Ph. Héctor Riveros

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BERLINO – Domenica 21 luglio, presso il Radialsystem V, nell’ambito di Plataforma Berlin 2019, festival diretto e curato della coreografa e danzatrice colombiana Martha Hincapié Charry, è andato in scena Requiem for an Alcaravan – ritual de desagravio a los putos del mundo dell’artista messicano Lukas Avendaño. 

Quando inizia la musica, mentre l’attenzione e lo sguardo di tutti sono puntati sul palco ancora buio, una creatura fiabesca, vestita con un abito tradizionale del suo villaggio Oaxaqueño e dei fiori in mano, attraversa la platea con un passo lento e rituale, per guadagnare il centro della scena.

Sollevato il velo che cadeva davanti al viso, un volto di uomo truccato da donna, rivolge il suo sguardo coraggioso e fiero verso il pubblico.

Si tratta di un Muxe, un maschio di una delle società indigene dell’istmo di Tehuantepec, che sin dalla nascita viene educato e allevato come fosse una femmina.

Nelle comunità zapoteche i Muxe vengono considerati come un terzo genere, non subiscono comportamenti omofobici come accade agli omosessuali e nella gerarchia sociale hanno un ruolo di rispetto.

Se, quindi, l’appartenenza a questo terzo genere può essere considerata una condizione di privilegio, non mancano complicazioni fuori – com’è facile immaginare – ma anche dentro la loro comunità d’origine.

Con la conquista del Messico da parte degli spagnoli, infatti, il cattolicesimo ha sovrapposto la propria morale e i propri riti all’autoctona cultura zapoteca facendo sì, per esempio, che durante le celebrazioni e le feste tradizionali religiose si riaffermino i ruoli uomo/donna tipici della cultura patriarcale e maschilista cattolica, che non lascia spazio ai Muxe, ai quali, in contraddizione con la loro identità sociale, non è consentito ballare o ricoprire i ruoli femminili che solitamente rivestono. 

In Requiem for an Alcaravan, Lukas Avendaño vive ed esprime liberamente e senza censure la sua personalità, danzando tutti i balli tradizionali folclorici  femminili e raccontando in modo mai patetico la sua storia.

Bellissime le musiche, gli abiti, i colori e le atmosfere di una esibizione interpretata in modo coinvolgente e toccante dal suo carismatico protagonista.

Uno spettacolo che vuole dare visibilità e dignità a questa realtà invisibile, non solo messicana, ma diffusa in tante altre parti del mondo e in altri contesti storico politici.

Ph. Héctor Riveros

On Sunday 21th of July, Mexican artist Lukas Avendaño performed Requiem for an Alcaravan – ritual de desagravio a los putos del mundo at Radialsystem for Plataforma Berlin 2019, the festival directed and curated by Colombian choreographer and dancer Martha Hincapié Charry.

When the music started, the audience’s attention and gaze were on the still dark stage. But then a fairytale-like creature with flowers in their hand, wearing traditional Oaxaqueño dress, crossed the stalls with slow and ritualized steps, gaining center stage.

A veil covered the performer’s hidden visage, and upon lifting, appeared a man’s face made up like a woman’s. The face was brave and proud as it gazed toward the crowd.

This was Lukas Avendaño, a Muxe, a male from an indigenous society of the isthmus of Tehuantepec, who had been educated and raised as a female since birth.

In the Zapotec communities, Muxes are considered a third gender. They do not experience the same homophobic attitudes that homosexuals experience, and in the social hierarchy they occupy a respectful role.

Therefore, if belonging to this third gender can be considered a privileged condition, then there is no lack of complication both inside and outside their community of origin, as is easy to imagine.

With the conquest of Mexico by the Spaniards, Catholicism superimposed its own morality and rites on the autochthonous Zapotec culture. During celebrations and traditional religious festivals in which typical, patriarchal, and male-dominated Catholic culture gender roles are reaffirmed, there is no room, or place, for Muxes. In contrast with their social identity, Muxes are not allowed to dance or perform the female roles they usually play.

However, in Requiem for an Alcaravan, Avendaño lives and expresses his personality freely and without censorship, dancing as the traditional folk female dances and telling his story in an authentic, unsentimental way. His charismatic performance had beautiful music, clothes, and colors, and the exhibitions atmosphere was engaging and moving.

Avendaño’s show seeks to give visibility and dignity to the invisible reality experienced by many non-traditional, non-binary people who are not only Mexicans, but live all over the world, in a variety of historical and political contexts.

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Danzatore per la Compagnia di danza contemporanea “Connecting Fingers”, di base a Berlino, dove collabora con coreografi e direttori artistici di fama internazionale. E’ inoltre istruttore di Pilates.