ROMA – La danza torna protagonista al Teatro di Roma con G R A N D I  P I A N U R E, vetrina sulla coreografia dedicata agli spazi sconfinati della danza contemporanea, che dal 7 giugno al 4 luglio, con ripresa dal 9 settembre all’11 novembre, accoglie nomi d’eccellenza e giovani coreografi/artisti sui palcoscenici di Argentina, India, Torlonia e Angelo Mai.

Un progetto che stempera i confini di una “rassegna/evento” amplificandone la portata in termini di spazi, con una geografia di luoghi diversificata, e di tempo, con una programmazione a largo raggio. Tra le novità: l’apertura a uno dei luoghi più significativi della cultura romana, come l’Angelo Mai, e l’affidamento della direzione artistica, per i prossimi tre anni, ad un nuovo curatore, Michele Di Stefano, coreografo, performer e fondatore del gruppo mk, compagnia di punta della danza contemporanea.

Già nel titolo G R A N D I  P I A N U R E suggerisce l’ampiezza di visioni e vedute che la rassegna promuove, all’insegna dell’innovazione e della multidisciplinarietà, attraverso un ventaglio di artisti, scritture coreografiche, opere e nuovi formati, in dialogo con i diversi linguaggi della scena: teatro, musica, performance, arti visive. Una tessitura in danza, corpi e idee in movimento, per questa quarta edizione che conta 32 creazioni e 28 tra coreografi, compagnie e artisti, protagonisti affermati e talenti della scena internazionale e nazionale, come Jerome Bel, Marco Berrettini, Jonathan Burrows, Matteo Fargion, Fabrizio Favale, Cristina Kristal Rizzo, Jone San Martin, Marina Giovannini, Cesare Pietroiusti..

Creazioni che non sono solo punti di arrivo, ma indagini in corso, con fondamento la ricerca corporea che insiste sulla capacità della danza di stimolare il dibattito sulla contemporaneità. «Se il corpo è la vera misura di ogni confine, la postura corporea può cambiare da sola la nostra capacità di guardare il mondo – afferma Michele Di StefanoA perdita d’occhio: all’ampiezza di sguardo e alla temerarietà del pensiero coreografico ci affidiamo per proiettare la figura umana nella vastità ventosa del paesaggio contemporaneo

Apre Tropici, tre giornate dedicate alla creazione artistica, dal 7 al 9 giugno all’Angelo Mai, un contenitore interdisciplinare e improntato sulla complicità del pubblico che coabita lo spazio della performance e accoglie un modo affastellato e incandescente di presentazione di spettacoli, happening, set musicali e proiezioni, progetti compiuti e creazioni estemporanee. La generosità reciproca tra artista e spettatore genera un ambiente condiviso e permeabile, il cui tratto distintivo è la capacità di produrre un atteggiamento corporeo aperto alla ricerca di nuovi posizionamenti in chi agisce e in chi guarda. Tra gli artisti: Industria Indipendente, Simona Bertozzi, Camilla Monga, Cesare Pietroiusti, Massimiliano Balduzzi, Dehors/Audela, Pavel und Pawel, Laagam, Isabella Mongelli, Dewey Dell, Annamaria Ajmone, Marina Giovannini, Palm Wine, Konstellar, Filippo Riniolo, Daniele Albanese, Sigourney, Maria Anastassiou, Jone San Martin, Kinkaleri/Jacopo Benassi, Paola Stella Minni & Konstantinos Rizos, Defa/Bluemotion, Mandaakhai Daansuren.

 

Si prosegue il 23 giugno al Teatro Argentina con la prima nazionale di Fabrizio Favale e la sua Compagnia Le Supplici in scena con Circeo, un lavoro coreografico che ha appena debuttato con successo al Theatre Nationale di Chaillot a Parigi. È una danza vicina alle origini, complessa ma cangiante, declinata in circolarità elementari e sinuosi arabeschi, tra velocità e lentezza, distanze e approssimazioni.

La rassegna si sposta al Teatro India con due proposte firmate dal coreografo inglese Jonathan Burrows e dal compositore Matteo Fargion, che mancavano a Roma da ben vent’anni nonostante il loro lavoro sia regolarmente programmato in tutto il mondo: primo appuntamento il 3 luglio con BOTH SITTING DUET/BODY NOT FIT FOR PURPOSE, una composizione musicale per il corpo su una partitura basata sul pezzo For John Cage di Morton Feldman, un viaggio che esplora la zona interstiziale tra musica e coreografia. Mentre il 4 luglio una performance carica di humor sulla natura della comunicazione con il pubblico, SPEAKING DANCE, che indaga sulla percezione del rapporto tra musica e danza, e sui confini tra i due mondi.

Si ritorna il 9 e il 10 settembre al Teatro Argentina con uno dei protagonisti indiscussi della scena contemporanea, Jerome Bel, con Gala, un vero e prorpio evento che coinvolge artisti e pubblico, già a partire dal processo della sua costruzione scenica, una coproduzione Short Theatre, Grandi Pianure, Teatro di Roma. Un invito alla cittadinanza a costruire insieme al coreografo un meccanismo spettacolare che rifletta sui sistemi di comunicazione e sugli archetipi della convenzione rappresentativa.

L’8 novembre il Teatro India ospita il fortunatissimo iFeel2, spettacolo più celebre del coreografo italo-tedesco Marco Berrettini, una disputa filosofica in forma di battaglia danzata. Dopo iFeel (2009), dove regnava la collera della società moderna, e Sì, Viaggiare (2010), dove era tentata una comunione tra agli esseri, iFeel2 mostra le mutazioni, le evoluzioni e le metamorfosi dell’individuo nella società.

Chiude la rassegna l’11 novembre al Teatro Argentina V N Serenade di Cristina Kristal Rizzo,  già fondatrice di Kinkaleri e qui ospite nella sua più recente veste di coreografa per questa produzione che, attraverso due opere di Schonberg e Cajikovski, affronta il rapporto tra danza e composizione musicale. Un raffinato gioco di movimento per dieci interpreti che in scena emancipano le potenzialità espressive del corpo. In cui è l’istinto del corpo nell’ascolto musicale a disegnare il gesto artistico.

G R A N D I  P I A N U R E come chiave di lettura della complessità del presente, anche attraverso il coinvolgimento del pubblico. Infatti, tra le situazioni più emblematiche, da segnalare l’articolazione di un lavoro specifico sul ritmo andato in scena il 17 maggio al Teatro di Villa Torlonia, dopo un seminario con un gruppo di danzatori selezionati a Roma da Claudia Castellucci, nome di grande rilievo nell’assunzione di una innovatività di metodo ed esito in ambito coreografico.

 

Letizia Gioia Monda

 

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