danza nella civiltà romana si basava su pochi elementi autoctoni, il resto era stato attinto dai greci. Roma divenne però il primo luogo di globalizzazione in cui prevalse la pantomima. Tra le danze autoctone vi erano la danza della guerra e della primavera. La danza della guerra era dedicata al dio Marte e caratterizzata dalla saltazione con le armi. Essa era eseguita e insegnata dal collegio dei Salii fondato, secondo la leggenda, da Numa Pompilio e composto da dodici danzatori vestiti in tunica rossa e armatura.

Danza dei Salii

Il collegio dei Fratelli Arvali anch’esso composto da dodici danzatori dedicava le loro feste e danze alla rinascita primaverile. Secondo lo storico Tito Livio, a Roma la danza avrebbe avuto la sua massima espansione a partire dal 364 a.C, anno in cui vennero istituiti i ludi scenici per placare l’ira degli dei in occasione della pestilenza. Il popolo romano era un popolo principalmente dedito alle guerre, quindi le sue danze autoctone erano maggiormente dedicate alla guerra.

L’influenza della Grecia

Tra il IV e il II secolo avviene una forte penetrazione della danza a Roma dovuta al rapporto con il mondo greco. Si assimileranno i modi greci e in particolare quelli di derivazione apollinea. Nelle cerimonie pubbliche “le Supplicazioni” del 207 a.C vedevano la comparsa di cori di fanciulle con costume ellenico, non mancarono però episodi di censura quando Scipione l’Emiliano cominciò ad indignarsi per il carattere ardito di alcune danze, egli fece chiudere tutte le scuole. Con l’avvento dell’impero la danza a Roma diventa un attributo per brillare in società. Nell’età augustea nasce la pantomima creata da due liberti, Pilade di Cilicia e Batillo di Alessandria. Inizialmente essi si esibivano singolarmente poi in coro. Più avanti, per accentuare la componente erotica delle rappresentazioni, fu inserita nelle esibizioni anche la presenza femminile. (Età augustea dal 43 a.C al 17 d.C.).

Bibliografia:

  • Sinisi, Storia della Danza Occidentale. Dai Greci a Pina Bausch, Roma, Carocci, 2005.
  • Fabiola Pasqualitto, Gli schemata nel teatro classico e nella Commedia dell’Arte, tesi di Drammaturgie dello spettacolo, Università “Sapienza”, Roma 2013.

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Giornalista e critica di danza, danzatrice, coreografa, docente di materie pratiche e teoriche della danza, docente di Lettere e Discipline Audiovisive. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo e specializzata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1990 è direttore artistico e insegnante del Centro Studi Danza Ceccano e curatrice del ”Premio Ceccano Danza". E’ inoltre direttrice e coreografa della CREATIVE Contemporary Dance Company.