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Jean-Georges Noverre e la Giornata Internazionale della Danza

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Portrait of Jean-Georges Noverre (1727-1810) (pastel on paper) by Perroneau, Jean-Baptiste (1715-83) pastel on paper Bibliotheque de L'Opera, Paris, France Giraudon French

Il 29 aprile si festeggia la Giornata internazionale della danza, istituita nel 1982 grazie all’impegno dell’Unesco, per festeggiare la danza nel mondo. La scelta della data non è casuale. Essa è dettata dalla volontà di rendere omaggio a uno dei protagonisti della disciplina ovvero il fondatore del balletto moderno, Jean Georges Noverre, nato appunto il 29 aprile del 1727. Da 38 anni, ogni 29 aprile, la nostra amata arte vede quindi numerose iniziative culturali e promozionali atte a celebrarla. Oggi, doveroso è quindi l’omaggio a J.G.Noverre.

Per una nuova estetica del balletto

Nel Settecento il linguaggio della danza diviene internazionale grazie a tutti quei fermenti innovativi che caratterizzeranno l’intero secolo. Nuove estetiche avalleranno le aspirazioni, le esigenze e gli appelli degli artisti più sensibili. Tra questi il più importante è senza dubbio Jean Georges Noverre. Egli, più di chiunque altro del suo tempo, riunirà in modo coerente e sistematico le nuove prospettive di rinnovamento per una nuova estetica della danza.

Jean Georges Noverre

Di origine svizzera, J.G. Noverre nasce a Parigi dove studia danza, musica e anatomia, nella scuola di Louis Dupré. Dopo il debutto a Fontainebleau nel 1742, e un breve periodo a corte di Luigi XV, egli si trasferisce a Berlino invitato da principe Enrico di Prussia. Poi a Londra per lavorare con l’attore David Garrick. Tornato in Francia entra nella compagnia di danza dell’Opéra – Comique dove qualche anno più tardi comporrà il suo primo balletto Les Fêtes chinoises. Tra il 1758 e il 1760 Noverre comporrà molte coreografie. Fondamentale di questi anni sarà soprattutto il suo apporto teorico in Lettres sur la danse, un testo che amplierà poi con altre edizioni successive. Nel 1760 viene si trasferisce per lavoro a Stoccarda per alcuni anni e poi a Vienna sotto la protezione della futura regina di Francia Maria Antonietta che più tardi lo nominerà maître de ballet all’ Opéra. Tra le sue collaborazioni più importanti oltre a quella con Garrick è da menzionare l’ attività con Gluck con il quale ha composto numerosi balletti.

Lettres sur la danse et sur les ballets

Lettre sur la danse er sur les ballets” è l’opera fondamentale sulla danza che Noverre scrisse negli anni in cui in molti esploravano nuove possibilità espressive dando inizio a dibattiti sulle riforme teatrali e di danza. Noverre sarà pienamente partecipe in questo dibattito che interesserà tutti gli aspetti coreografici e che lo vedrà totalmente coinvolto affrontando anche dure critiche dell’Opéra di Parigi che lo giudicherà conformista e polveroso. Insistendo su una ricerca tendente alla coesione di tutti gli elementi del balletto, Noverre difende qui la necessità di catturare lo spettatore con una pantomima espressiva ispirata all’arte attoriale di Garrick con il quale aveva lavorato a Londra.

L’ importanza delle Lettres

L’importanza di quest’opera risiede nella diversità della passioni in essa espresse e nell’invito a rimuovere le maschere nei balletti affinchè il pubblico possa leggere sul viso l’espressione dei sentimenti. Noverre scrisse Lettres sur la danse et sur les ballets probabilmente nel periodo in cui si trovava a Londra come maestro di ballo. Pubblicate contemporaneamente a Lione e a Stoccarda verso la fine del 1759, les Lettres ebbero diverse edizioni durante la vita del sue autore, con ulteriori riedizioni e traduzioni dopo la sua morte. In Italia la traduzione a cura di Flavia Pappacena nel 2012.

Lo Shakespeare della danza

Secondo Jean Georges Noverre affinchè il danzatore potesse essere considerato un artista doveva dotarsi oltre che di un’eccellente padronanza della tecnica, anche della capacità di immettere nella danza spirito ed espressione. A tal fine egli doveva acquisire quindi anche le doti attoriali. Noverre rifiutava la danza esclusivamente virtuosa e concepita come puro divertissement. Essa doveva invece imitare la natura e dipingere il linguaggio delle passioni attraverso la pantomima appresa dai soggetti mitologici, dalla storia e dalle grandi opere poetiche. Di opposizione a tale concezione era la formula delle maschere sulla scena ereditata dal teatro greco e romano. Citando Garrick ad esempio di come si possa mutare la fisionomia a secondo dei ruoli e degli stati d’animo. L’arte teatrale è quindi un modello proposta al danzatore che deve scegliere tra i diversi generi di danza. Lo stile nobile o grottesco, il più adatto alla sua conformazione fisica, alla sua statura e fisionomia. Per questo l’ attore Garrick vide in lui <<lo Shakespeare della danza>>.

Noverre e il balletto d’azione

La sua polemica e riforma investe non solo le maschere ma anche i costumi e le parrucche. Quest’ultime saranno eliminate definitivamente già dal 1762, in virtù di una naturalezza e semplicità scenica nella piena aderenza alla verità storica ambientale. Inammissibili erano per lui i danzatori che sceglievano di abbigliarsi in modi assai lontani dalla verità storica e dalle nazioni di appartenenza dei personaggi. Noverre fu sicuramente influenzato dalle frequentazioni negli ambienti artistici inglesi, ambienti in cui stava prendendo piede il realismo scenico. Egli ambiva a un raggiungimento di un’unità di tutte le componenti dello spettacolo sottolineando che la legge del costume andava applicata a tutto il quadro scenico. Egli raccomandava la cura per i rapporti di colore fra scena e costume facendo continui riferimenti alla pittura. Era importante per il maestro di danza la conoscenza oltre che della danza e la musica anche l’ anatomia. Il suo ideale era un uomo di teatro totale con un bagaglio di conoscenze alla base delle quali doveva esserci genio, immaginazione e gusto.

La querelle con Gasparo Angiolini

Tra il 1773 e il 1775 si colloca la famosa querelle sul balletto pantomimo, il genere drammaturgico che utilizzava la danza senza l’ausilio della parola declamata o cantata. La discussione era incentrata sulla liceità teatrale di tale forma e la sua autonomia. Si videro su fronti opposti Jean Georges Noverre e l’ italiano Gasparo Angiolini. La sintesi delle idee del secondo sono contenute nella prefazione del balletto Don Juan Le Festin de Pierre del 1761 su musiche di Gluck. Angiolini rivendicava alla sua creazione la prerogativa di essere un balletto pantomimo. Noverre un anno prima aveva scritto Lettres sur la danse et sur le ballets dove dichiarava che la danza avrebbe potuto divenire imitazione della natura solo se pura pantomima e come tale azione imitativa.

Chi per primo tra Noverre e Angiolini?

La disputa non riguardava tanto la concezione che i due avevano dell’arte di Tersicore ma quanto alla priorità di chi, prima dell’ altro, aveva concepito la nascita del balletto d’azione. In realtà tanto per Noverre che per Angiolini la danza era un’arte in grado di raccontare, evocare emozioni e stati d’ animo a patto però che si sbarazzasse per sempre dei freddi virtuosismi. Se per Noverre la danza rendeva l’uomo macchina, Angiolini dal suo canto denunciava un eccessivo virtuosismo di essa divenuta fin troppo l’arte di eseguire entrechats e gambades. Ambedue ritenevano, quindi, che lo spettacolo non potesse essere costituito unicamente da passi e acrobazie ma presentare una gestualità mediatrice generata da un impulso interiore e per questo era necessario un ritorno al passato come recupero, in particolare, della pantomima degli antichi. I due si scontrarono più su altri aspetti del problema come la minore o maggiore necessità di applicare al balletto le regole aristoteliche di luogo tempo e azione, l’indispensabilità di un libretto programma per la comprensione della scena, la totale o non creatività dell’ artista. Si resero conto, più tardi, che l’eccessivo affidarsi allo strumento pantomima rivelava i limiti del linguaggio coreutico.

Il balletto d’azione in Europa

Nel corso del Settecento le capitali europee, Stoccarda, Vienna e Milano, assunsero un ruolo guida della cultura della danza contrastando l’ egemonia parigina. Jean Georges Noverre abbandonò l’Opéra nel 1782 lasciando il posto ai suoi due allievi: Maximillian Gardel e Jean Dauberval. Il più noverriano Dauberval alla direzione dell’Opéra di Bordeaux, realizzerà nel 1789 il balletto comico La fille Mal Gardée ancora oggi nel repertorio. Stoccarda ospiterà coreografi importanti come Hilverding, questi alla sua partenza in Russia (1757), cederà il posto a Gasparo Angiolini e poi a Noverre che porterà con se Auguste Vestris definito dai contemporanei il ” dio della danza”. Nonostante le aspre critiche dei suoi colleghi, Noverre a Vienna (1767) constatò che anche Hilverding e Angiolini avevano introdotto al balletto innovazioni simile alle sue. Lì la sua fama accrebbe notevolmente, egli divennne il più grande coreografo sia di balletti lirici che eroici oltre che un bravo maestro. Lavorò poi a Milano dal 1774 al 1776 dove la querelle con Angiolini attirò l’attenzione internazionale.

Lettres sur les Arts Imitateurs en général et sur la dance en particulier

Il vivo interesse mostrato per la discussione sulle questioni del balletto d’azione, condurranno Noverre all’ulteriore stesura di: Lettres sur les Arts Imitateurs en général et sur la dance en particulier scritte nel 1807. Queste costituiscono un considerevole contributo allo sviluppo del balletto drammatico fino ad allora rispetto connotato come balletto divertissement. Noverre fu un grande riformatore della danza sviluppando tutti gli aspetti drammatici di cui oggi ne garantisce la funzione. E’ stato un modello per i coreografi del Novecento che hanno dato risalto alla funzione drammatica della danza tra cui Fokin, Laban e Jooss, guadagnandosi la fama di fondatore del balletto moderno.

Bibliografia

F.Pappacena, Il linguaggio della danza, Gremese, 2010

S.Sinisi, Storia della danza occidentale, Carocci, 2005

H.Koegler, Dizionario Gremese della danza e del balletto, Gremese, 1995

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Giornalista e critica di danza, danzatrice, coreografa, docente di materie pratiche e teoriche della danza, docente di Lettere e Discipline Audiovisive. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo e specializzata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1990 è direttore artistico e insegnante del Centro Studi Danza Ceccano e curatrice del ”Premio Ceccano Danza". E’ inoltre direttrice e coreografa della CREATIVE Contemporary Dance Company.