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Dissidanza: un festival siciliano ed europeo nato in piena pandemia

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In foto, la locandina di Dissidanza 2021.
In foto, la locandina di Dissidanza 2021.

PALERMO – Giorni di arti performative e dialoghi culturali nel cuore di Palermo, dall’11 al 16 maggio 2021, con il Festival Dissidanza organizzato dal Centro Coreografico L’espace di Palermo con la collaborazione di Quarto Tempo, Institut Français, Goethe Institut, Instituto Cervantes, i Cantieri Culturali alla Zisa, il Parco Villa Filippina, l’Acsi e il patrocinio dell’Assessorato alla cultura della Città di Palermo.

Un festival multidisciplinare e dal respiro internazionale connesso alla necessità di ritrovare la centralità dell’arte performativa e della cultura ad essa connessa. Dissidanza a Palermo è una conseguenza del lavoro che Giovanni Zappulla e Annachiara Trigili effettuano da anni sul territorio mediante il Centro L’espace stesso, Xinergie e la compagnia Zappulla DMN.

Il lavoro di diffusione e promozione della danza contemporanea e di ricerca, in questo specifico contesto, da Palermo parte e a Palermo torna, in un’ideale viaggio di conoscenza e apprendimento per lo sviluppo di saperi e l’accrescimento di valori. Con Campadidanza Dance Magazine abbiamo intervistato Giovanni Zappulla.

La prima domanda è una curiosità: perché “Dissidanza”?

Questo festival è il frutto di un partenariato tra sei paesi europei. E’ finanziato da un progetto europeo con l’obiettivo di amplificare la programmazione artistica nel Sud Italia, in dialogo con l’Europa. Dissidanza perché è “dissidente”, fuori dalle regole, rivoluzionario, outsider. Il nome viene anche dal festival “Dissidance” organizzato da uno dei nostri partner francesi. 

Com’è stato avviare un festival, alla sua prima edizione, in piena pandemia?

Lavoriamo a questo festival da due anni e avevamo la determinazione di portarlo a termine a prescindere dalla pandemia, adattandoci alla situazione. Eravamo coscienti delle difficoltà, ma abbiamo deciso di realizzarlo a prescindere: questo ci ha resi indipendenti dall’andamento della pandemia. 

Qual è il bilancio al termine di questa prima edizione? Siete soddisfatti della risposta del pubblico?

La nostra determinazione ci ha ripagato. C’è sete di spettacolo dopo tutta questa mancanza: si percepisce. Online abbiamo avuto un pubblico di quasi 200 persone nonostante avessimo spinto poco su pubblicità e promozione dell’evento. 

E’ insolito per un festival attivare “tavole rotonde”. Qual era il vostro obiettivo? Ritenete di averlo raggiunto?

Volevamo mettere in dialogo le realtà siciliane con quelle estere, così da farle conoscere vicendevolmente per qualità e serietà della proposta. Abbiamo invitato tutti gli operatori del settore spettacolo e del terzo settore: volevamo generare un importante scambio culturale e ci riteniamo soddisfatti in tal senso. 

Tirando le somme, da quali consapevolezze muoverà la programmazione della seconda edizione di “Dissidanza”?

Pensiamo che la danza italiana sia trascurata. L’obiettivo è di valorizzarla includendo nel nostro festival altre compagnie italiane, siciliane e non. Sperando di avere a disposizione un budget che possa permettercelo. 

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Danzatore, docente di danza e chinesiologo. Opera come performer e giovane autore in Borderline Danza di Claudio Malangone e collabora come danza-educatore con enti e associazioni. Attivo nel campo della ricerca pedagogico-didattica, porta avanti un'indagine sui vantaggi della danza come dispositivo di adattamento cognitivo e sociale.