Diana Ferrara
Diana Ferrara e i danzatori di Astra Roma Ballet in Indonesia

ROMA – La Compagnia Astra Roma Ballet di Diana Ferrara conta 37 anni di attività e più di 950 rappresentazioni in Italia e all’estero. Nel corso del suo decennale lavoro, la Compagnia ha collaborato con coreografi del calibro di: Luciano Cannito, Loris Petrillo, Paolo Arcangeli, Alessandro Bigonzetti e tanti altri.

Astra Roma Ballet è stata fondata nel 1985 da Diana Ferrara, étoile dell’Opera di Roma. Prima ballerina, coreografa e direttrice, Diana Ferrara ha compiuto una carriera internazionale danzando nei grandi teatri con i più famosi ballerini del mondo quali Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Paolo Bortoluzzi. Ha interpretato i maggiori balletti del repertorio classico e di Balanchine. Sono state create per lei i balletti Shéhérazade, La Fille mal gardée, Carmen e Anna Karenina al Teatro dell’Opera di Francoforte, invitata come “guest” per tutta la stagione 1978.

Nel 1988 viene insignita del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. È stata coordinatore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, e maitre de ballet, coreografa e responsabile del Corpo di Ballo al Teatro Bellini di Catania per due anni.

Di recente, Astra Roma Ballet di Diana Ferrara è stata in Indonesia per una tournée di spettacoli e workshop, presentando l’ultima creazione: BALLOON!(fumetti). Una tournée resa possibile grazie all’Istituto Italiano della Cultura di Jakarta e all’Ambasciatore italiano in Indonesia.

Un’opportunità imperdibile

Diana Ferrara come è andata la tournée in Indonesia?

È stata una favola, i luoghi sono meravigliosi. È un altro mondo, un altro paesaggio con una vegetazione stupenda.
Non altrettanto dicasi di Jakarta: è come una città americana con molti grattacieli, un caldo insopportabile e traffico. Innumerevoli motociclette, piccole, che ai semafori si infilavano dappertutto. 

È stato un viaggio impegnativo: il primo giorno abbiamo sofferto il jet lag ma il giorno dopo eravamo già a teatro per le prove. Quindi, tutto sommato, non abbiamo visto granché della città, giusto quello che si vedeva dalla finestra della camera d’albergo, in un grattacielo appunto. 

Era la prima volta per Astra Roma Ballet in Indonesia?

Sì, così lontano sì.
Con la Compagnia – sono 37 anni di attività – abbiamo girato tutta l’Europa e siamo andati fino alla Corea del Nord e nel Centro America. 
Sono tournée non semplici da organizzare, richiedono il lavoro di anni e sono tanto contenta quando ci danno l’ok. Riuscire a trovare queste occasioni non è facile. 

Dovevamo andare in Indonesia già nel 2020, poi è arrivato il Covid. Ma quest’anno siamo riusciti a realizzare questa meravigliosa tournée grazie all’instancabile lavoro dell’Istituto Italiano della Cultura, che ci ha invitati. E grazie anche all’Ambasciatore italiano in Indonesia che ha reso possibile le nostre esibizioni nei meravigliosi teatri universitari di Yogyakarta e Bali.

Dopo Jakarta siamo arrivati – sempre con l’aereo perché le distanze sono grandi – a Yogyakarta che è una città molto bella, con templi e molta vegetazione. Lì, oltre allo spettacolo, abbiamo tenuto anche un workshop. 
Poi abbiamo concluso a Bali, la terza data e il secondo workshop. Siamo andati anche a fare il rito della purificazione: ci hanno dato dei camicioni e delle ciotole d’acqua sorgiva e ci hanno spiegato come eseguire questo rituale di purificazione, quasi una lavanda. Al termine del rituale bisognava esprimere un desiderio e noi ne avevamo a bizzeffe. È stato veramente bello.

Infine, abbiamo avuto un giorno di riposo assoluto e quindi ci hanno portato a vedere le risaie, la montagna vulcanica con un lago alle pendici, alcune spiaggie. Il mare, nelle migliaia di isole lì vicino, è bellissimo per chi vuole fare vacanza. Noi ogni giorno avevamo le prove e quindi poco tempo per fare i turisti. Io ero sempre molto occupata con i collaboratori, i tecnici: tutte persone meravigliose e che parlano italiano alla perfezione. 

Anche se per arrivare fino a lì: all’andata non tanto, ma al ritorno siamo partiti da Bali e siamo tornati a casa dopo 3 scali e 30 ore di viaggio. Io mi sto riprendendo appena appena adesso. È lontano dall’italia, vicino all’Australia, quindi non è facile arrivarci. È stata un’opportunità imperdibile. 

Diana Ferrara, le va di raccontarci qualcosa in più dei workshop? Erano rivolti ai danzatori professionisti o aperti a chiunque fosse interessato?
Abbiamo fatto un workshop a Yogyakarta e uno anche a Bali, ed entrambi sono piaciuti tantissimo. Io ho tenuto delle lezioni di danza classica molto semplici, giusto le posizioni delle braccia e dei piedi. Ma loro sono stati così entusiasti che hanno ricambiato insegnandoci la loro tecnica di danza tradizionale. È stato uno scambio artistico e culturale davvero interessante.  

In Indonesia molti conoscono e studiano danza. Loro hanno delle grandissime università, con dei teatri all’aperto immersi nel verde e anche al chiuso. Università d’arte dove si studia teatro, musica e le loro danza tradizionali, quelle balinesi in cui si presta particolare attenzione all’uso delle braccia e ai movimenti delle dita e degli occhi, i piedi flessi. 

I ragazzi della Compagnia sono stati davvero contenti di poter imparare queste danze, la loro tecnica. Mentre, insegnare il balletto classico è stato più difficile perché, è chiaro, non lavorano en dehors. Però alcuni rudimenti delle posizioni delle braccia, delle gambe e dei piedi piano piano sono riusciti ad assimilarli. I partecipanti ai workshop erano entusiasti, con gioia facevano tutto.

Uno spettacolo originale

BALLOON!(fumetti)  è uno spettacolo manifesto della società occidentale (danza neoclassica e contemporanea, robot e fumetti). Come è stato accolto questo spettacolo dal pubblico indonesiano?

Sì, lo spettacolo è sui fumetti e sui robot. È diviso in due parti, Un nuovo mondo coreografato da Fausto Paparozzi, e Time score di Giada Primiano.

Ebbene il pubblico era entusiasta. Più che applaudire, si può dire che gli spettatori urlavano come tifosi allo stadio. Quando gli interpreti avanzavano fino alla ribalta, era un’esplosione di urla che si placava solo quando i danzatori tornavano sul fondo. E anche dopo lo spettacolo, ci fermavano, volevano fare le foto con i ragazzi della Compagnia. Davvero un’accoglienza festosa, per noi è stata una cosa bella, che ricorderemo con piacere.

Inoltre, hanno delle sale e dei teatri che noi ce li sognamo. Si respira proprio l’importanza dell’arte. 

BALLOON!(fumetti) mette insieme danza, robot e fumetti. Da dove nasce questa idea?

Astra Roma Ballet da 3 anni non riceve più la sovvenzione dal Ministero, perché ci hanno bollata ormai come una compagnia classica, mentre sono 12 anni che noi facciamo contemporaneo. Un contemporaneo su base classica, certo, cioè la preparazione di tutta la Compagnia è classica, sono laureati all’Accademia in balletto classico. Ma i nostri danzatori sono preparati per fare il contemporaneo davvero bene.

Però lavoriamo molto col contemporaneo anche perché, girando tanto, è difficile trovare i “palcoscenici” giusti per il balletto, pure d’estate. E quindi ho visto che andando più sul neoclassico e sul contemporaneo c’è maggiore possibilità di successo. 

Ho deciso dunque di mettere in scena un tema che nessuno aveva ancora affrontato, ovvero i robot e i fumetti. I coreografi della nostra compagnia, Giada Primiano e Fausto Paparozzi, si sono appassionati e hanno deciso di fare del robot una sorta di supereroe. 
È un tema attuale, se pensiamo all’impiego dei robot e della tecnologia anche in campo medico e chirurgico. Mi son detta: “Questa volta voglio fare una cosa nuova, innovativa, che non ha mai fatto nessuno”. Con la speranza di tornare a percepire la sovvenzione dal Ministero.

Sembra essere uno spettacolo narrativo, il ché è alquanto originale per la danza contemporanea che tende a essere sempre più astratta.

Sì esatto. I movimenti sono più contemporanei, ma il filo conduttore è la trama. Narrata, tra l’altro, a singole frasi come dei fumetti, dei balloon appunto. 

C’è una creazione coreografica di giovani che di queste cose se ne intendono. Per questo ho affidato a loro la coreografia, sono due giovani della Compagnia, due danzatori che si stanno approcciando alla coreografia.
Comunque loro vogliono ancora ballare, sono giovani. Però ecco hanno un talento coreografico già riconosciuto. 

La prima parte, Nuovo Mondo, sembra ispirarsi a Pinocchio di Collodi. 

In un certo senso, ma è giusto una citazione. 
La storia racconta di un ingegnere che purtroppo ha perso la moglie. L’ingegnere costruisce quindi un robot che possa migliorare il mondo intero, rendendo tutti più buoni. 

E quindi all’inizio, sì, c’è questo robottino che come Pinocchio prende vita. Ma è solo l’inizio dello spettacolo, dopo la storia evolve in modo differente.

Nello spettacolo sono presenti anche due voci, Matteo Vitelli e Irene Battaglia. Diana Ferrara le andrebbe di raccontarci che ruolo giocano queste voci all’interno dello spettacolo?

Sì, ci sono delle battute in Time score, la seconda parte dello spettacolo creata dalla coreografa Giada Primiano. È la storia di una famiglia, tre sorelle, il padre e un robot che supplisce all’assenza della madre. 

La coreografia è divisa in varie epoche, segue la crescita delle tre sorelle. Quindi Vitelli funge un po’ da narratore, inserendo qualche frase durante lo spettacolo. Mentre Irene Battaglia interpreta una delle tre sorelle, e una delle danzatrici canta una canzone alla fine dello spettacolo. 

Time score rappresenta proprio la situazione attuale, in cui tutti noi siamo sempre di fretta, di corsa, quasi dovessimo raggiungere il punteggio di un videogioco nella vita reale.

Il testo, ovviamente, è in italiano. Dunque in Indonesia è stato tradotto?

Tutto in inglese. Sia il programma di sala che le battute recitate durante lo spettacolo.
Invece per il prossimo spettacolo, che faremo a Lisbona, lo vogliono in italiano. Son contenta perché in italiano mi piace di più, è più musicale.

Quali sono, quindi, i prossimi progetti?

Sabato 8 ottobre siamo stati a Firenze e domenica 16 a Milano sempre con Balloon. Sabato 22 ottobre invece siamo ad Amadora, in Portogallo, invitati al Festival Internazionale del Fumetto. Siamo molto emozionati, stiamo organizzando tutto al meglio. E il Festival del Fumetto ha chiesto che i testi siano in italiano anche perché c’è una collaborazione con l’Istituto Italiano della Cultura. Inoltre, in quei giorni si celebra la settimana della cultura italiana.

C’è il progetto, poi, di andare a Ischia, in Sicilia, a Crotone. E soprattutto, staremo a vedere dove ci porterà il bando a cui abbiamo da poco inviato la candidatura. 

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