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Il giovane artista Marco Chenevier (classe 1983), interprete, coreografo e regista della Compagnia del Teatro Instabile di Aosta fin dal 2005, sarà a Napoli dal 9 al 12 aprile per diffondere il suo metodo coreografico. Attuerà, infatti, uno scambio con il pubblico e gli artisti napoletani sul modo di utilizzare il corpo nella danza sia attraverso un laboratorio di teatro fisico che terrà presso il centro coreografico Körper, sia proponendo la visione di due spettacoli da lui realizzati presso il teatro Galleria Toledo.

Il laboratorio sarà una ricerca verso “il corpo disponibile”, un corpo che, attraverso esercizi e gesti semplici e quotidiani, è chiamato a riscoprire tutto ciò che permea l’anima, allo stato fisico ed emotivo. Verranno praticati alcuni esercizi propedeutici all’ascolto, alla gestione dello spazio, all’uso della voce e del corpo. Il pavimento diventerà un partner fondamentale e per l’efficacia dell’azione nello spazio tutto il corpo sarà abituato ad essere pronto e disponibile. Ogni parte di esso potrà essere sfruttata per spostarsi. Il corpo, così, diventerà non più simulatore o evocatore ma realmente “attuante”.

«La consapevolezza di sé, del proprio corpo quale canale osmotico, permeabile agli stimoli esterni e completamente disponibile a far passare tutto ciò che l’anima dispone, è una ricerca che dura tutta una vita» dice Chenevier nella presentazione dello stage. Il corpo dovrà arrivare ad eliminare gli orpelli estetici per riscoprirsi vero ed onesto, sviluppare così un nuovo senso del movimento che proviene dal centro, dal “bacino”, luogo teatrale della volontà e del desiderio, laddove “le periferie” (mani e piedi) sono solo dei rafforzamenti che permettono al movimento di attuarsi con maggiore efficacia possibile. Il corpo, dunque, sarà chiamato a liberarsi delle oppressioni sociali o razionali di cui spesso è vittima per riscoprire lo stato delle passioni e dei desideri.

Dal 9 al 10 aprile, Marco sarà in scena sul palco di Galleria Toledo con “Quintetto” (regia e messinscena di Marco Chenevier e Smeralda Capizzi,
coreografia ed interpretazione di Marco Chenevier, con il sostegno del MIBAC,
Assessorato Istruzione e Cultura Regione Valle d’Aosta,
in collaborazione con Körper), un concept incentrato sull’ “essenzializzazione” della partitura, sull’eliminazione del superfluo e sulla ricerca dell’essenza del corpo e dell’arte. Così inizia “Quintetto”: un solo attore, quattro fari sulla scena, il mixer luci ed audio vuoti. Il quintetto che apriva lo spettacolo di repertorio del TIDA “Montalcini tanz”, uno spettacolo del 2009 sulle connessioni tra arte e scienza e dedicato alla ricercatrice premio Nobel Rita Levi Montalcini, che dovrebbe andare in scena, non può essere realizzato come previsto a causa dei tagli ai finanziamenti teatrali, per cui ci sarà un solo interprete che riproporrà l’atmosfera dell’opera iniziale, riscoprendo ancora una volta la verità della continua trasformazione della vita.

Dall’ 11 al 12 aprile ci sarà invece “La scelta-beati pauperes in spiritu- Eckhart Project” (drammaturgia, regia e coreografia di Marco Chenevier, con il sostegno del MIBAC,
Assessorato Istruzione e Cultura Regione Valle d’Aosta,
in collaborazione con Körper). Il performer, ingabbiato nella realizzazione di uno spettacolo su Meister Eckhart, si rende conto della difficoltà dell’operazione quando ha accettato l’incarico. La ricerca dell’interiorità, secondo il mistico domenicano del XIV secolo, dev’essere perseguita nella dissoluzione dell’egoità, nella solitudine interiore, distaccato dalla volontà dalla memoria, dai sensi e dal giudizio. Con atteggiamento intellettuale e analitico, il performer ne riprende i fondamenti; tenta di tradurne almeno uno in  spettacolo di danza. Nell’autocensura dei tentativi, l’analisi si perde dentro la vana ricerca di un’idea drammaturgica che pare continuamente fallire. Il malessere e le riflessioni sono condivise con il pubblico in modo leggero, in una parziale frattura del codice. Il ragionamento, esausto, porta il performer a chiedersi se non sia sbagliato il processo in sé. La chiave di volta potrebbe essere domandarsi quale sia il senso di Eckhart oggi e se l’accusa di eresia che subì sette secoli fa non palesi il confitto atavico tra potere e interiorità. La costruzione scenica rivela la scrittura della drammaturgia stessa, filo conduttore che lega quadri, coreografe e scene. La vita del mistico e la ricerca del distacco s’intrecciano con la riflessione sul ruolo dell’arte nella società odierna e sui modelli di propaganda del consumismo. Oggi Eckhart verrebbe tacciato di eresia non più dalla Chiesa, ma dal Mercato.

Non resta che affrettarsi a reperire i biglietti presso il teatro Galleria Toledo ed a prenotarsi per lo stage presso il centro coreografico Körper in Via Vannella Gaetani, 27 (Piazza Vittoria) che comincerà giovedì 9 aprile alle ore 11.30. Si consiglia di telefonare anticipatamente per confermare la propria partecipazione.

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