Antonio Gianluca Giulivo, giovane studente di ingegneria gestionale proveniente da Torre del Greco (NA), è uno dei ballerini impegnati in “Serata Strauss” della Compagnia Nazionale del Balletto,  in scena il 19 e 20 dicembre, presso il Teatro Malibran, in occasione dell’ottava edizione di VeneziaInDanza, e il 5 e 6 gennaio presso la Reggia di Caserta.

Il suo percorso professionale prende inizio grazie alla visibilità datagli dal progetto “Danza e Professione” di Sergio Ariota, dove a notarlo é il manager di Giuseppe Picone.
Sei stato selezionato per partecipare al progetto “Danza e Professione”, ti va di parlare degli obiettivi che si propone questo evento, di come funziona?
Danza e Professione è stato presentato come un progetto che si propone di mostrare come lavora una compagnia di balletto.
Dopo un provino, che mi ha dato la possibilità di confrontarmi con altre realtà, come appunto quelle che possono esistere al di fuori della propria scuola di danza, e dopo ore e ore di prove in sala sono stato, scelto per interpretare uno dei toreri del Don Quixote, nella versione curata da Maria Grazia Garofali,
Al progetto hanno partecipato due ballerini professionisti, Aleksandr Stoianov e Kateryna Kukhar della National Opera of Ukraine, come é stato lavorare con loro?
Entrambi di grandissimo livello artistico e professionale, poterli osservare da vicino mentre lavorano è stato un piacere e un’occasione per imparare e capire molte cose.
 
L’esperienza di “Danza e Professione” ha contribuito concretamente alla tua formazione? In che modo?
Prima di tutto la possibilità di mettere in scena un balletto completo di repertorio è qualcosa di raro per chi non fa parte del settore; tantissimi ragazzi sognano di poter partecipare a una produzione, e in questo senso Danza e Professione risulta una possibilità, tuttavia rimane una realtà vicina a quella scolastica. Di certo é che per me questa esperienza è stata un trampolino di lancio, un ponte tra la scuola e il mondo professionale.
Quali sono stati i più grandi stimoli ricevuti dall’ambito professionale?
In tale ambito, sono sempre stimolato a migliorarmi, a superare i miei limiti ad impegnarmi con grande diligenza.
Quali sono, secondo la tua esperienza , le sostanziali differenze tra l’allievo e il professionista?
Il professionista deve sicuramente essere più responsabile di un allievo, deve mettersi in gioco e lavorare i suoi punti deboli con maturità e in autonomia; il coreografo ha il compito di insegnare la sequenza e il ballerino è responsabile di eseguirla al meglio.
 
Suppongo che tu ti sia confrontato con ballerini provenienti da scuole di teatro, hai avuto modo di riscontrare delle differenze tra te e loro?
Indubbiamente ci sono delle differenze, i percorsi sono diversi, tuttavia, anche se spesso nelle scuole di danza gli allievi sono eterogenei, ho trovato il mio metodo di approccio al lavoro molto simile al loro.
Alla luce delle tue recenti esperienze, qual è la realtà che cambieresti in una scuola di danza ?
In questo caso, voglio prima fare una critica all’incompetenza di molti insegnanti di scuole private, che probabilmente sono incoscienti del fatto di lavorare con i corpi dei loro allievi, e spesso li sottopongonoa pericoli. Inoltre gradirei che ci fosse una maggiore sincerità da parte degli insegnati riguardo eventuali e reali possibilità che sorgono durante il percorso formativo, come ad esempio la necessità di dover ripetere un anno, mettendo al corrente non solo gli allievi ma soprattuto i genitori.
Quale credi che sia la più importante qualità umana di un danzatore?
Credo di aver avuto una rivelazione, in merito alle qualità di un ballerino, grazie a un assolo di contemporaneo a cui ho assistito. Lì dove non vi era tecnica classica, ho percepito forte comunicazione e trasporto. Il ballerino deve saper trascinare il pubblico, tenerlo in tensione, il ballerino deve portare fuori ciò che ha dentro, deve esprimere al di là della tecnica.
Quanto pensi sia importante la cultura per un ballerino?
Direi molto. Credo che ogni ballerino debba avere un proprio bagaglio culturale per questo motivo non ho mai lasciato gli studi, al di là della danza. Ho sempre avuto sete di sapere, e cerco di conciliare, non senza difficoltà, studio e danza.
Dato che sei uno studente di ingegneria, qual è la percentuale di tecnica e quale di cervello per aver successo?
Direi che sono entrambi fondamentali, quindi 50 e 50!
Ti è mai capitato di studiare fuori dall’Italia?
Purtroppo no, ma desidererei molto farlo in futuro.
Quali credi siano le possibilità per giovani ballerini di trovare un impiego in Italia?
Molti dei talenti italiani sono costretti ad espatriare, ad andare in altri paesi perché non sono offerte loro le giuste possibilità qui. il che è un paradosso, l’Italia è un paese pieno di ricchezze artistiche e culturali.
Eppure la danza in molti stati europei è una delle fonti di guadagno per lo stato. In Italia, pare non sia così.

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