Andare alla Galleria Toledo in occasione della rassegna Second hand – di seconda mano, alla sua XIV edizione, ha costituito ancora una volta la possibilità di incontrare e conoscere nuovi autori e giovani del panorama della danza contemporanea che non si limitano a lievi o energetiche danze astratte. La seconda serata della rassegna organizzata da Gabriella Stazio in collaborazione con il Teatro Stabile di Innovazione di Napoli nell’ambito del progetto CUNAE- Nuove generazioni di artisti – Pratiche e processi per il ricambio generazionale dei giovani talenti 2015/2017 promosso da Movimento Danza – MIBACT, ha presentato la performance di Connecting Fingers, collettivo di danzatori con sede a Berlino. Il lavoro, con musiche di David Travers, è un’occasione di riflessione e di incontro con le proprie emozioni nella visione di un intenso lavoro messo in scena dai quattro danzatori: Nicola Campanelli, Liat Benattis, Roberta Ricci e Anna Cotorè. Connecting Fingers (dita in contatto) è il nome di un gruppo nato intorno alla regista, attrice e performer italiana Daniela Lucato che da qualche anno risiede a Berlino come tutti i suoi danzatori che sono di nazionalità italiana, spagnola e israeliana. Autrice di alcuni cortometraggi la Lucato, laureata in filosofia con una tesi sulla danza contemporanea, ha intervistato alcuni rifugiati in Germania ed insieme ai suoi danzatori ha realizzato un documentario e una performance teatrale. Una voce fuori campo riassume alcune frasi che spiegano i motivi della fuga dal proprio paese e il dolore della separazione dal proprio mondo. I danzatori in scena danno vita a gesti, sguardi, incontri, scontri che richiamano il senso di alienazione, di malinconia, di estraniamento di chi è costretto a lasciare la propria casa. Il loro lavoro è coordinato dalla regia della Lucato ma è decisamente originale e frutto di improvvisazione con la certezza di assistere, in ogni performance, a qualcosa di diverso. Ognuno con la sua sensibilità sottolinea una ricerca dell’essenzialità e del movimento personale ed individuale, malinconico e straniato Nicola Campanelli, dolente e introverso Liat Benattis, energico ed ossessivo Roberta Ricci, dinamico e magnetico quello di Ana Cotorè che sembra superare ogni legge di gravità. In ciascuno si ritrova una voce, un’emozione che si trascrive con il corpo e con una fisicità non artificiale, ma vera. Poiché ognuno dei componenti di Connecting Fingers è a sua volta un artista che ha scelto il viaggio e la ricerca di altro, sebbene per motivi ben diversi da un rifugiato, sembra in loro evidente l’identificazione con chi si sente salvo, ma sempre straniero.
Roberta Albano