Lupoli
Sara Lupoli in "Rosarosaerosae". Foto di Didier Philispart

NAPOLI – Inquietante e ipnotico al tempo stesso, lo spettacolo multimediale Rosarosaerosae – la pelle delle immagini di e con Sara Lupoli conquista il pubblico del Piccolo Bellini, sabato 21 gennaio.

Sara Lupoli, impassibile, paziente, in penombra già siede in scena mentre gli spettatori riempiono la sala del Piccolo Bellini. C’è un clima di festa in platea: danzatori, coreografi e lavoratori dello spettacolo sono giunti per ammirare la versione conclusiva del lavoro della collega.
Un lavoro che fonde danza, cinema, suono, luci, costumi dando vita a una riflessione sull’identità della donna, sul suo ruolo nella famiglia e nella società. Uno spettacolo multimediale che si avvale di due schermi mobili – fatti di veli e abiti da sposa – e di innumerevoli proiezioni per moltiplicare la figura della Lupoli sulla scena, ingrandirla, rimpicciolirla. La danzatrice si muove ora in sincrono coi suoi doppi, ora ne anticipa le mosse o le rallenta. Esplorando così i contorni della propria figura e delle sagome dei suoi alter ego che si stagliano a volte direttamente sul suo corpo.

Indagare il ruolo della donna

In questa versione definitiva di Rosarosaerosae la Lupoli presenta una riflessione più matura sull’essere donna, che parte da una ricerca personale per ampliarsi a un discorso più generale. Durante il corso dello spettacolo numerosi sono i video sottoposti allo sguardo del pubblico: video di donne comuni, casalinghe, madri occupate in gesti quotidiani, nella cura della prole. Non manca l’aspetto erotico: la donna come oggetto del desiderio, con la sua carica sensuale.
Lo spettacolo si conclude con un ultimo numero scenografico, una danza con un elaborato collage di indumenti convenzionalmente femminili – gonna, corsetto – illuminato da luci fluorescenti. Degna evoluzione di un espediente scenico che era presente sin dal primo studio.

Scenografia e costumi, infatti, appaiono semplificati rispetto alla prima versione, a favore di una funzione drammaturgica più efficace. Molto apprezzata la colonna sonora che si caratterizza, più che per musiche vere e proprie, per l’uso di suoni e rumori a volte anche stridenti. Voci femminili si rincorrono sulla scena, ninnananne distorte accompagnano la danza della Lupoli. Movimenti energici, densi, plastici che ipnotizzano lo spettatore tanto quanto lo sguardo della danzatrice.

Calorosi gli applausi del pubblico al termine di Rosarosaerosae: gli spettatori soddisfatti hanno continuato a battere le mani anche quando la scena era ormai vuota.

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