Il mondo è pieno di talenti della danza italiani. Sicuramente tra questi c’è la piemontese Greta Dato, solista nella compagnia dello Staatstheater di Cottbus. Nata a Biella, sorella minore (ed orgogliosissima) di Davide, étoile del Wiener Staatsballett, Greta si è dedicata alla danza nella sua interezza, studiandone i suoi diversi stili, dal classico al contemporaneo passando per le danze caraibiche. Dopo aver cominciato a lavorare nella nostra penisola, la versatile ballerina è volata in Germania, dove non ci hanno messo molto ad accorgersi di lei: nel 2015 è stata nominata “Danzatrice dell’anno 2015” dalla rivista tedesca “Tanz”, mentre lo scorso ottobre le è stato conferito il “Max Grünebaum Preis”. A Campadidanza Greta racconta queste e le altre tappe del suo percorso.

Greta, come nasce la sua passione per la danza?

Nasce molto presto. Fin da piccola, appena sentivo la musica, danzavo in salotto con mio fratello Davide. I miei genitori hanno così deciso di iscrivermi alla scuola di danza della mia città. All’epoca avevo cinque anni, ho iniziato con danza moderna, hip-hop e balli caraibici.

Ha studiato alla Scuola del Balletto di Toscana, sotto la direzione di Cristina Bozzolini. Che ricordi ha di quella esperienza?

È stato un periodo fondamentale per la mia crescita. Questa scuola mi ha offerto la possibilità di perfezionarmi nella tecnica classica così come nella danza contemporanea e moderna. La signora Bozzolini  ha creduto nelle mie capacità ed è stata per me un esempio di grande disciplina.

Come professionista ha debuttato con il Balletto di Milano. Com’è stato il passaggio dagli studi al mondo del lavoro e cosa porta con sé del periodo in questa compagnia?

Ho ottenuto il mio primo contratto lavorativo a diciotto anni presso la compagnia del Balletto di Milano. Ho ricordi bellissimi legati a quest’esperienza. Grazie alla fiducia del direttore Carlo Pesta ho avuto la possibilità di interpretare ruoli principali in molte produzioni della compagnia. È stata per me una grande sfida che mi ha permesso di crescere sul palcoscenico.

Nel 2013 è approdata come ospite allo Staatstheater Cottbus, dove si è inserita stabilmente l’anno successivo. Perché ha lasciato l’Italia?

L’opportunità è arrivata all’improvviso. Ho danzato inizialmente come ospite nel ruolo di Julia nel “Romeo und Julia” di Ralf Rossa allo Staatstheater Cottbus perché una danzatrice si era infortunata. Successivamente il direttore Dirk Neumann mi ha proposto un contatto fisso per la sua compagnia. Sinceramente mi dispiace molto di non lavorare in Italia. Abbiamo teatri stupendi, tanti talenti italiani ma purtroppo poca possibilità di lavoro. È triste leggere così spesso notizie riguardanti la chiusura di Corpi di Ballo italiani, come ad esempio l’Arena di Verona, dove nel 2013 ho avuto la fortuna e il piacere di danzare.

Per i giovani danzatori in Italia non ci sono le giuste opportunità?

Purtroppo in Italia ci sono sempre più danzatori e sempre meno Corpi di Ballo, dovrebbero cercare di dare più spazio e investire di più nell’arte tersicorea.

Com’è la sua giornata tipo in compagnia?

La giornata inizia alle ore 10 con il training quotidiano. Successivamente proviamo dalle 11.30 fino alle 14. Poi abbiamo una pausa e riprendiamo dalle 18 alle 22, eccetto quando abbiamo spettacolo.

Come si lavora con Dirk Neumann?

Dirk Neumann è un direttore che investe tutto se stesso in questa compagnia. Negli ultimi anni è riuscito a portare nomi di grandi coreografi all’interno del repertorio di questo teatro. Gli sono personalmente molto grata, mi ha dato la possibilità di danzare ruoli importanti e di crescere molto artisticamente.

Con suo fratello Davide che rapporto ha? Quali sono le caratteristiche che apprezza più di lui come persona e come danzatore?

Ho un rapporto fortissimo con mio fratello Davide. Abbiamo condiviso fin da piccoli la nostra passione. Per me è un grande esempio di perseveranza, duro lavoro e grande umiltà. A livello professionale adoro la sua presenza scenica, non solo è un danzatore con un altissimo livello tecnico e un’incredibile versatilità ma è anche un grande artista sul palcoscenico. Per me lui è una fonte di ispirazione, è la dimostrazione che con un grande senso del sacrificio e duro lavoro si possono raggiungere alti livelli.

Tra tutti i suoi maestri a chi sente di rivolgere maggiormente la sua gratitudine?

Un importante maestro per me è stato Ludmill Cakalli. Ho avuto la fortuna di studiare con lui a Milano, porterò sempre nel mio cuore i suoi insegnamenti.

Lei si è cimentata in numerosi stili: in che modo l’hanno arricchita e quanto conta la versatilità per un danzatore?

Ho iniziato con i balli caraibici e hip-hop e successivamente mi sono formata nella danza classica, moderna e contemporanea. Al giorno d’oggi  è richiesta una grande versatilità, spesso mi rendo conto che ogni stile che ho imparato durante il mio percorso di studi ha arricchito molto il mio bagaglio artistico.

Qual è stato il traguardo professionale che più di tutti l’ha riempita d’orgoglio? E il momento più emozionante della sua carriera?

Una grande soddisfazione è stata ricevere il premio “Max Grünebaum Preis 2016” come talento dell’anno. Un momento emozionante è stato sicuramente sul palcoscenico del “Gala Internazionale di Danza” ad Udine organizzato da Elisabetta Ceron a favore della Croce Rossa Italiana. Qui, dopo dodici anni, ho danzato insieme a mio fratello Davide il pas de deux “Sync” di  Nils Christe.

Ci sono danzatrici che ha preso o prende come modello?

Ovviamente sono tanti i danzatori che ammiro e ai quali mi ispiro, ma cerco sempre di lavorare su me stessa per migliorarmi ogni giorno di più.

Quale dote non deve mancare ad un danzatore?

Credo la perseveranza. Una buona predisposizione fisica aiuta sicuramente, ma serve una mente forte e determinata. È un mestiere difficile, bisogna essere pronti a sacrificare tanto.

Cosa ama e cosa, invece, non le piace del mondo della danza?

Amo il palcoscenico, credo che regali emozioni preziose che non si possono trovare da nessun’altra parte. Non mi piace che la danza ancora oggi è spesso vista come un hobby e non come un’arte, una scelta di vita.

Quale spettacolo di danza visto dalla parte del pubblico l’ha emozionata di più? E quello che da interprete l’ha segnata maggiormente?

Adoro i balletti firmati da Jirí Kylián e Nacho Duato, trovo che abbiano la capacità di raccontare vere emozioni. Personalmente mi ha segnata il ruolo di Giulietta, mi ha permesso di conoscere lati del mio carattere molto profondi ed emotivi.

C’è un coreografo con cui le piacerebbe lavorare?

Sono molti i coreografi con cui sogno di poter lavorare. Ad esempio Jirí Kylián, Paul Lightfoot, Nacho Duato, Wayne McGregor. Spero di averne l’occasione nel corso della mia carriera.

Cosa rappresenta la danza per lei?

La danza è una scelta di vita. Ho sempre messo la mia passione davanti ad ogni altra cosa. È un bisogno per me, non potrei mai farne a meno.

Un sogno nel cassetto?

Credo di avere molti sogni nel cassetto. Spero di riuscire a lavorare con i coreografi che più stimo, vorrei che la mia professione mi portasse a viaggiare in molti teatri del mondo. Mi piacerebbe in futuro danzare in Italia, nel teatro della mia città, natale con mio fratello Davide. Lí tutto iniziò, è la città che ha visto nascere la nostra passione.

Foto di Luca Dimastrodonato e Claudia Kokkot

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