Told
Leila Chahrour col figlio Abbas Al Mawala in "Told by my mother" di ALi Chahrour. Foto di Carl Halal

NAPOLI – Told by my mother chiude la Sezione Danza del Campania Teatro Festival 2022. La performance firmata dal coreografo libanese Ali Chahrour, già ospite in passate edizioni, debutta in Europa. Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Politeama in un’unica data, il 10 luglio. 

Verità sepolta

Told by my mother è il racconto di una storia vera, la storia di una famiglia. Quella di Chahrour, di sua zia Fatima e di suo cugino Hassan.

Hassan è di madre libanese e di padre siriano. In Libano le donne non possono trasmettere la propria cittadinanza ai figli, per cui Hassan si reca di frequente in Siria per rinnovare il permesso di soggiorno.
Ma nel 2012, Hassan non torna a casa.

Le autorità siriane consegnano a Fatima gli effetti personali del figlio, raccontando che il ragazzo, di soli 27 anni, è morto in carcere e sepolto in una fossa comune.
La madre non si arrende a questa versione: sono tante le storie di persone ritenute morte e riapparse a distanza di tempo, all’improvviso. Inizia a cercarlo, e la sua ricerca non si ferma neanche quando la donna si ammala di cancro ai polmoni.

Fatima sfida chemio e radioterapia, e prosegue la ricerca di Hassan, certa che un giorno riabbraccerà suo figlio.
Ma il cancro purtroppo sconfigge Fatima: la donna muore nel 2018.

L’anno successivo, Ali Chahrour e la sua famiglia, spinti dall’esigenza di raccontare questa storia, iniziano i lavori di Told by my mother. In scena, i parenti di Ali e di Hassan, una famiglia di artisti dello spettacolo, proseguono la ricerca che Fatima non ha potuto ultimare. Portano in giro questa storia, nella speranza che un giorno in teatro, tra il pubblico, si alzi un uomo e gridi a gran voce: “Io sono Hassan”. 

Una storia straziante proprio perché vera e, purtroppo, simile a tante altre. Impossibile non pensare al caso di Giulio Regeni, un’altra verità sepolta. Told by my mother è dunque una storia di famiglia che si fa grido di dolore universale per tutti i dispersi. 

Danza esotica dal ritmo coinvolgente

A inizio spettacolo irrompono sulla scena due donne e quattro uomini:  Abbas Al Mawala, Leila Chahrour, Ali Chahrour, Ali Hout, Abed Kobeissy, Hala Omran. Attraverso la danza, la musica dal vivo e il canto, raccontano la storia di Hassan e di sua madre. Una performance angosciante e dolorosa, ma che attraversa anche momenti di nostalgica gioia al ricordo di passati giorni felici.

Ali Chahrour porta al Politeama una danza esotica, differente dalla danza contemporanea cui il pubblico napoletano è forse più abituato. Si tratta di una performance fisica costituita da micro movimenti: delicati scatti delle mani, lente ed eleganti movenze delle braccia, come ali di un uccello. 

È una danza che si svolge sul posto, non prevede grandi spostamenti nello spazio. È contenuta all’interno del corpo: non esplode fuori in salti, giri, attraversamenti del palco, ma implode all’interno, nelle ossa e nel ventre del danzatore. Implode in ogni singola articolazione della spina dorsale, mostrando al pubblico partenopeo un uso della schiena e del busto piuttosto insolito
Micro movimenti frenetici che scuotono e percuotono il corpo dall’interno, risultando a volte anche violenti, come una crisi epilettica. Oscillazioni ritmiche della testa, ripetute fino allo spasmo, a cui si prestano anche i musicisti e i cantanti. 

Danzano infatti anche Leila Chahrour col figlio Abbas Al Mawala, una danza gioiosa come una festa di nozze, in cui la musica si fa allegra, coinvolgente, viscerale. Hala Omran, la giovane cantante, e gli altri musicisti invitano il pubblico a battere le mani al ritmo di questa danza festosa. La risposta degli spettatori è all’inizio timida, ma si fa sempre più coinvolta man mano che il ritmo accelera e diventa frenetico.
La musica popolare araba è suonata con strumenti a corde e a percussioni, ma anche lo scroscio dell’acqua in una ciotola e il fruscio della carta si trasformano in melodia.

Ali Chahrour, Ali Hout, Abed Kobeissy, Hala Omran in “Told by my mother”. Foto di Candy Welz

Le reazioni del pubblico

La performance termina con una antica ninna nanna in sumero. Segue poi la registrazione delle voci di Hassan e di sua madre durante la loro ultima esibizione canora insieme. 

Un momento a dir poco toccante, il culmine di un climax tragico, disturbato purtroppo da una spettatrice col cellulare in mano. Delude incontrare ancora un pubblico irrispettoso degli artisti e degli altri spettatori. 
Dispiace inoltre che una manciata di spettatori siano andati via a metà spettacolo, hanno perso una preziosa occasione di confrontarsi con qualcosa di nuovo, di diverso, che proviene da lontano.

La risposta del pubblico è stata comunque molto positiva: l’applauso finale infatti è scoppiato a luci ancora accese. Molti gli spettatori in piedi ad applaudire, hanno chiamato tre volte gli artisti sul palco.

La danza: unione tra le arti

Con Told by my mother, Ali Chahrour dimostra come la danza possa davvero unire tutte le arti e organizzarle in uno spettacolo omogeneo. Performer, cantanti, musicisti: nessuno si risparmia dal danzare.

La Sezione Danza del CTF di quest’anno ha presentato performance sorprendenti, di sicuro nuove per il pubblico partenopeo. Una programmazione dal respiro internazionale, che ambisce a competere con altri importanti festival italiani.

Fa riflettere, infine, che di sette spettacoli di danza in programma, ben tre – quelli recensiti dalla nostra redazione – non fossero danza pura. Nulla in contrario alla contaminazione tra le arti, anzi che ben venga se orchestrata con maestria come ha saputo fare Chahrour.

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