Stèphane Fournial è a metà del suo terzo anno di direzione della scuola di ballo del teatro di San Carlo, si può quindi redigere un primo resoconto della sua esperienza da direttore della scuola più antica d’Italia e  fare un  bilancio di questo intenso periodo di lavoro che ha portato gli allievi ad esibirsi in scena all’interno della rassegna Autunno Danza. Il compito del Maestro è stato arduo perché ha raccolto la pesante eredità della  lunga gestione di Anna Razzi, che per ben venticinque anni aveva diretto la scuola, facendola risorgere dall’abbandono dei decenni precedenti. Stèphane Fournial, il 18 novembre scorso, è stato insignito del titolo di Cavaliere nell’Ordine nazionale del Merito dal Presidente della Repubblica Francese a seguito del ruolo di prestigio che ricopre nell’istituzione napoletana.

Come valuta questo suo primo periodo di lavoro?

Il mio obiettivo è di continuare ad innalzare il nome della scuola di ballo del San Carlo, indipendentemente dalla mia conferma, e dai miei meriti personali, credo infatti che la città,  il teatro e la scuola abbiano un potenziale enorme che ancora non è del tutto sfruttato. Da sempre Napoli, grazie alla sua posizione centrale, è stato un punto di riferimento per tutto il Sud Italia ma quest’anno abbiamo più di quaranta alunni fuori sede di cui molti provenienti dalle regioni del  Nord, questo non era mai capitato in precedenza per numeri così cospicui. Ancora adesso ricevo telefonate provenienti dal settentrione di genitori   che desiderano far entrare i propri figli alla scuola del San Carlo. L’accordo che abbiamo stipulato con l’Istituto Denza ci permette di garantire anche l’ospitalità ai fuori sede. Certo non è molto vicino ma con l’utilizzo di un pulmino si risolvono i problemi logistici.

Maestro ma  il numero sempre crescente di allievi non è un problema per gli spazi ridotti che il teatro può offrire?

E’ una situazione complessa: a mio avviso se la scuola lasciasse il teatro potrebbe morire. Mi spiego meglio, solo un luogo di pari prestigio, storia e valore, può sostituire l’atmosfera che si vive nei corridoi e nelle sale del teatro. Per un bambino o un adolescente incontrare gli artisti che lavorano qui è un arricchimento insostituibile. Il problema esiste in quanto i corsi sono programmati solo negli orari pomeridiani per le esigenze scolastiche dei ragazzi. Penso che se si riuscisse ad organizzare una scuola serale o una scuola telematica, si potrebbero utilizzare meglio gli spazi che ci sono, con lezioni di danza anche di mattina, senza  abbandonare un luogo magico e fortemente identitario  per gli allievi come il teatro di San Carlo.  Non credo che l’allontanamento della scuola di ballo possa aiutare la sua crescita, si deve trovare una soluzione per sfruttare al meglio gli spazi esistenti.

Cosa risponde ad alcune obiezioni sollevate relativamente all’eliminazione di discipline complementari, quali il contemporaneo e la danza di carattere,  dall’offerta formativa della scuola?

Rispondo che è stato difficile rendere omogeneo il gruppo di allievi che ho trovato, alcuni di età inadeguata al livello di studio, con quelli che sono successivamente arrivati. Ritengo che per ora lo studio del classico ed il raggiungimento di un livello tecnico alto sia un obiettivo primario per la scuola del San Carlo, lo studio sulle punte, per le ragazze, per esempio è diventato quotidiano. La tecnica maschile richiede ugualmente attenzione. Lo studio del Repertorio classico è importante e formativo anche per il lavoro di gruppo, oltre che per i solisti, per questo motivo lavoriamo su balletti come Il lago dei cigni  o La Bayadère, brani che tutti vorrebbero danzare una volta nella vita.

Non ritiene che, visto l’aumento degli allievi, ci sarebbe bisogno di un maggior numero di maestri?

I corsi inferiori sono stati sdoppiati e da quest’anno abbiamo nuovi insegnanti, Pia Russo e Alberto Montesso si sono aggiunti a Soimita Lupu e Rossella Lo Sapio. Se non c’è la possibilità di aumentare il numero di lezioni, come già accennato, non è possibile neppure aumentare il numero dei docenti. Con un maggior investimento nella scuola, che mi auspico al più presto, visto il continuo aumento degli allievi,  ci si potrà occupare anche di questo aspetto. L’importante è dare un’omogeneità didattica e per questo motivo ho deciso di far ruotare gli insegnanti in modo che tutti gli alunni possano studiare con gli insegnanti della scuola.

È indubbio che, passando tra i corridoi della scuola si noti un ordine e un silenzio notevoli, nonostante il gran numero di allievi gestiti anche con la collaborazione  di Annalisa d’Anetra che da sola, controlla 218 alunni.  Per il Maestro e Cavaliere Fournial l’educazione e la disciplina sono un elemento fondamentale per la formazione di un professionista, e non solo.

In effetti oggi è difficile trasmettere certe regole di comportamento e l’etica del lavoro, qualità indispensabile per un danzatore professionista. La comunicazione ha spinto troppo su fenomeni  effimeri e poco vicini alla reale vita del teatro e all’impegno costante che è elemento necessario e insostituibile per essere un  danzatore. Non tutti potranno diventarlo ma spero che acquisiscano un’educazione che sarà utile per la vita in generale. Per chi studia danza in questo teatro, non amo parlare di sacrificio, quello lo fanno i genitori, per i ragazzi che hanno questa opportunità unica, preferisco parlare di impegno e passione.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.