guy 2Guy de Boch è belga ma da oltre venti anni vive a Napoli ed è uno degli insegnanti di danza free lance più famosi ed attivi in Campania.  Si è formato  con Piotr Nardelli, Andrei Ziemsky e Paolo Bortoluzzi alla scuola del Balletto delle Fiandre come studente esterno, con Lotje Hertogs ad Anversa, con Rossella Hightower a Cannes. Ha studiato danza contemporanea con  Carolin Carlson, Edward Cook e Joseph Russillo, danza jazz  con Gianin Loringette, Matt Mattox, Serge Alzetta e molti altri. Si è laureato in Belgio in educazione fisica e scienze motorie perché in realtà proviene dallo sport. A Napoli ha fondato l’Accademia Nureyev con Rossella Giordano ed organizzato Gala in cui ha invitato per la prima volta in città stelle  del balletto internazionale tra cui Vladimir Malakhov,  Yannick Bocquin, Laura Contardi, Ronald Savkovic, Larissa Lezhnina, Delphine Moussin, Karl Paquete.

Hai iniziato da adulto a studiare danza?

Ho iniziato la danza all’Università di scienze motorie a 18 anni e da lì mi sono immerso in maniera intensa nello studio della danza, prima con il jazz e poi continuando con il classico e il contemporaneo.

Sei un vero talento per essere diventato un professionista pur cominciando già adulto lo studio della danza.

Veramente all’inizio non si vedeva proprio,  la mia muscolatura era formata dallo sport, calcio, ciclismo e ginnastica artistica, ma poi con tanto impegno e duro lavoro sono uscite le linee del danzatore e sicuramente un’ottima capacità di coordinazione e grande volontà mi hanno aiutato in questo percorso che mi ha portato a lavorare tanto.

Quando ti sei dedicato all’insegnamento?

Molto presto già da danzatore professionista ( nel Ballet de Wallonie in Belgio, allo Stadtische Buhnen Augsburg, allo Chemnitzer Oper in Germania e all’Euroballet in Lussemburgo, Teatro comunale di Firenze con Misha van Hoecke) ho iniziato a dare lezioni e le attività di ballerino, coreografo e docente sono sempre andate di pari passo.

Quali sono stati i tuoi modelli stilistici come coreografo?

Sicuramente Béjart che negli anni della mia formazione aveva a Bruxelles la compagnia del Ballet du XXe Siècle con cui ha trasmesso a tutto il paese e all’Europa la passione della danza. In quegli anni anche un contadino belga conosceva Béjart ed i suoi spettacoli erano sempre pieni di pubblico. Poi oggi il mio coreografo preferito è senza alcun dubbio  Jiri Kylian.

Naturalmente la mia è però una ricerca personale che si adatta molto alla natura degli interpreti. lu-om1guy3

Quali sono le tue esperienze di lavoro all’estero più recenti?

Negli ultimi anni le esperienze più interessanti sono state all’Opera di Parigi dove ho assistito il coreografo e regista belga  Misha van Hoecke nell’allestimento delle coreografia  dell’opera di Smetana,  La fiancée vendue. L’accoglienza dell’Opera è stata sorprendentemente collaborativa e professionale sia da parte dei danzatori che degli orchestrali, anche quando qualche mese dopo sono tornato da solo per la ripresa degli spettacoli, sfatando la fama di chiusura da parte dell’ambiente parigino per chi viene da fuori.  Un’altra esperienza molto interessante è stata a Chicago nella scuola di Terry Fox.  In America c’è una propensione allo spettacolo e lo studio della danza è generalmente meno meticoloso rispetto all’Italia  e proiettato alla performance. Ma c’è anche molta motivazione e capacità di concentrazione nello studio.

Cosa pensi della danza in Italia?

La danza è italiana, la storia della danza  lo ha insegnato:  da qui sono partiti gli artisti che hanno esportato il balletto in Francia e Russia. Oggi la danza è molto praticata, forse in nessun altro paese ci sono tante scuola di danza grandi, piccole, professionali e no come in Italia. Eppure tutta questa diffusione non riesce a creare un pubblico stabile per gli spettacoli di danza. Molti dicono che non c’è cultura io trovo che non ci siano molti appoggi dalle istituzioni e dai media per promuovere la danza. Molti anni fa in Belgio io ho potuto trovare la danza nell’Università cosa che qui è ancora quasi un’utopia, eppure il mio paese ha una storia della danza che non risale a più di sessant’anni fa!  Come sempre in Italia ci sono grandi contraddizioni un enorme potenziale culturale ed anche commerciale che non viene valorizzato e sfruttato. Non si può lasciare solo alla televisione e ai talent show il compito di promuovere la danza, spesso gli stessi Teatri non riescono a valorizzare  i loro artisti  che all’estero sono molto apprezzati.

 

Roberta Albano

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