SALERNO (SA) – Il 1 febbraio 2020 è andata in scena al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, la prima di “Otello” di William Shakespeare, con la regia di Francesco Petti, disegno luci di Virna Prescenzo, scenografia di Francesco Maria Sommaripa, costumi di Paolo Vitale, maschere di Alberto Ferraro, musiche originali di Francesco Petti e Carlo Roselli. Una produzione della Compagnia del Giullare con un cast artistico formato da Annalaura Mauriello, Carlo Roselli e Andrea Bloise.

Corpi fermi e composti, uno di fronte all’altro, occhi che non si perdono, piuttosto si scrutano e divorano distanze. Nel mentre, la mano sinistra dell’uno che taglia, incide e firma, la destra dell’altro: un’azione – rito su cui si annodano sacro e profano, fedeltà e tradimento, in un tragico gioco di morte. Otello di Francesco Petti è una storia di inganno, gelosia e morte, in una reinterpretazione ricca di velleità che proliferano nelle crepe di un sentimento forte, a tal punto da essere debole, fragile, caduco, in grado quindi di dissiparsi e arretrare nell’arrogante ascesa del dubbio. E allora quel “taglio”, diviene il metronomo che sancisce le fasi del più tragico dei giochi: prima è verità – amore tra il “moro” e Desdemona, poi è inganno – tradimento tra Otello e Iago, infine è saluto di morte tra un logorato Otello e una passiva Desdemona. “Gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano”, dice Iago, e la bramosità fatta di agguato e finzione che si nasconde dietro queste parole, basta affinché “il dubbio possa agire nel sangue”. Quello che scorre nelle vene di Carlo Roselli, Otello di Francesco Petti, genera gesti, cadute, corse, fermate e volture, un’irrequieta verità che non riesce a spegnersi in un corpo contratto, stitico, dove una mano rigida e tremolante che scorre lentamente dal capo allo stomaco in un vortice verso il basso, a tradimento dichiarato, è in realtà lo specchio riflesso e deformato del più estremo atto di violenza nei confronti della donna che ha amato Otello più di sé stessa: Desdemona, interpretata da Annalaura Mauriello con dolcezza, compostezza e potenza, una miscela generatrice di apparente stabilità nel corpo, in totale opposizione con la vigorosa sfrontatezza dei contratti muscoli di Otello, ma che rende merito ad una delle poche verità probabilmente uscite dalla bocca di Iago, “l’onestà porta ingiuria”.  Iago, manipolatore e falso amico, si narra nel corpo snello di Andrea Bloise, efferato ossimoro se paragonato alla maligna obesità delle parole che egli studia, sceglie, organizza e infine usa, riuscendo nel suo intento: convincere Otello dell’inganno mossogli da Desdemona e Cassio, suo luogotenente e un tempo fidato amico. “L’onestà è nascondere una cosa fatta, non scegliere di non farla.”, dice Iago, e mai dichiarazione fu più testimone di una patologica proiezione del sé nelle gesta incompiute di un’altra persona, odiata, invidiata, mai digerita e per questo da eliminare. Diviene dunque chiaro per l’occhio e per il cuore dello spettatore, quanto l’amore vesta di fragilità e si frammenti sotto i colpi di insicurezze e debolezze: parti molli su cui il “game master” di questo tragico gioco sceglie di agire.

Luigi Aruta

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Danzatore, docente di danza e chinesiologo. Opera come performer e giovane autore in Borderline Danza di Claudio Malangone e collabora come danza-educatore con enti e associazioni. Attivo nel campo della ricerca pedagogico-didattica, porta avanti un'indagine sui vantaggi della danza come dispositivo di adattamento cognitivo e sociale.