E’ apprezzabile che il sesto appuntamento della rassegna “Grande Teatro” per la XIII stagione del Carlo Gesualdo sia stato dedicato al balletto classico. L’arte della danza va promossa attraverso generi che si diversificano nella tecnica e nello stile per coinvolgere
un pubblico di appassionati che, ci auguriamo, diventi sempre più numeroso.
“Lo Schiaccianoci”, in particolare, è uno dei più significativi capolavori ottocenteschi nato dalla fortunata collaborazione fra tre insigni personalità dell’epoca: il compositore P.I. Ciaikovskij, il maître de ballet Marius Petipa che ne ideò la struttura drammaturgica e il suo collaboratore Lev Ivanov che, in quella occasione, fu l’artefice della coreografia.
Dal debutto nel 1982, il balletto conserva ancora il fascino originario
nonostante le innumerevoli edizioni e rivisitazioni succedutesi nel corso della storia.
In questa versione portata in scena al Gesualdo di Avellino dal Balletto di Mosca, diretto da Elik Melikov, troviamo una impostazione tradizionale in cui l’amore immaginario fra Masha e il suo Ideale Principe-Schiaccianoci viene narrata con i toni di una fiaba.
La coreografia originale rielaborata da Valery Kovtun ha proposto con garbo, nel I atto, le danze di gruppo della Festa di Natale mentre ,l’effetto spettacolare della battaglia tra lo Schiaccianoci e l’esercito dei Topi è stato in parte attenuato da costumi e supporti scenografici essenziali.
L’orchestra composta da maestri e allievi del Conservatorio Domenico Cimarosa ha accompagnato un corpo di ballo tecnicamente omogeneo.
Il rigore stilistico e la solida preparazione accademica della compagnia, formata da artisti provenienti dal Bolshoi, dal Kirov e dai teatri di Kiev e Odessa, si è rivela al meglio nel II atto del balletto. Cinque coppie hanno interpretano con successo i diversi colori delle danze nazionali del divertissement del Paese dei Dolci: il carattere spagnolo della Danza del Cioccolato, la sensualità della Danza del Caffè ,la velocità della Danza Cinese del Tè, la gioia della Danza Russa,la delicatezza della Pastorale (quest’ultima di solito è danzata da due ballerine e un ballerino). Le coppie hanno arricchito il disegno coreografico del Valzer dei Fiori che ha introdotto il famoso pas de deux finale nel quale il pubblico ha potuto ammirare l’eleganza della Fata Confetto unita alla tecnica brillante e alla convincente presenza scenica del Principe-Schiaccianoci.

Marina Magurno

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