8 maggio 2016, Teatro Galleria Toledo, Napoli. In occasione della XIV edizione di Second Hand, rassegna della danza contemporanea organizzata da Movimento Danza, è andato in scena Il canto di Orfeo: Armonico, produzione della compagnia BorderlineDanza di Claudio Malangone. 

Orfeo, mitico cantore, perde la sua sposa Euridice. Incapace di rassegnarsi all’eterna assenza dell’amata , l’eroe compie un viaggio negli Inferi per chiedere in pegno Euridice agli Dei dell’abisso, o di unirli nuovamente nella morte. Gli Dei, commossi dal canto di Orfeo, gli concederanno di condurre la donna nel regno dei vivi a patto che egli non le volga mai lo sguardo prima di aver lasciato l’Oltretomba.

La vista, la possibilità di un riconoscimento immediato, è ciò di cui Orfeo viene privato; agli spettatori viene imposto un limite simile: Orfeo ed Euridice vengono privati di una connotazione generica univoca, essendo interpretati da due uomini, ai quali non viene assegnato specificatamente un ruolo. Sono gli spettatori a dover cogliere la sfumatura che caratterizza i personaggi: Orfeo ed Euridice, Orfeo e Orfeo, Euridice ed Euridice.

Due corpi di schiena, nudi. Due anime di una altra dimensione che si materializzano nel mondo reale, vestendosi. La gestualità quotidiana si trasforma in una sequenza danzata, ricombinando, traslando spazialmente ed esasperando gli elementi motori della vestizione; i protagonisti sembrano desiderare un incontro, che non si verifica direttamente. L’insidia della mancanza, l’assenza del ritrovarsi vengono comunicate attraverso movimenti vorticosi, esasperati, ricorrendo inoltre al flusso libero.

L’impossibilità di identificare univocamente i personaggi diventa prepotente durante il momento del canto, in cui i danzatori recitano un passo del mito, tratto dalle Georgiche di Virgilio: i protagonisti si trasformano repentinamente agli occhi del pubblico.

Dopo essersi spogliati dell’universo materiale, Orfeo ed Euridice compiono il loro cammino: è il momento più poetico dell’opera. Il viaggio verso la soglia dell’abisso si avvolge di sacralità; i tempi sono dilatati, il duetto è composto da interazioni gravi e allo stesso tempo morbide. L’energia è tutta interna ai due personaggi, che si osservano seppure privi dello sguardo. I due protagonisti si incontrano, interagiscono prima cautamente, poi sempre più d’impatto, volgendosi lo sguardo; come nel mito il patto viene rotto. Si perdono Orfeo ed Euridice; le mani, spasmodiche, non si cercano più, i corpi sono tormentati dal dolore.

Ricco di di corrispondenze artistiche è il video, che accompagna il Canto di Orfeo: clip visive che rimandando all’eredità dell’arte greca e alle illustrazioni della Divina Commedia.

 

Crediti:

Regia e coreografia di Claudio Malangone

Danzatori/Autori: Luigi Aruta, Antonio Formisano

Video: Checco Petrone

Disegno luci: Francesco Ferrigno

 

 

 

 

 

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