Dancing
I creativi della residenza napoletana di Dancing Together Again! Foto di Pasquale Ottaiano

NAPOLI – Una festosa danza ha segnato la conclusione della restituzione al pubblico frutto di “Dancing Together, Again!”. Domenica 17 marzo infatti gli artisti, che hanno partecipato alla residenza napoletana, hanno invitato gli spettatori a ballare sul palco dello Spazio Körper. Una serata all’insegna della condivisione che ha visto la partecipazione entusiasta di una variegata platea.

Tre le performance in programma: ad aprire la serata Place Is The Space – Parte II, coreografia di Gabriella Stazio interpretata da Sonia di Gennaro. Estratto di una delle ultime produzione della compagnia Movimento Danza, Place Is The Space – Parte II ha visto in scena la veterana della compagnia partenopea in un assolo che è una vera prova di espressività e virtuosismo. Planando nell’aria, come sorretta da correnti invisibili, giocosa e leggera, Sonia di Gennaro sfodera il meglio delle sue abilità. Nella serata precedente, invece, è andata in scena la prima parte della performance originale, interpretata dai giovani danzatori della compagnia Movimento Danza.

Napoli: scambio di culture, tecniche, visioni

La serata è proseguita poi con un talk che ha visto protagonisti i rappresentanti dei quattro organizzatori di “Dancing Together, Again!”. Mateusz Czekaj per l’Istituto Nazionale di Musica e Danza di Varsavia in Polonia; il professore Levan Khetaguri per l’ Arts Research Institute di Tbilisi in Georgia; il danzatore freelance Toni Flego per la TRAFIK Dance Theatre Company di Rijeka in Croazia e Gabriella Stazio per Movimento Danza di Napoli.

I rappresentanti hanno illustrato al pubblico la struttura del progetto di residenze creative “Dancing Together, Again!”, sottolineandone la portata. Un programma articolato in 3 call – Georgia, Croazia e Italia – che ha selezionato 12 creativi per ciascuna residenza, provenienti dai 4 paesi. In ogni residenza si sono sviluppate delle performance: a Napoli in 2 settimane – veramente un tempo record fa notare la Stazio – gli artisti hanno elaborato 4 diverse performance. Le prime 2 sono già state restituite sabato 16 marzo: Enter the box e Music is floating parallel to my body and it is glued to my thoughts.

“Da giovane danzatore freelance”, ha raccontato con entusiasmo Toni Flego, “è sempre importante godere di nuove esperienze, aprirsi alle altre culture e scambiare opinioni. Accedere a nuovi metodi, nuove tecniche, soprattutto condividere visioni diverse dell’arte, della vita, della musica, del cibo. E a Napoli, effettivamente, ho potuto vivere tutto questo e… ho molto amato il cibo!”

“E poi ad agosto ci ritroveremo tutti in Polonia: i creativi selezionati a ogni residenza – 36 in totale – più tutti i coordinatori dei quattro paesi. Il Festival dura 10 giorni, per cui avremo ancora un periodo di residenza per sviluppare e restituire tutte le performance – quelle create a Tblisi, a Rijeka e a Napoli. Sarà un’autentica festa della danza”, conclude la Stazio.

Dancing gods, dancing humans

Frutto della residenza napoletana di Dancing Together Again, la prima coreografia presentata al pubblico – allo Spazio Körper domenica 17 marzo – è stata quella realizzata in collaborazione tra le italiane Valeria Geremia e Sara Lupoli e le georgiane Ana Nikolashvili e Irina Bagauri.

In completo scuro, sensuali e tribali, Ana Nikolashvili e Valeria Geremia occupano posizioni laterali sul palco mentre Sara Lupoli, in tuta effetto nudo, è sdraiata al centro della scena. Voci registrate si esprimono in lingue differenti e fanno da tappeto sonoro a questo primo quadro della performance. Tre donne, tre femminilità differenti, forse le rappresentazioni delle tre età della donna. Le creative agiscono ognuna sul proprio posto e seguendo la propria velocità.

Poi il caos esplode: la danza diventa frenetica, furiosa, invade ogni angolo del placo. C’è un qualcosa di animalesco, a tratti anche fascinosamente grottesco, nelle movenze delle tre creative. Un crescendo di energia che pervade anche il pubblico e termina col ritorno alla calma, al silenzio. Geremia, Lupoli e Nikolashvili si ritrovano al centro della scena, interagiscono tra loro con gesti lenti e misurati. Sembrano le Tre Grazie, tre divinità eteree e fuori dal tempo. Il pubblico si pronuncia in un fragoroso applauso al termine della performance, apprezzando il lavoro delle quattro creative.

What if…

La seconda performance presentata domenica 17 marzo allo Spazio Körper è ideata dall’artista polacco Michał Przybyła. Con un rapido cambio d’abito, Valeria Geremia, Sara Lupoli e Ana Nikolashvili tornano in scena al fianco dei colleghi: Irena Bockai, Tena Bosnjakovic e Sanela Jankovic (Croazia); Aleksandra Bożek-Muszyńska e Wojciech Furman (Polonia); Mikheil Zakaidz (Georgia).

In abiti colorati e sportivi danno vita a un laboratorio coreografico estemporaneo, un dietro le quinte della creazione artistica. Come in uno studio di ricerca sul movimento, a turno ciascuno creativo dà un comando vocale al gruppo che mette subito in pratica. Si susseguono così una dietro l’altra una serie di situazioni, scenari differenti che portano a esiti talvolta anche bizzarri e ironici, provocando il riso divertito del pubblico.

Fino a quando sullo sfondo appare una scritta: “E se dove sono è ciò di cui ho bisogno, e ogni momento è un’opportunità?”. La rivelazione innesca un cambio di temperatura nella performance: i nove creativi in scena agiscono in maniera indipendente e svincolata da ogni comando. Ogni passo, ogni momento, ogni punto del palco diventano l’opportunità imperdibile di danzare, di esprimersi liberamente, di vivere l’hic et nunc.

Al termine della performance Michał Przybyła raggiunge i colleghi sul palco e invita tutti a ballare al ritmo di Murder on the Dancefloor. Tutti gli spettatori, grandi e piccini, salgono sul palco e si abbandonano a una festosa danza: un autentico momento di condivisione.

Valeria Geremia, infine, saluta il pubblico: “Arte per la pace, danza per la pace gente!”

Valeria Geremia, Sara Lupoli e Ana Nikolashvili in “Dancing gods, dancing humans”. Foto di Pasquale Ottaiano

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