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Scoprirsi nudi, riscoprirsi altro: ecco Zoé. Digital edition

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Zoé. Digital edition di Luna Cenere. Foto di Antonio Ficai.
Zoé. Digital edition di Luna Cenere. Foto di Antonio Ficai.

PESARO –  Mercoledì 24 febbraio, al Teatro Rossini di Pesaro, è andato in scena Zoé. Digital edition di Luna Cenere: un “nuovo” debutto per la coreografa campana. Rigorosamente virgolettato perché nuovi sono lo strumento e il contesto in cui Luna Cenere ha dovuto creare. Il resto è storia recente di una ricerca portata avanti da due anni e più, intitolata Genealogia e leggibile qui (https://www.lunacenere.com/genealogia-research-project/).

Zoé. Digital edition: micro-corpi e macro-corpi

Cinque corpi nudi in scena, diversi e simili: addirittura spesso uguali. Corpi che spesso sono uno, altrettanto spesso sono altro. Cinque corpi che disegnano con la danza sulla scena mille nuovi corpi, oscillando lungo la relazione dicotomica tra il particolare e il generale. In questi spazi evocativi tracciati dal disegno coreografico di Luna Cenere sulle musiche di Gerard Valverde Ros e Mika Vainio, si abbassano i fiati dello spettatore, chiamato ad ascoltare e osservare, permeato nella sua stessa casa da una dimensione altra.

Tale dimensione è fatta di corpi che rinnovano continuamente sé stessi in nuove forme. Non a caso il piccolo e il grande divengono qualcosa di astratto che la coreografa manipola. E le riesce. Quei corpi incastrati che si liberano in un grande respiro, esalato come l’ultimo e natale come il primo, sono solo l’inizio di un’evoluzione distopica dei corpi.

Zoé. Digital edition: occhi digitali e nudità intelligenti

Gattonare e deambulare, tappe cruciali dello sviluppo evolutivo dell’uomo, introducono quindi lo spettatore in una lente espositiva dove un braccio diviene una gamba sottile oltre il suo limite estensivo, le mani un bocciolo di fiore, il sedere una testa o il confine acefalo di un corpo decomposto ma pienamente in sé. Il suono degli uccelli, accompagnato dalle mani che divengono tali uscendo da un immaginifico nido corporeo, irradia le luci fredde che ambientano, tra alti e bassi, l’intera performance. In queste insenature compositive vive l’atto evocativo della proposta di Luna Cenere.

La prossimità, la sospensione, la relazione, la bellezza e la delicatezza dei gesti sono l’elogio della lentezza, il deus ex machina di un corpo che si ricolloca, che si riappropria di sé e del suo “valore incondizionato“, per usare le parole della coreografa (qui la sua intervista integrale https://www.campadidanza.it/la-neopremiata-luna-cenere-in-scena-con-la-prima-di-zoe-digital-edition.html). Un ritorno allo stato primordiale che nel tentativo di riportare all’umanità più profonda e spoglia, utilizza sapientemente lo strumento digitale. Ecco che nell’occhio dello spettatore si confonde lo spazio con il tempo; e la danza si rivela, timida e intima.

Zoé. Digital edition: conclusioni

Spero che queste emozioni di cui parlo possano abitare il nostro spazio domestico, lasciare una traccia e suggerire nuove prospettive“. Queste le parole di Luna Cenere rilasciate a Campadidanza qualche giorno prima di andare in scena. Alcune delle emozioni di cui parla sono quelle che sopra descrivono la proposta artistica di Luna Cenere, intrisa tanto di complessità quanto di semplicità.

Quella traccia di cui parla è stata probabilmente lasciata, almeno questa è la mia visione. La speranza è che l’abbiano colta tutti coloro che hanno visto lo spettacolo andato in scena per la rassegna AMATo teatro a casa tua! Atto Secondo, promossa da Comune di Pesaro e AMAT e realizzata nell’ambito di Residenze Marche Spettacolo, un progetto promosso da MiBACTRegione MarcheAMATComune di Pesaro e Consorzio Marche Spettacolo.

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Danzatore, docente di danza e chinesiologo. Opera come performer e giovane autore in Borderline Danza di Claudio Malangone e collabora come danza-educatore con enti e associazioni. Attivo nel campo della ricerca pedagogico-didattica, porta avanti un'indagine sui vantaggi della danza come dispositivo di adattamento cognitivo e sociale.