Claudia Caldarano
Claudia Caladarano in una foto di Emanuele Meschini

LIVORNO – Claudia Caldarano è la vincitrice di Residanza – La casa della nuova coreografia 2021. Con Piano solo corpo solo, lo scorso 22 dicembre al Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli. Si è aggiudicata il primo posto del bando indetto da Movimento Danza.

Dopo aver seguito, nel 2006, il corso di Assistente Coreografo con Micha e Marina Van Hoecke, si diploma come attrice alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi nel 2010. Nel 2013 e nel 2015 frequenta la Biennale College Danza e poi si diploma, nel 2017, in Incisione Grafica d’Arte al Bisonte.

Danza nella Compagnia Virgilio Sieni, dal 2014 anche come solista ed è stata assistente per l’Accademia sull’arte del gesto. Danza anche per Claudia Catarzi, Posare il Tempo prodotto da La Manufacture – Center Chorégraphique National Bordeaux.

Partecipa, ottenendo importanti riconoscimenti, a bandi e festival come: Nid Platform, CrashTest Festival, InterplayStillDigital. E ancora: Anghiari Dance Hub, Premio Scenario, Festival Trasparenze, Vetrina GDA Network Anticorpi XL e Mosaico Danza.

Attualmente con il collettivo mo-wan teatro, di cui fa parte, organizza il DEEP festival e cura la sezione performance. Un festival multidisciplinare che ospita spettacoli di teatro, danza, concerti, proiezioni di cinema d’autore e documentari, incontri e reading letterari.

Residanza 2021

Era la prima volta che Claudia Caldarano partecipava a Residanza?

Sì, era la prima volta che inviavo la candidatura e sono molto felice di averlo fatto. Ho scoperto un contesto stimolante e familiare.

Quando ha saputo di essere stata selezionata, immaginava di arrivare in finale e vincere?

No, non lo immaginavo, ma ci speravo molto.

A cosa sta lavorando in questo periodo Claudia Caldarano?

Per quanto riguarda Piano solo corpo solo ci sarà un debutto, o quanto meno un’anteprima della sua forma evoluta, al Teatro San Ferdinando di Napoli. E ciò è stato possibile grazie a Residanza.

Inoltre, ho in calendario diverse date. Saremo ospiti al Teatro Sant’Andrea di Pisa a febbraio, al südtirol festival di Merano, a Cross Festival al Fuoriprogramma di Roma. E altre in attesa di conferma.

Si può dire, quindi, che Residanza abbia dato un maggiore impulso alla sua carriera?

Per questo progetto sicuramente si sono aperte nuove opportunità. Come ho detto grazie al premio Residanza, io e il musicista Simone Graziano abbiamo la possibilità di approfondire la ricerca e debuttare a maggio con un lavoro più evoluto.

Fino ad ora abbiamo presentato degli studi di Piano solo corpo solo, che infatti chiamavamo étude e che abbiamo deciso di chiamare Embracing (dall’inglese “abbraccio”, ndr). Anche per avvicinare la performance al titolo dell’album di Simone da cui la musica è tratta: Embracing the future.

Essendo delle improvvisazioni, al momento dell’esibizione io e Simone mettiamo tutto lo studio preparatorio in discussione. Sono improvvisazioni che possiamo fare in vari contesti: da spazi più convenzionali a luoghi all’aperto. Per cui ogni volta la disposizione del pubblico è diversa, può essere frontale oppure circondare la performance proprio come in un abbraccio.

La versione definitiva sicuramente farà tesoro delle esperienze di Embracing.

Claudia Caldarano e Simone Graziano in una foto di Emanuele Meschini

Cogliere l’attimo

Come si incontrano lo studio e l’improvvisazione in Piano solo corpo solo?

Quello che a me e Simone interessa è riuscire a mantenere nella scrittura la vitalità propria dell’improvvisazione, come un salto nel buio. Il nostro obiettivo, attraverso le improvvisazioni, è quello di allenarci a un confronto che si basa anche sull’istantaneità.

Abbiamo delle zone di indagine musicale e indagine coreografica e poi dei momenti di totale abbandono reciproco. L’intento, però, nel momento in cui andremo a costruire un vero e proprio spettacolo, è che ci sia chiarezza drammaturgica. Rendendo così il lavoro fruibile da un punto di vista emotivo.

Siccome partiamo dall’improvvisazione, cogliere l’attimo – come trovarsi difronte a un precipizio – diventa una condizione fondamentale che ispira la costruzione drammaturgica. È per questo che, attraverso Piano solo Corpo solo, tentiamo di mettere in scena l’ultimo attimo. Cercando di indagare come ricreare nel corpo alcune delle caratteristiche delle NDE (Near Death Experience). Sono situazioni extracorporee che mi ispirano nella partitura coreografica, costruita a partire dall’immaginazione di una pluralità di corpi, ricordi, fantasmi, visioni, incontri, forze che mi agiscono.

Durante la residenza a Polverigi, con il dramaturg Alessandro Brucioni, abbiamo trovato questo parallellismo. L’istantaneità dell’improvvisazione scenica e il momento di straniamento dell’ultimo atto di vita, del guardarsi da fuori, che alcuni raccontano di aver vissuto.

È evidente che la collaborazione con Simone Graziano sia fondamentale per questa performance. Claudia Caldarano come ha conosciuto il musicista?

Ho conosciuto Simone nel 2019, prendendo parte alla realizzazione del video per Sexuality. Realizzata col suo quintetto, i Frontal.

Durante la creazione del video, scoprimmo di essere in sintonia. Non è scontato instaurare un dialogo così entusiasmante e generoso con un altro artista. E da qui nacque la possibilità di lavorare insieme. Simone doveva eseguire i brani del suo nuovo album e mi chiese di esibirmi con lui. Presentammo quindi un progetto insieme al Palazzo Te di Mantova.

Dunque è questa l’origine di Piano solo corpo solo?

Simone ha scritto l’album, Embracing the future, durante il primo lockdown. Riflettendo sullo strumento che suona da anni, il pianoforte, ha tentato di renderne il suono irriconoscibile come la nuova quotidianità, inserendo nel piano degli oggetti dalla vita di tutti i giorni.

Il suo suono trasmette un forte senso di intimità, come se fosse un concerto per un solo spettatore. E anche malinconia e solitudine che si rispecchia perfettamente nella mia ricerca coreografica. Solitudine che si trasforma, però, nel riconoscimento dell’altro.

Abbiamo deciso, quindi, di accostare i nostri due percorsi artistici e lasciare che da soli avvenissero tanti punti di contatto.

Claudia Caldarano in una foto di Emanuele Meschini

Questione di corpi

Nella versione di Piano solo Corpo Solo presentata a Residanza, Claudia Caldarano danza su di un parallelepipedo nero. Qual è il significato di questo oggetto di scena?

L’idea iniziale era quella di creare il prolungamento della coda del pianoforte, per dare l’impressione che io danzi sullo strumento. Poi abbiamo deciso di realizzare un praticabile separato dal piano.

È nero e lucido, per riprodurre l’idea dello strumento, ma suggerisce anche un tavolo anatomico, un sepolcro, un’altare, un cubo da discoteca, un basamento… Riflette e deforma il corpo per cui ogni spettatore può vederci una suggestione diversa.

Il praticabile delinea un confine, se vogliamo un limite, alla mia azione, un rischio costante di cadere che è però uno stimolo ad agganciare risorse inedite e portare all’estremo quella condizione.

Sono molto suggestivi anche i guanti di pelle. Pure per questi c’è un significato nascosto?

Attraverso i guanti voglio restituire l’idea di corpi invisibili che ci muovono, che ci manipolano. I guanti sono anche l’espressione del distanziamento, dell’impossibilità di un contatto, e di un’abitudine a guardare l’altro e noi stessi come oggetti-corpi.

I guanti, inoltre, sono in pelle per un motivo pratico. Prima erano in tessuto, ma non mi consentivano di avere la giusta presa sul praticabile lucido. A Polverigi, in vista della finale di Residanza, ho iniziato a lavorare sul concetto di esperienza vicina alla morte. Volevo creare l’illusione di essere spostata, trascinata, perciò dovevo sdoppiarmi. Indossare un corpo scivoloso e passivo e un corpo attivo. L’attrito dei guanti in pelle sulla superficie del praticabile mi dà una maggiore presa per restituire questa suggestione.

Tra interpretazione e regia

Claudia Caldarano si sente più interprete o più coreografa?

Entrambi, anche se il mio interesse principale riguarda la creazione senza limiti linguistici. Da interprete scelgo progetti e autori con cui sento un forte feeling, con cui posso donarmi come se fosse un mio progetto. Consapevole, però, di dover mettere da parte le aspettative su qualsiasi decisione definitiva.

Nella sua formazione, si è diplomata come attrice alla Paolo Grassi. Come convive la Claudia Caldarano attrice con la danzatrice?

Gli studi che ho fatto sono come strumenti per entrare più pienamente in quello che attraverso o che scelgo di attraversare. E sono strumenti a cui attingo per comunicare quello che voglio portare in scena.

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