Teatro di San Carlo

Stagione Lirica e di Balletto 2018-2019

 Felix Mendelssohn – Bartholdy /

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Balletto in due atti e sei scene tratto dall’omonima commedia di William Shakespeare

Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro Mariinsky, 1876

Direttore | Pietro Borgonovo
Coreografie | Paul Chalmer

Scene |Pasqualino Marino
Costumi | Elena Mannini
Luci | Mario D’Angiò

Soprano | Paola Francesca Natale
Mezzosoprano | Miriam Artiaco

 Balletto e Orchestra del Teatro di San Carlo

e con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

Interpreti

Titania MAIA MAKHATELI / LUISA IELUZZI (23 ottobre)

Oberon VITO MAZZEO / NICOLA DEL FREO (23 ottobre)

Puck SALVATORE MANZO / CARLO DE MARTINO (20 ottobre)

DANILO NOTARO (23 ottobre)

Bottom EDMONDO TUCCI / ERTUGREL GJONI (23 ottobre)

Ermia LUISA IELUZZI / SARA SANCAMILLO (23 ottobre)

Lisandro STANISLAO CAPISSI / FERDINANDO DE RISO (23 ottobre)

Elena CLAUDIA D’ANTONIO / CANDIDA SORRENTINO (23 ottobre)

Demetrio ERTUGREL GJONI / GIUSEPPE CICCARELLI (23 ottobre)

Teseo ALESSANDRO STAIANO

Ippolita ANNA CHIARA AMIRANTE

Paride CARLO DE MARTINO / SALVATORE MANZO (20, 23 ottobre

ORCHESTRA E BALLETTO DEL TEATRO DI SAN CARLO – Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

venerdì 18 ottobre 2019, ore 20.00 – Turno A

sabato 19 ottobre 2019, ore 19.00 – Abbonamento Danza

domenica 20 ottobre 2019, ore 17.00 – Turno F

mercoledì 23 ottobre 2019, ore 18.00 – Turno B

Da venerdì 18 ottobre a mercoledì 23 debutta una nuova produzione per la compagnia di ballo del Teatro di San Carlo: Sogno di una notte di mezza estate con le coreografie di Paul Chalmer. Le quattro recite vedranno protagonisti, oltre al copro di ballo del Massimo napoletano, anche Maia Makhateli (Titania), già apprezzata nel recente Lago dei cigni, e Vito Mazzeo (Oberon), al suo debutto al San Carlo. Pietro Borgonovo dirige l’Orchestra nell’esecuzione delle splendide musiche di Felix Mendelssohn Bartholdy mentre a Stefania Rinaldi è affidata la guida del Coro di Voci Bianche. Per Paul Chalmer è il suo debutto come coreografo al San Carlo dove, invece, è stato più volte come ballerino, al fianco di Carla Fracci, Elisabetta Terabust e, per due serate nel febbraio del 1988,  con Natalia Makharova. In seguito, sotto la direzione di Elisabetta Terabust, è anche stato per vari periodi Maître de ballet per la compagnia.

Lo abbiamo incontrato perché ci parlasse del suo progetto coreografico che affronta la nota storia, creata da Shakespeare, degli intrighi amorosi tra Demetrio, Ermia, Elena e Lisandro, manipolati dai sovrani delle Fate, Titania e Oberon che si servono del folletto Puck per loro divertimento, il tutto in occasione delle nozze dei Duchi di Atene, Ippolita e Teseo.

È un balletto che ho affrontato dieci anni fa per la compagnia del Teatro dell’Opera di Roma, allora diretta da Carla Fracci, che doveva esibirsi alle teme di Caracalla.  In quella occasione avevo  previsto un ruolo per Fracci, quello di Ippolita che invece ora sarà un ruolo interamente danzato.  Questa per il San Carlo si può definire una nuova versione: la drammaturgia è stata ampliata per approfondire alcuni personaggi e la partitura è stata arricchita dall’inserimento di brani tratti dalle Sinfonie Scozzese e Italiana di Mendelssohn. Sono voluto rimanere fedele all’originale di Shakespeare e allo stile musicale di Mendelssohn, due fonti di ispirazione che considero assolutamente uniche e geniali e da rispettare nella loro integrità.

Come si è rapportato alle due versioni universalmente note di Sogno, quelle di Ashton e di Balanchine?

Sono stati due riferimenti importanti soprattutto dal punto di vista della drammaturgia e dello stile coreico, non ho cambiato né modernizzato l’ambientazione: siamo tra l’Atene antica e un bosco incantato. Le scene, per me molto belle, sono state rifatte da Pasqualino Marino, mentre i costumi sono quelli dell’Opera di Roma di Elena Mannini con qualche riadattamento. La versione di Balanchine è magnifica e sono cresciuto con quella di Frederick Ashton, che spesso veniva rappresentata al National Ballet of Canada, ma questa è la mia versione che si ispira allo stile neoclassico e cerca di essere fedele all’ambientazione di Shakespeare. La vicenda, come è noto,  gioca molto sul doppio  registro che si alterna tra sogno e realtà. La possibilità di variare in queste due dimensioni mi ha dato l’occasione di creare tanta danza: il primo atto dura cinquanta minuti e il secondo atto quarantacinque, molto di più delle versioni tradizionali. Ho inserito un nuovo passo a due di Demetrio ed Elena, così come ho ampliato quello tra Ippolita e Teseo. Ho creato dei divertissements costruiti sulle sinfonie per sviluppare meglio i personaggi. Molti coreografi tagliano le musiche originali o creano dei  mélange con brani di autori vari, io ho voluto rispettare Mendelssohn riproducendo la musica per la scena così come era stata scritta e inserendo brani di stile romantico tratti da altre sue sinfonie.

Le piacerebbe proporre un nuovo lavoro per il San Carlo?

Lavorare in questo teatro per me è una magia, è davvero un posto unico ed il più bello al mondo. Visto l’ottimo livello anche della compagine maschile, sarebbe bello proporre  I tre Moschettieri, da Dumas, che ho creato nel 2017 con una partitura commissionata a Jan Kučera al National Moravian-Silesian Theater. Devo dire che in tutto il mondo è cresciuto il livello della danza maschile con danzatori dai fisici veramente idonei e talenti interpretativi, ed anche  qui al San Carlo il livello dei ballerini maschi è notevole e sarebbe interessante allestirlo qui… ma il balletto ha anche importanti ruoli femminili, però!

Maestro ha quindi una preferenza per il balletto narrativo?

Si sono nato ad Ottawa ma artisticamente sono cresciuto a Toronto  dove lavoravano  Eric Bruhn e Rudolf Nureyev, due grandi artisti e interpreti. Quando vidi le coreografie di John Cranko con lo Stuttgard Ballet che metteva in scena balletti drammatici quali Romeo e Giulietta  o Onegin, decisi che quella era la scuola che volevo seguire e mi trasferii in Germania per cinque anni nella compagnia di Cranko. Il suo modo di “raccontare danzando” è unico, non fa uso della pantomima ma della teatralità dei danzatori e dell’espressività della danza. Spero di essere riuscito a fare altrettanto e a sottolineare la psicologia dei personaggi attraverso la mia coreografia. Ho usato la pantomima solo nella scena in cui i teatranti, degli artigiani che si improvvisano attori, si esibiscono durante la festa di matrimonio. È una sottolineatura volutamente grottesca per evidenziare  un momento di teatro nel teatro.

Come si trova a lavorare in Italia?

Quando vengo qui so che devo registrarmi su tempi e abitudini diverse. In Germania ho lavorato per oltre cinque anni come direttore al Balletto di Lipsia e lì ogni cosa è programmata mesi prima e non può essere modificata, neppure un’alzata di sipario! In Italia, invece, è tutto un po’ più improvvisato e sia a Roma, che qui a Napoli, si lavora con tempi ristretti ma anche con maggiore elasticità. Ma la grande differenza è nelle disponibilità economiche che vengono concesse alla danza. Ogni città ha il suo teatro con compagnie di oltre ottanta elementi. La situazione in Italia è differente e purtroppo hanno chiuso troppe compagnie importanti e si lavora con estrema precarietà. La compagnia che va in scena con Sogno è al suo terzo anno e molti aggiunti non avranno rinnovato il contratto, altrimenti dovrebbero essere assunti a tempo indeterminato…sarà possibile? In Germania i contratti sono annuali ma sono rinnovabili quasi automaticamente per tredici anni e quindi c’è una maggiore possibilità di programmazione.

Come ha trovato la compagnia del San Carlo?

Sono stato qui varie volte ma non avevo mai trovato un gruppo forte come questo. È ricco di talenti tra i solisti e di ottimi ballerini anche nell’ultimo membro del corpo di ballo, il direttore Giuseppe Picone sta facendo un ottimo lavoro. D’altra parte questa valutazione è confermata dal successo delle tournée in Italia e all’estero e dal fatto che una giovane come Claudia D’Antonio sia stata scelta per partecipare al gruppo di Bolle and Friends. Ci sono personalità di livello internazionale, con una bellissima energia, è un gruppo giovane e pieno di entusiasmo, seppure in solo sei settimane con loro, sono riuscito a lavorare benissimo. Il cast si è fatto da solo: guardavo la lezione con Picone e immediatamente individuavo i personaggi giusti. Per questo motivo è uno spettacolo nuovo da quello di dieci anni fa, io sono diverso e anche gli interpreti sono diversi. L’unico che ha danzato in quella versione è Vito Mazzeo che oggi, come allora, interpreterà Oberon, il Re delle fate. Spero che il pubblico amerà, come è capitato a me, la musica straordinaria di Mendelssohn e vorrà fantasticare nel romantico mondo delle fate creato dalla grande immaginazione di Shakespeare.

Roberta Albano    

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.