StillWhenIdance

Daniela Lucato, attrice, regista, creatrice di video e documentari, è italiana ma ha lavorato in varie città anche d’Europa. Durante quest’ultimo anno ha creato il documentario “When I dance”, nato parallelamente alla performance di teatro-danza Connecting Fingers, e la realizzazione è stata ben accettata dal pubblico e dalla critica tanto da meritarsi la nomination come migliore film documentario al Social World Film di Vico Equense, in costiera sorrentina, un festival che vuole coniugare gli sguardi più profondi del racconto sociale attraverso il cinema.

Nel mandare avanti questo progetto, la giovane regista ha creduto tanto, decidendo di vivere situazioni non del tutto facili, come l’incontro di rifugiati pakistani in un campo di Berlino, a cui ha chiesto, in vari incontri, di raccontare la loro storia di rifugiati politici. A sostegno del progetto e della sua già avallata preziosità, è stato l’interesse e l’entusiasmo con il quale alcuni di questi hanno risposto alle video-interviste proposte da Daniela, le stesse che hanno dato vita al video-documentario.

Quello che traspare in maniera diretta non è solo il racconto e la storia culturale di un popolo e di una zona del mondo ma quanto le singole storie di vita degli intervistati, come possibile modo per ragionare sul concetto di essere rifugiato che non coinvolge solo chi ha vissuto situazioni del genere ma anche qualsiasi persona che non riesce ad esprimere la propria libertà interiore.

Daniela racconta i diversi approcci con cui ogni rifugiato entrava in relazione e come lei non ha mai smesso di appassionarsi al lavoro continuando a credere nella testimonianza che avrebbe lasciato.

Oggi il film ha ricevuto questa importante nomination, per la quale sarà proiettato al Festival il 28 luglio ed a gennaio, invece, sarà in concorso al Dhaka Film festival nella sezione Women Filmmakers.

A partire da queste testimonianze, oltre alla volontà di creare un documentario, l’idea di trasmutazione artistica di queste storie era ancora più forte ed ha condotto alla creazione di uno spettacolo con quattro danzatori (italiani ed internazionali) dal titolo Connecting Fingers. 

Ogni danzatore ha interpretato un personaggio assumendo la storia dei rifugiati e mettendoci anche un po’ del proprio facendo sgorgare un materiale coreografico a metà tra improvvisazione e composizione.

I danzatori si sono mostrati molto entusiasti rispetto al lavoro proposto da Daniela, un po’ per vicinanza personale alle storie, un po’ per interesse di avvicinamento. Ognuno, dunque, grazie ad un scambio parallelo con la regista ha lavorato alla creazione di un proprio solo, tra pause, silenzi e grida, in cui il corpo, protagonista indiscusso dello spettacolo, è espressione universale dei sentimenti dell’uomo e dalla gabbia, in cui spesso si trova o si crea da solo, rende arte il processo per liberarsene.

Nella scena, i danzatori cercano i loro luoghi, si fermano, osservano, pensano e poi “parlano”, “dialogano” ed intanto le voci dei rifugiati, come voci interiori e voci universali, spezzano il silenzio auditivo e danno al pubblico materia di riflessione e di accurata connessione.

Ecco che l’uso dei linguaggi del corpo permette di abbattere le barriere culturali ed anche quelle artistiche, in quanto il racconto di qualcosa assume forme artistiche differenti che vanno a completarsi in una sorta di indagine antropologica profonda e plurima su certe vicende della storia umana.

Lo spettacolo è stato presentato a Napoli lo scorso 7 maggio al Teatro Galleria Toledo, Teatro Instabile di Innovazione, nell’ambito della rassegna di danza contemporanea Second Hand, ideata e diretta da Gabriella Stazio, presidente di Movimento Danza, Ente di Promozione Nazionale della danza.

Per il programma del Festival, clicca qui: http://www.socialfestival.com/programma/563-giovedi-28-luglio.html

Intervista a Daniela Lucato: http://agnesfilms.com/interviews/interview-with-daniela-lucato-director-and-producer-of-when-i-dance/ 

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