Riceviamo e pubblichiamo da Claudia Origoni

Incontro Roberto Zappalà fondatore della Compagnia Zappalà Danza e di Scenario Pubblico nel foyer del teatro Vascello, in occasione di Romeo e Giulietta1.1 spettacolo che arriva per la prima volta a Roma in occasione della prima edizione del Festival Internazionale di Danza Contemporanea  FuoriProgramma organizzato in collaborazione  con L’European Dance Alliance di Valentina Marini  dal 9 al 26 luglio 2017.

 Lei è in Tour con – Romeo e Giulietta 1.1 rivisitazione dello spettacolo del 2006,  perché a Roma solo adesso?

 Romeo e Giulietta 1. 1 arriva a Roma dopo numerose rappresentazioni, molte più di quante fatte nella prima edizione del 2006, forse perché lo spettacolo  è più maturo o forse perché lo è il mio nome. Molto spesso ci invitano, ma i budget delle manifestazioni sono limitati, e non ci permettono di spostarci facilmente dalla Sicilia. Sarebbe bello venire più spesso a Roma, come a Milano. Il pubblico quando non ti vede con frequenza ti dimentica. E questo è un rischio che noi siciliani corriamo continuamente.

Invece in una città come Catania è più facile mantenere la frequenza?

Sicuramente come Teatro Nazionale di Produzione della Danza siamo riusciti a creare pubblico e continuità. E non solo siamo riusciti a creare un luogo di aggregazione, un luogo che la gente riconosce come luogo della danza. E questo è importantissimo.

E Favara?

Tutto è nato da Andrea Bartoli, questo notaio geniale che un giorno mi ha detto ”dobbiamo  trovare un luogo adatto …ho un progetto pazzo da proporti “… e poi dopo avermi portato  a  Favara  mi ha spiegato la sua idea. ”Se mi dai questa palazzina” gli detto,  lo faccio….” Ed è andata così, Andrea ci ha donato un piccolo immobile di 3 vani  e noi di Scenario Pubblico lo abbiamo restaurato e lo facciamo vivere con le Nanoperformance.  Nano perché piccole e realizzate all’interno di uno spazio 3×3, poco più di un ascensore:  1 artista  e 1 spettatore. Uno spettacolo face to face, della durata di 5 minuti e con un costo del biglietto che varia da 1 a 2 euro.  L’anno scorso la gente è impazzita per questa iniziativa.

A Catania invece abbiamo fatto un lavoro diverso. Si sentiva il bisogno di un luogo dove fare danza non colta e abbiamo trovato terreno fertile. La nostra sede è attaccata al Bellini nella sede dei  magazzini  delle scenografie del teatro, nessuno ne aveva visto le potenzialità, riuscire a guardare la città con altri occhi a volte indica opportunità.

Parliamo del linguaggio MoDem, movimento democratico?

MoDem, acronimo di movimento democratico, è il linguaggio che la nostra compagnia ha sviluppato in oltre 25 anni di creazioni.
MoDem è un linguaggio basato su criteri, legati a flussi, a controlli, a esplorazioni articolari e muscolari, che il corpo quotidianamente esercita attraverso una metodologia che tende anche a favorire la contaminazione fra gli esponenti del gruppo di lavoro. Le giunture e le varie sezioni del corpo vengono isolate ed elaborate con un lavoro che noi chiamiamo esegesi e che ha il compito di manifestare tutte le infinite possibilità di escursione che gli arti possiedono al loro interno o verso l’esterno e che possono essere esplorate, inventate e moltiplicate  di giorno in giorno.
Le sezioni lavorative danno spazio a diverse attitudini, quelle professionali con MoDem Pro, ma anche quelle amatoriali con MoDem Amatori, una sezione, questa, presa in seria considerazione. Nell’idea di danza di Zappalà infatti, il rapporto tra pubblico e compagnia non è legato unicamente alla visione dello spettacolo ma passa anche dalla partecipazione diretta alle attività fisiche legate alle nostre pratiche creative.
Con il Collettivo MoDem l’obiettivo è di dare vita ad un gruppo di giovani danzatori, creativamente autonomo rispetto alla Compagnia Zappalà. Un esperimento che ci sta dando molte soddisfazioni

 Il suo prossimo lavoro?

Andrà in scena a novembre con  24 preludi di Chopin, opera che ho fatto nel 2007, poi seguirà la NONA , Agata e molti altri …

La vedremo a Roma?

Mi piacerebbe moltissimo tornare a Roma e soprattutto al Teatro Vascello, luogo ormai che si identifica con la danza contemporanea. ma i problemi  sono sempre i fondi .

Il suo Romeo e Giulietta  è famoso  per l’approfondimento del concetto di sfocatura e distanza “ci sentiamo sfocati quando percepiamo che la distanza tra noi e il mondo, tra noi e l’amato non è quella giusta, quando siamo o ci sentiamo troppo vicini o troppo lontani “. Lei come artista e come Uomo  quale sfocatura vive?

No, non ho sfocature. Mi ritrovo nell’adesso e nell’oggi  e guardo al futuro in modo  molto positivo .

Da quando siamo diventati Centro di Produzione della Danza il mio compito non si può fermare alla mia sola creatività, quindi sento vivo l’impegno e la responsabilità che il riconoscimento del Ministero ci ha assegnato, da qui la volontà  e il dovere di migliorare la danza nel mio territorio e in generale, con iI progetto  Residenze e il bando ACASA  2018 /2020 residenze a progetto  per 25  coreografi per tre anni. E poi c’è MoDem,

 

Movimento Democratico, Scenario Pubblico, sembra un manifesto politico…

Non facciamo politica, ma come ogni artista che si rispetti nelle nostre opere c’è tanto sociale, c’è tanta religione, ci sono emigranti e non solo.  Ogni artista che vive il proprio territorio, come facciamo noi, in un certo modo fa politica …

Perché scegliere la Sicilia invece di New York?

Io non riuscirei a fare a meno della Sicilia, (nonostante i miei 100 voli  l’anno all’estero)  non c’è luogo migliore per esprimermi. L’ho scelto per lavorare, ci sono ritornato e me lo sono ripreso.

Rispetto all’edizione del 2006 questa edizione del Romeo e Giulietta 1.1 propone delle novità, nonostante dieci anni di crisi mondiale, l’11 settembre, il terrorismo, i migranti, la perdita di lavoro e il futuro incerto per i nostri giovani,  lei riesce a essere positivo: Romeo e Giulietta non muoiono …

Non muoiono perché io credo nella vita , ho capito che per quanto fosse sfocata quella coppia di adolescenti, valeva la pena di farla vivere trovare una possibilità, una soluzione. Stefano Tomassini ha scritto un  libro su questo Romeo e Giulietta1.1 studiando tutti i temi della nuova edizione   e ci siamo confrontati sui cambiamenti che non è detto saranno presenti nella ripresa delle altre opere, è un modo personale per rileggere il passato per ritrovare un futuro.

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