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Francesco Annarumma e le sue ‘strane creature’

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"Strange creatures" di Francesco Annarumma foto di Andreas Lander

Francesco Annarumma 30 anni, è napoletano, vincitore giovanissimo della prima edizione del Grande Slam organizzato da Movimento Danza di Gabriella Stazio, completa la sua formazione professionale alla Princesse Grace, alla Scuola di ballo della Scala e all’English National Ballet. Inizia a danzare come free lance con Mauro de Candia, Giorgio Mancini, Christian Cellini, ha collaborato con il Monaco dance Forum diretto da Jean-Christophe Maillot. Nel 2011 si è unito allo Staatsteater Gärtnerplatz di Monaco di Baviera avendo la possibilità di lavorare con molti coreografi contemporanei tra cui Jo Strømgren, Georg Reischl, Mauro Astolfi, Emanuele Soavi, Alexander Ekman, Marco Goecke, Antony Rizzi, Nanine Linning, Marguerite Donlon, Erna Ómarsdóttir, Jacopo Godani and Allison Brown, ma soprattutto di danzare in alcuni degli ultimi lavori di WIlliam Forsythe. In questa compagnia ha iniziato a fare la sua prima coreografia a soli venti anni all’interno del format Minutemade. Si tratta di un’iniziativa davvero originale in cui si dà la possibilità, ad un giovane autore, di lavorare dal lunedì al venerdì con la compagnia, per poi andare in scena il sabato e creare una “soap” coreografica in quanto si deve partire da dove è finita la coreografia precedente. Una sfida davvero originale per un coreografo!

Raccontaci di questa che è stata la tua esperienza professionale più lunga.

Lavorare nella compagnia dello Staatsteater Gärtnerplatz di Monaco di Baviera mi ha fatto crescere molto sia per i diversi autori con cui ho potuto lavorare, sia perché mi ha dato la possibilità di avvicinarmi alla coreografia. Dopo Incontro, un trio realizzato sotto la direzione di Hans Henningh Paar che mi scelse per questa esperienza, sotto la nuova direzione di Karl Alfred Schreiner, sono stato scelto per la serie di Minutemade ed ho realizzato, in onore di Maria Callas, Casta Diva creato per dodici danzatori della compagnia. Ho quindi avuto la possibilità, gradualmente, di scoprire che nella coreografia riesco ad esprimermi in maniera vera e completa.

Sei reduce da un grande successo internazionale ce ne vuoi parlare?

Ho appena realizzato una coreografia per il Ballet Theater Magdeburg, diretto da Gonzalo Galguera, Strange creaturs. Mi sono ispirato agli avvoltoi che per me sono degli animali straordinari e inquietanti e che ho avuto occasione di vedere da vicino, restandone molto turbato. Il lavoro nasce anche dalle emozioni provate nella città di Magdeburgo che è molto bella ma anche fredda di notte e solitaria. Si sentono molto i suoni delle cornacchie. Ho ricostruito in scena uno spazio nudo, con terra sul palcoscenico, dei cubi e i rami degli alberi spogli raccolti dai viali della città. Ho tentato di unire il freddo e il caldo perché sul palcoscenico, oltre al terreno che ricorda il deserto, l’Africa, ci sono luci calde e avvolgenti. Una donna si trova in questo scenario inquietante, freddo ed è attratta dal caldo e da otto uccelli belli ma inquietanti. Lo spettacolo inizia con un brano sereno di Chopin ma poi l’atmosfera precipita e la protagonista si trova in uno scontro orrendo con gli avvoltoi che se la contendono come una preda, e lottano tra di loro. Ho pensato ad un nido da costruire con cubi, in cui gli avvoltoi vogliono consumare tranquilli la loro preda, ma, alla fine lei riesce a salvarsi. A Magdeburgo non c’è gente per strada e si rinchiudono negli uffici e poi nelle case. E’ quasi un lavoro impressionista di cosa mi ha colpito della città, non mi piacciono le finzioni e le convenzioni. La protagonista, interpretata da Beatrice Piastra, vede il posto bello, gli uccelli bellissimi, ma poi è tradita dalla loro aggressività. Come i cigni che sono belli e pericolosi, … come l’essere umano..

Come è stato accolto il tuo lavoro?

Per me è stata una delle realizzazioni più potenti che abbia mai fatto perché vedevo il pubblico spaventato ma coinvolto, alla fine li ho visti alzarsi, e pensavo che se ne volessero andare, invece mi hanno applaudito. È stato un brano estremo, molto forte, il pubblico si impressionava.. È stata una premiere mozzafiato, i miei brani sono molto fisici e articolati, cerco di rompere la linea classica, di far sentire ai danzatori le ossa, senza la massa dei muscoli. Ciò nonostante cerco un’estetica ed una verità del movimento. Il direttore della compagnia mi ha appoggiato ed ha apprezzato il coraggio delle mie scelte ed ora è entusiasta. Devo dire che sono davvero felice perché ho ricevuto anche molti consensi da parte di vari critici di danza tedeschi che hanno pubblicato articoli molto positivi.

In quanto tempo hai realizzato la coreografia?

Ho avuto vari momenti, prima a novembre un incontro con la compagnia per cui ho dato delle lezioni, poi 5 giorni a dicembre e infine sono tornato dal 3 al 26 gennaio. Spesso le prove sono state fatte senza specchio, provando in teatro, non solo in sala di danza. I danzatori devono guardarsi tra loro, ascoltarsi .. Ma la coreografia è stata montata nei giorni di dicembre, in genere sono molto veloce ed immediato, grazie all’esperienza fatta a Monaco di Baviera con Minutemade.

Hai avuto possibilità di lavorare in Italia?

Si giusto un anno fa ho avuto la possibilità di curare i movimenti coreografici per Il Trovatore di Giuseppe Verdi al Teatro Petruzzelli di Bari con la direzione di Renato Palumbo e la regia di Joseph Franconi Lee. È stata un’esperienza davvero incredibile lavorare all’interno di un’opera lirica, il quadro delle zingare o la scena delle suore sono state emozionanti ed è stato veramente innovativo poter avere una drammaturgia ed una narrazione come riferimento per il mio lavoro. Ho avuto anche un’altra esperienza che poi mi ha aperto altre strade. Nel 2018 per Giovani Talenti organizzato da Luigi Ferrone ho fatto un brano, Baio, per circa 80 ragazzi, realizzato anche questo in pochissimo tempo. In quella occasione ho presentato un quartetto con ballerini del Teatro San Carlo di Napoli, Danilo di Leo, Grazia Staiano, Francesca Ricciardi, e Giuseppe dell’Aquila, che è stato molto apprezzato. Mi è stato quindi chiesto di ripresentarlo al Premio Capri International di cui sono stato insignito ad Agosto 2018. In quella occasione Valeria Iacomino ha preso il posto di Grazia Staiano che si era infortunata. A Capri Antonio Desiderio, importante manager dello spettacolo, mi ha visto ed ha voluto conoscere il mio lavoro che poi ha segnalato alla Compagnia di Magdeburgo, che poi mi ha chiamato. Inoltre ho realizzato un assolo per l’étoile Giuseppe Picone su brani di Gioachino Rossini, presentato nella serata di Omaggio a Nureyev andata in scena a novembre 2018 al Teatro San Carlo. È stato un onore ricevere il suo invito e ancora mi sembra incredibile che un talento del suo genere si sia generosamente messo a disposizione per partecipare alla mia idea creativa.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

Dal 28 gennaio al 1 febbraio sono stato impegnato in un laboratorio coreografico presso l’Mp3Projet di Michele Pogliani a Roma. Il corso di formazione organizzato in maniera molto professionale, mi ha coinvolto in una coreografia dal titolo provvisorio Team/ work che debutterà a giugno al Teatro Vascello. Mi piace molto lavorare con ragazzi giovani ed infatti il 4 febbraio partirò per Kiev dove inizio una collaborazione per Totem Dance School, dove fanno un buon contemporaneo. Preparerò una coreografia per i ragazzi e poi darò lezioni alla compagnia.

Non ti interessa più tornare a danzare?

Certo ho ancora molta voglia di danzare, ed il mio prossimo impegno da interprete sarà la partecipazione allo spettacolo Mara Galeazzi e Talenti italiani all’estero che andrà in scena maggio a Genova. Il progetto ideato da Matteo Levaggi e Fabio Adorisio non è un mero Gala con Mara Galeazzi, ex principal del Royal Ballet fino al 2013, come protagonista. Vuole essere l’occasione per raccogliere danzatori e corografi italiani che lavorano con successo all’estero, ormai siamo tantissimi. Personalmente non posso pensare che a soli trenta anni non provo più piacere ad andare in scena come interprete. Ho solo scoperto che la coreografia mi dà grandi emozioni e che, nel momento in cui lascerò la scena, la creazione sarà la mia strada principale. Ho insegnato alla Munich International Ballet School ed ho capito di provare belle emozioni a vedere ragazzi che danzavano le mie cose.

Hai un modello per il tuo lavoro?

Chi mi ha dato grandi emozioni e istruzioni è stato Forsythe, il suo lavoro sul movimento mi ha insegnato molto. Sono stato sempre un grande lavoratore voglio essere me stesso ed essere felice, non assomigliare a nessuno. Adesso sto avendo varie richieste e spero di portare qualche novità con il mio lavoro. Amo trasformare i ballerini o con il trucco o con dei costumi molto puliti ma che disegnino sul corpo dei danzatori, non amo utilizzare la luce troppo forte. Sono una persona molto timida ma riesco ad esprimere una grande forza ed energia quando mi si dà l’occasione di fare una coreografia.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.