Dal 6 all’8 dicembre a Roma si terrà un seminario di danze storiche presso Artespettacolo tenuto dalla danzatrice e coreografa spagnola Ana Yepes, dal titolo Spanish Golden Age. Si affronteranno concordanze coreografiche con passi e stili e danze francesi e italiane tra il XVI e il XVII secolo. Ana Yepes, figlia del più grande chitarrista spagnolo del Novecento, Narciso Yepes, è nata e cresciuta nella musica ed ha studiato danza con Shirley Wynne, Francine Lancelot, Barbara Sparti e Andrea Francalanci.

Le abbiamo chiesto come si sia avvicinata alla danza:

Ho studiato al Conservatorio Superiore di Musica di Madrid e mi sono diplomata in flauto dolce, poi ho seguito corsi di analisi e di armonia con Nadia Boulanger a Parigi e al Conservatorio di Fontainebleau e mi  stavo specializzando in musica antica e mi chiedevo come si ballassero tutte le danze che mi trovavo a suonare tutti i giorni. Non ho studiato danza da bambina, mi sono avvicinata a quest’arte a ventidue anni. Mi è sempre piaciuto ballare da ragazza, ma non in modo professionale. In seguito la curiosità mi ha spinto a chiedermi come fossero la danze che studiavo ed eseguivo, ma i miei professori non sapevano aiutarmi, essendo tutti musicisti. Così ho cominciato a consultare i manuali dell’epoca e questo è stato il mio inizio.

Qual è il periodo su cui ha focalizzato i suoi interessi?

Il periodo è quello del Siglo de Oro spagnolo, della danza barocca francese e del Rinascimento italiano. Ho studiato tutti i trattati, anche quelli italiani, che sono i più antichi. Nella ricerca che facciamo compariamo i passi secondo le diverse tradizioni stilistiche che si sono stratificate nei vari paesi europei. La mia specialità è, però, il barocco francese e spagnolo.

In base alla sua lunga esperienza professionale ritiene che sia in aumento l’interesse per la danza storica?

Non credo che ci sia un aumento, c’è un radicamento in coloro che sono interessati. Si tratta di gruppi non particolarmente numerosi ma molto motivati e sicuramente costanti nel tempo. C’è un pubblico per questo tipo di danza ma sicuramente in questo periodo la crisi economica rende un po’ più difficile soprattutto l’organizzazione degli spettacoli.

Ma questo accade anche in Francia dove lei vive?

Si anche  in Francia, così come in Italia e Spagna, ci sono sempre meno contributi per la promozione di cultura e spettacoli. Quando torno in Spagna, a trovare i miei parenti, mi sento raccontare della crisi, ma non è un fatto localizzato, direi che è generalizzato.

Ci presenti il suo gruppo di lavoro e creazione artistica

Io ho una compagnia, Ensamble Donaïres, composta da musicisti e danzatori  che, nel ricostruire il gusto e lo stile dell’epoca barocca, creano un evento completo. Conduco anche un’attività didattica in tre conservatori,  uno in Normandia e due a Parigi e poi in vari seminari e corsi in tutto il mondo. Viaggio per insegnare e fare coreografie, così come avverrà ad inizio dicembre a Roma.

Di cosa si occuperà in particolare?

Nel seminario partirò dalla danza spagnola e dalle relazioni con la danza francese e italiana perché, un po’ come avviene per le lingue romanze, esse sono diverse ma hanno anche delle matrici comuni. La differenza, se si pensa ad una lingua, la fanno le vocali, le consonanti spesso sono simili. In questo momento mi interessa sottolineare le differenze ma anche le similitudini, perché anche in quei tempi lontani la danza, nonostante non ci fossero gli aerei, viaggiava in tutta Europa.

Qual è la caratteristica della danza spagnola, forse il maggiore movimento delle braccia?

Questo è un po’ un problema. Sicuramente alcune danze spagnole hanno dei movimenti importanti delle braccia ma non tutte. La danza di corte del Seicento era molto simile a quella italiana perché i trattati di riferimento spesso erano gli stessi. Il trattato di Cesare Negri, Nuove inventioni di Balli, viene dedicato nel 1604 a Filippo III Re di Spagna e sarà poi tradotto in spagnolo nel 1630. In quel periodo la danza di corte si diffondeva comunque attraverso le relazioni familiari che si creavano tra i regnanti. Luigi XIV, Re Sole, che crea l’Académie Royale de Danse nel 1661, era il nipote da parte materna, del re Spagnolo Filippo III di cui abbiamo appena parlato. Anche sua moglie, Maria Teresa d’Asburgo, era Infanta di Spagna. Grazie a questo doppio legame con la Spagna in Francia arrivano attori, ballerini e musicisti dalla Spagna. In questo periodo, infatti, arrivano le nacchere in Francia. Si va così differenziando la definizione di baile, che si esegue con le nacchere, e danza che si esegue senza nacchere. Nei trattati spagnoli, di uno stesso brano, si dice che è una versione ballata o danzata a seconda che ci siano o meno le nacchere. Dal teatro spagnolo e dall’ alegria del flamenco derivano le danze che, nel Burgeois gentilhomme, la comèdie –ballet di Moliére e Lully,  sono le arie spagnole nel Ballet de Nation. Per me le braccia della danza barocca francese vengono dalla danza spagnola, non da quella italiana del Rinascimento. I trattati antichi ci trasmettono informazioni sulla danza di corte dell’epoca mentre, per le danze popolari, bisogna ricorrere alla tradizione orale e a quello che ancora si trova nelle danze locali che sono arrivate fino a noi.  La danza tradizionale della Bretagna, per esempio, è molto simile a quella Francese rinascimentale. Per questo motivo è importante mantenere vive le tradizioni dei diversi luoghi.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.